“Il dolore della malattia mentale è qualcosa che ti urla dentro e non riesce a uscire. Il dolore che ti avvolge in manicomio a volte è solo un pretesto per una condanna più grande, una calunnia del destino, o forse un castigo di Dio”. Sono le parole che la poetessa Alda Merini, internata in un ospedale psichiatrico, utilizzava per descrivere la sua condizione.
Lo stigma come problema culturale
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La malattia mentale è uno dei temi più delicati e discussi nell’ambito della salute pubblica. Purtroppo la cattiva informazione ed i pregiudizi ne ostacolano la comprensione, l’accettazione e il trattamento delle persone che ne soffrono. Lo stigma ha conseguenze devastanti, non solo per la persona che ne è vittima, ma anche per la comunità e il sistema sanitario.
Chi è affetto da disturbi mentali spesso tende a sentirsi isolato, emarginato e colpevole.
Il tutto si aggiunge alla difficoltà di ottenere un lavoro e alla mancanza di supporto sociale.
In alcuni casi la paura di essere etichettati può portare anche a rifiutare le cure o a rivolgersi a degli specialisti.
Sebbene le società moderne abbiano compiuto passi significativi verso l’inclusione e la comprensione, il pregiudizio contro le persone con disturbi mentali persiste.
La scelta di celare la malattia mentale
In una puntata de “Le Iene”, Alba Parietti ha fatto sapere che sua madre ha nascosto la sua schizofrenia “per non diventare uno scarto della società e purtroppo oggi lo stigma della malattia mentale rimane immutato”.
Il caso della madre di Alba Parietti non è isolato: spesso anche per altri disturbi come la depressione, frequentemente si tende a non rivelare di prendere psicofarmaci.
Attivismo e azioni concrete verso il superamento del pregiudizio
In questo contesto, preziosa è l’esperienza del Tik Toker William, un ragazzo schizofrenico che ha deciso di condividere, sulla piattaforma cinese, quasi quotidianamente video della sua vita in una comunità.
Un manuale per superare i tabù e riconoscere il potere curativo degli psicofarmaci: perché se usati nel modo giusto, rappresentano una strada che conduce fuori dal buio.
Spesso nell’immaginario di molti, assumere psicofarmaci rappresenta un “punto di non ritorno”, ma è necessario smantellare questo falso mito.
Per abbattere questo schema, fondamentale è intervenire sull’educazione della popolazione attraverso il sistema scolastico ed i media.
La società deve essere sensibilizzata. I disturbi mentali non sono segni di debolezza o di mancanza di autocontrollo, ma malattie che, come altre condizioni fisiche, necessitano di trattamenti adeguati.
Una diagnosi di malattia mentale non deve essere percepita come una condanna a vita, ma come un’opportunità per ricevere cure e migliorare la propria qualità esistenziale. Le persone che soffrono di disturbi mentali hanno bisogno di un supporto adeguato, che vada oltre il trattamento farmacologico e che includa il sostegno psicologico, l’inclusione sociale e la promozione dell’autonomia.
A-head contro lo stigma
La psichiatra Stefania Calapai dirige il progetto AHEAD per la lotta allo stigma della malattia mentale. Attraverso convegni, mostre, iniziative orientate anche verso progetti culturali ed artistici è attiva in iniziative di educazione e sensibilizzazione.
L’urgenza è quella di promuovere un modello di psichiatria che si distacca dalla vecchia concezione di “cura” come puro intervento medico, spingendo per un approccio più integrato e olistico, che tiene conto anche degli aspetti psicologici, sociali e familiari.