Negli ultimi decenni, i tamponi femminili hanno rivoluzionato la gestione del ciclo mestruale, offrendo una valida alternativa ai tradizionali assorbenti grazie alla loro maggiore discrezione e comodità. Introdotti per la prima volta negli anni ’30 e ampiamente diffusi dagli anni ’70, sono oggi una scelta molto popolare tra le donne. Tuttavia, recenti studi hanno sollevato preoccupazioni sulla loro sicurezza, poiché è stata rilevata la presenza di metalli pesanti potenzialmente tossici, con possibili implicazioni sulla salute a lungo termine

I tamponi: una rivoluzione nella gestione mestruale e le nuove preoccupazioni per la salute

Recenti studi hanno rilevato la presenza di metalli pesanti potenzialmente tossici nei tamponi femminili

L’invenzione degli assorbenti interni risale agli anni ’30, quando il dottor Earle Haas brevettò il primo tampone femminile dotato di applicatore, noto con il nome “Tampax“. Il prodotto fu commercializzato per la prima volta nel 1936 dalla Kimberly-Clark, e rappresentò una svolta per le donne.

Negli anni ’70, i tamponi interni si diffusero ampiamente, grazie a campagne pubblicitarie che ne esaltavano i vantaggi in termini di comfort, igiene e praticità rispetto agli assorbenti esterni. Promettevano una “protezione invisibile” che consentiva alle donne di praticare sport, nuotare e svolgere altre attività quotidiane senza le limitazioni tipiche degli assorbenti tradizionali, come un minore rischio di fuoriuscite.

Oltre i benefici anche i rischi 

Tuttavia, insieme ai loro benefici, sono emerse preoccupazioni riguardanti la salute, legate principalmente a due aspetti: la sindrome da shock tossico (TSS) e la presenza di metalli pesanti nei materiali di produzione.

La sindrome da shock tossico

La TSS è stata una delle prime problematiche legate all’uso dei tamponi. Questa condizione, rara ma grave, associata all’utilizzo prolungato di questi prodotti, può provocare infezioni potenzialmente letali. È causata da una tossina rilasciata dai batteri Staphylococcus aureus, che può proliferare in ambienti ad alta capacità di assorbimento. Oltre alla sindrome da shock tossico, recenti studi hanno rilevato la presenza di metalli pesanti nei prodotti per l’igiene intima femminile. Cosa che ha sollevato nuovi interrogativi sulla loro sicurezza a lungo termine.

Tamponi e metalli pesanti

Un’analisi condotta su tamponi di diverse marche, disponibili in Stati Uniti e Regno Unito, ha rilevato tracce di metalli tossici come arsenico, cadmio, cobalto, cromo, piombo e zinco. Questi, notoriamente dannosi per la salute umana, sono stati individuati in concentrazioni variabili. Il che ha causato preoccupazioni sia tra la comunità scientifica sia tra le consumatrici.

Anna Pollack, esperta di salute globale al George Mason University College of Public Health, in Virginia, ha spiegato che la presenza di tali metalli nei tamponi solleva dubbi importanti. Come finiscono questi elementi nei prodotti mestruali e quali rischi concreti possono comportare per la salute delle donne?

Il processo di produzione e la contaminazione

La contaminazione da metalli pesanti nei tamponi può avvenire sia durante la fase di coltivazione del cotone sia durante la lavorazione industriale. Nel primo caso, i metalli pesanti possono penetrare e accumularsi nella fibra attraverso l’uso di pesticidi, fertilizzanti contaminati o a causa di terreni inquinati. Una volta raccolto, il cotone contiene pertanto tracce di sostanze tossiche.

Successivamente, durante la lavorazione industriale, ulteriori contaminanti possono essere introdotti. Il trattamento delle fibre, come lo sbiancamento o la sterilizzazione, comporta spesso l’uso di sostanze chimiche che possono contenere metalli. Le attrezzature utilizzate nella produzione, se non adeguatamente controllate, possono rilasciare metalli nel processo. Infine, i prodotti chimici utilizzati per migliorare l’aspetto o la qualità dei tamponi, come additivi o conservanti, possono contribuire a concentrare ulteriormente queste sostanze nocive nel prodotto finale.

Maria Cohut, co-conduttrice del podcast “In Conversation”, ha evidenziato i rischi associati: «La contaminazione dei tamponi con metalli pesanti è preoccupante, soprattutto considerando la loro applicazione interna. Questi metalli possono essere assorbiti attraverso le mucose vaginali, con potenziali effetti sulla salute nel lungo termine».

Implicazioni per la salute

L’esposizione regolare ai metalli pesanti può avere effetti nocivi sulla salute, tra cui problemi di fertilità, alterazioni endocrine e rischi per la salute riproduttiva. Tuttavia, la gravità di questi effetti dipende dalla concentrazione e dalla durata dell’esposizione. Pollack ha sottolineato: «È importante monitorare e ridurre l’esposizione a metalli tossici, specialmente in prodotti a contatto diretto con il corpo. La ricerca continua a essere cruciale per comprendere appieno i rischi associati».

Risposta delle consumatrici ed evoluzione del mercato

Le preoccupazioni relative alla contaminazione hanno spinto le consumatrici a cercare maggiore trasparenza sui materiali e sui processi utilizzati nella produzione dei tamponi. Di conseguenza, c’è una crescente domanda di prodotti mestruali più sicuri e naturali, come tamponi biologici che non contengano sostanze chimiche dannose. Di conseguenza, le aziende stanno rispondendo a queste preoccupazioni migliorando i loro processi di produzione e fornendo informazioni più chiare sui materiali utilizzati. Ma saranno davvero sicuri?

Tamponi organici: una soluzione sicura?

I tamponi organici utilizzano cotone coltivato senza pesticidi e senza trattamenti chimici, così da ridurre il rischio di contaminazione con metalli tossici. Tuttavia, anche questi non sono privi di rischi, e la qualità può variare tra i diversi marchi.

«Optare per tamponi organici può ridurre il rischio di esposizione a sostanze chimiche nocive – afferma Pollack – Tuttavia, è fondamentale che i consumatori facciano attenzione alla qualità e alla provenienza dei prodotti che scelgono».

Meglio allora i prodotti tradizionali?