Negli ultimi mesi, la crisi della medicina generale in Italia ha raggiunto livelli preoccupanti. È, così, emersa la crescente disaffezione dei giovani medici verso la professione di medico di famiglia. Sono, infatti, sempre meno i medici di famiglia e la tenuta del SSN corre seri rischi.

L’allarme proviene da Luciano Congiu, Segretario Regionale Sardegna Sindacato Medici Italiani (SMI).

Numerosi bandi sono andati deserti o hanno registrato una partecipazione significativamente inferiore rispetto alle posizioni disponibili. Si registra, pertanto, un trend preoccupante per il futuro dell’assistenza primaria nel Paese.

Bandi disertati a partire dal concorso nazionale 2024

La drammatica situazione in cui versa il Sistema Sanitario Nazionale si evince chiaramente dai bandi disertati a partire dal concorso nazionale 2024.

«Su 2.623 borse di studio disponibili per la formazione in medicina generale – afferma Congiune hanno assegnato solo 2.240, lasciando vacanti 383 posizioni. In alcune regioni, come Lombardia e Veneto, c’è stato un marcato disinteresse, con punte di oltre il 40% di borse non assegnate. In Sardegna, nell’ultimo corso di formazione, a fronte di 84 borse disponibili, solo 64 domande sono state presentate e 43 candidati hanno accettato. Evidenziando, così, una carenza significativa di interesse verso la professione in una regione già afflitta dalla mancanza di circa 400 medici di famiglia.

Medici di famiglia, disinteresse verso la professione

In Lombardia, al test per accedere al triennio di formazione in medicina generale, su 566 candidati previsti, si sono presentati solo 278. Ovvero, meno della metà, indicando così un disinteresse crescente verso la professione nella regione.

In Toscana il bando per l’accesso al corso triennale di formazione in medicina generale 2024/2027 ha registrato un tasso di adesione molto basso. Su 200 borse disponibili, solo 120 sono state assegnate, lasciando scoperte 80 posizioni, pari al 40% del totale.

«In Campania – continua Congiule graduatorie provvisorie per l’anno 2024 evidenziano una partecipazione inferiore rispetto alle posizioni disponibili, con numerose borse di studio rimaste vacanti. In Abruzzo, nel 2025, la provincia di Chieti ha registrato 57 posti vacanti per medici di famiglia, con bandi andati deserti. Un solo medico ha accettato l’incarico, migliaia di cittadini sono rimasti senza assistenza».

Il nuovo Ruolo Unico di Assistenza Primaria

Il nuovo Ruolo Unico di Assistenza Primaria, previsto dall’ACN 2024 e approvato dalla Conferenza Stato-Regioni impone ai medici un’organizzazione rigida e insostenibile. Li costringe a svolgere contemporaneamente medicina di famiglia e continuità assistenziale, senza possibilità di scelta e ignorando carichi di lavoro, competenze specifiche e vita personale.

Questa riforma ha ulteriormente diminuito l’attrattiva della professione, già compromessa da carichi di lavoro eccessivi. Molti medici superano il limite normativo di 1.500 assistiti, con punte del 71% in regioni come la Lombardia.

La burocrazia è, inoltre, opprimente. Il 50% del tempo lavorativo dei medici è dedicato alla compilazione di moduli e documentazione, riducendo il tempo disponibile per l’assistenza ai pazienti. Le condizioni economiche sono sfavorevoli. La professione è, difatti, percepita come meno remunerativa rispetto ad altre specializzazioni, con stipendi erosi all’inflazione e costi crescenti per la gestione degli studi medici.

Il nuovo Ruolo Unico è una delle cause dell’abbandono dalla professione dei giovani medici.

La legge sul Ruolo Unico non affronta l’emergenza

La legge sul Ruolo Unico non affronta l’emergenza, ma propone una soluzione miope: obbligare i nuovi medici a farsi carico di un modello già in crisi. Ignorando, dunque, i profondi cambiamenti sociali, demografici e tecnologici degli ultimi decenni.

«Oggi – prosegue Congiula medicina generale è schiacciata tra l’aumento delle richieste, la burocrazia crescente e un riconoscimento economico e professionale inadeguato. In questo contesto, anziché rendere la professione più attrattiva e sostenibile per le nuove generazioni, si impongono vincoli che rischiano di svuotare del tutto il sistema. Da considerare, poi, che andranno in pensione, con la carenza attuale, oltre 5.500 professionisti».

Medici di famiglia, fermare la fuga dalla medicina generale

Urge un riconoscimento da parte del Governo e delle Regioni della gravità della situazione. Urge anche l’adozione di misure concrete per rendere la professione di medico di famiglia nuovamente attrattiva, garantendo condizioni lavorative sostenibili.

Fondamentale, altresì, una formazione specialistica riconosciuta, ma soprattutto deve essere abolita al più presto l’obbligatorietà (appena introdotta) del ruolo unico e dei massimali.

«Solo così potemmo scongiurare l’attuale fuga dalla Medicina Generale da parte dei medici.  Solo così potremmo salvare il Sistema Sanitario italiano», conclude Congiu.