Il Semaglutide è un farmaco agonista del recettore del GLP-1, utilizzato come antidiabetico e per il trattamento dell’obesità, un problema di salute che, stando agli ultimi dati dell’OMS, affligge circa un miliardo di persone nel mondo. Un nuovo studio ha scoperto i suoi potenziali benefici anche nella cura dell’HIV

Infezione da HIV, obesità e Semaglutide

Effetti del Semaglutide sull’obesità e HIV sono stati esposti nel corso della Conferenza sui Retrovirus e le infezioni opportunistiche

Semaglutide e dintorni. Durante la “Conferenza sui Retrovirus e le Infezioni Opportunistiche” tenutasi a Denver, in Colorado (dal 3 al 6 marzo 2024), i ricercatori del Centers for AIDS Research Network of Integrated Clinical Systems, un gruppo di cliniche per l’HIV negli Stati Uniti, hanno presentato i risultati di un’analisi condotta su 222 persone in cura per l’HIV.

Ebbene, lo studio suggerisce che il farmaco Semaglutide potrebbe non solo aiutare le persone con HIV a perdere peso, ma anche a ridurre alcune condizioni associate all’accumulo di grasso, comuni nelle persone infette dal virus.

Nello specifico, si è osservato un calo ponderale medio di 6,5 chilogrammi in circa un anno, equivalente al 5,7% del peso corporeo iniziale.

Uno studio pionieristico sul semaglutide

Jordan Lake, un esperto in malattie infettive dell’Health Science Center dell’Università del Texas a Houston, e il suo team hanno intrapreso uno studio pionieristico. Hanno valutato l’efficacia di un’iniezione settimanale di semaglutide per circa sei mesi nelle persone con HIV e malattia epatica steatosica associata a disfunzione metabolica.

Risultato? Hanno dimostrato che il 29% dei partecipanti ha ottenuto una risoluzione completa della malattia epatica. Lake ha sottolineato l’importanza di questa scoperta, definendo la riduzione del grasso epatico “clinicamente significativa“, soprattutto considerando il breve periodo di tempo in cui è stata osservata.

I benefici sono stati confermati anche da Daniel Lee, medico del San Diego Medical Center dell’Università della California.

Lee ha fatto presente che nella sua clinica, specializzata nel trattamento di persone con complicazioni metaboliche legate alle terapie per l’HIV, circa il 20% dei pazienti sta già assumendo Semaglutide o altri farmaci della stessa classe.

«Per la maggior parte, abbiamo avuto ottime esperienze con questi farmaci», afferma. Ma, finora, pochi studi hanno esaminato l’effetto dei farmaci anti-obesità di successo sulle persone con HIV.

Ma come mai le persone con HIV tendono a ingrassare?

Aumento di peso tra le persone con HIV: cause

L’incidenza sempre maggiore dell’obesità tra le persone affette da HIV può essere in parte attribuita all’uso di antiretrovirali. Sebbene efficaci nel controllare il virus, questa categoria di farmaci può infatti contribuire all’aumento di peso.

Obesità e HIV: i farmaci antiretrovirali tra le cause

Secondo Lake, le persone con HIV sono particolarmente vulnerabili alla steatosi epatica, comunemente nota come malattia del “fegato grasso”. Parliamo di una patologia progressiva, con decorso lento, che può portare allo sviluppo della cirrosi epatica.

In questo scenario, il Semaglutide emerge appunto come un’opzione innovativa. Commercializzato come Wegovy per l’obesità e Ozempic per il diabete, il farmaco imita un ormone chiamato peptide 1 simile al glucagone, che non solo aiuta a controllare i livelli di zucchero nel sangue, ma anche l’appetito. Ma c’è di più…

In uno studio precedente, i ricercatori avevano scoperto che il Semaglutide aiuta a ridurre il grasso addominale nelle persone con HIV e lipoipertrofia, riducendo anche un importante marcatore di infiammazione chiamato proteina C-reattiva.

Utile precisare che la lipoipertrofia è una condizione caratterizzata  dall’accumulo di grasso addominale, associata a un aumento dell’infiammazione del rischio cardiometabolico.

Occhio agli effetti collaterali

Nonostante il potenziale del Semaglutide nel domare l’infiammazione, il farmaco deve essere somministrato con una certa cautela. «Bisogna considerare anche i suoi effetti collaterali, come ad esempio la perdita muscolare, specialmente nei pazienti più anziani», puntualizza Lee. Ad ogni modo, la ricerca continua.

Fonti

Nature.com