trapianti

Aumentano le donazioni di organi e i trapianti in Italia. Secondo i dati del Centro nazionale trapianti (Cnt), nel 2022 il numero complessivo di trapianti è stato di 3.887, quasi 100 in più rispetto al 2021 (+2,5%). Anche nel 2023 i dati sono positivi.

A guidare la classifica delle regioni ci sono il Piemonte e la Valle d’Aosta. Qui, nei primi nove mesi del 2023 sono stati effettuati 227 trapianti di rene, 145 di fegato, 23 di cuore, 22 di polmone e 5 di pancreas. E i numeri continuano a crescere.

L’esempio di Piemonte e Valle D’Aosta

«In Piemonte sono stati superati complessivamente i 6mila trapianti di rene. Stiamo per raggiungere il traguardo di 4mila trapianti di fegato, e più di 1.200 tra trapianti di cuore e di polmoni», fa sapere Antonio Amoroso, Direttore del Centro regionale trapianti della Regione Piemonte e direttore del Dipartimento trapianti della Città della Salute e della Scienza di Torino. Continua: «Un lavoro costante che portiamo avanti dal 1981. Il nostro è stato, infatti, il primo Centro Trapianti a fornire diagnosi e consulenza genetica in Italia. Continuiamo a rappresentare un punto di riferimento nazionale, in particolare per i trapianti di fegato e reni».

Antonio Amoroso è intervenuto nel corso di un evento online dedicato all’importanza della donazione di organi, tessuti e cellule staminali, organizzato da OMaR – Osservatorio malattie rare. Una occasione per parlare con pazienti, clinici e istituzioni, della delicata fase post-operatoria e della prevenzione e gestione delle infezioni opportunistiche come il Citomegalovirus.

Trapianti, troppe disparità tra le regioni

Il modello Piemonte è molto efficiente. Ma non è così su tutto il territorio nazionale. Le disparità tra regione e regione sono rilevanti. A segnalarlo sono spesso le associazioni di pazienti. «Sappiamo tutti quanto è importante promuovere la cultura del dono. Una maggiore disponibilità di organi, tessuti e cellule staminali può garantire a un numero superiore di persone l’accesso a questo percorso salvavita e in tempi più brevi», ha dichiarato la senatrice Elisa Pirro dell’Intergruppo parlamentare donazione e trapianto di organi, tessuti e cellule.

Ha aggiunto: «Esistono differenze di trattamento e comportamento a livello regionale. Non c’è una regolamentazione univoca per l’accesso ai Centri trapianti. Questo può influenzare molto la scelta di chi richiede l’accesso alla lista. Quest’ultima, pur essendo parte di un sistema nazionale, prevede l’iscrizione presso un solo Centro Trapianti sul territorio, a libera scelta del paziente. La prima necessità da concretizzare è, quindi, garantire l’uniformità di accesso ai Centri Trapianti nell’intero Paese».

In Italia più di 8mila persone in attesa di trapianto

Attualmente in Italia i pazienti in lista d’attesa per un organo sono più di 8mila. Bisogna lavorare sugli aspetti organizzativi e di coordinamento, considerando la delicatezza di tutte le fasi del trapianto: dall’immissione in lista d’attesa al follow up del paziente, che deve essere strettamente monitorato dopo il trapianto per allontanare i rischi connessi al rigetto e alle infezioni.

«I pazienti trapiantati devono “rinunciare” all’efficienza completa del proprio sistema immunitario con la somministrazione di immunosoppressori. Questo con conseguente attento bilancio tra immunosoppressione e suscettibilità alle infezioni sia comuni che opportunistiche. Queste infezioni, che in persone sane non comporterebbero pericoli, per i trapiantati rappresentano la principale causa di morbilità e mortalità», ha spiegato Francesco De Rosa, responsabile infettivologia Presidio ospedaliero delle Molinette di Torino.

Citomegalovirus, un pericolo per i pazienti

Ha continuato: «Uno di questi pericoli è il Citomegalovirus, un virus appartenente alla famiglia degli Herpesviridae e molto comune. Una volta contratto, rimane nascosto e latente all’interno dell’organismo per tutta la vita. Ma può riattivarsi in caso di indebolimento del sistema immunitario, come appunto nel post-trapianto. Può anche essere acquisito con l’organo trapiantato. È opportuno fare prevenzione, ad esempio attraverso l’igiene personale. Ma anche formare una equipe di esperti capace di gestire le complicanze dovute all’infezione».

Trapianti, l’importanza del supporto psicologico

Fondamentale è anche tutelare il paziente dal punto di vista psicologico ed emotivo. «Il supporto non va garantito solo post-trapianto, ma anche prima e nella fase di degenza post-operatoria», ha detto Marco Borgogno, Presidente dell’Associazione italiana trapiantati di fegato.

«Inoltre, è necessario farlo tanto alla persona che dovrà subire il trapianto quanto all’intero nucleo familiare – ha aggiunto -. Bisogna sempre considerare la soggettività, la prevenzione e la cura del distress psichico di tutti coloro che sono coinvolti nel percorso trapiantologico. A partire dalla proposta di prelievo di organi, tessuti o midollo, anche nel caso di tumori, senza tralasciare l’assistenza ai familiari dei donatori deceduti».