I ricercatori microbiologi dell’Università Cattolica di Roma hanno studiato il microbiota dei malati di Sclerosi Laterale Amiotrofica (SLA). In un paziente, un uomo di 69 anni affetto da SLA, gli studiosi hanno isolato il Rummeliibacillus suwonensis, un batterio Gram positivo anaerobio. Ciò è avvenuto nell’ambito del primo studio clinico mondiale su modello umano che ha esaminato l’interazione tra microbiota intestinale, sistema immunitario e SLA.
La Sclerosi Laterale Amiotrofica è una grave malattia multisistemica, caratterizzata da una progressiva debolezza muscolare e da disfunzione cognitiva. «Il microbiota intestinale potrebbe essere coinvolto nella disfunzione dei linfociti T regolatori che, in pazienti con SLA, sarebbero una concausa di questa patologia multifattoriale. L’obiettivo futuro è cercare di rallentare la progressione della patologia agendo sulla modulazione del microbiota», dice Luca Masucci, ricercatore dell’Università Cattolica.
Il microbioma e il microbiota intestinale
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Il microbiota intestinale, definito fino a poco tempo fa “flora intestinale”, è l’insieme dei microrganismi, prevalentemente batteri, che vivono con l’intestino per regolarne le funzioni. Il microbioma è, invece, la totalità del patrimonio genetico posseduto dal microbiota, cioè i geni che quest’ultimo è in grado di esprimere. Spesso i due termini sono usati come sinonimi, ma non lo sono. Entrambi temono gli antibiotici, i quali da un lato impediscono il proliferare dei patogeni e lo sviluppo di malattie infettive. Dall’altro, però, compromettono la normale popolazione batterica che svolge un ruolo fondamentale nel mantenimento dello stato di salute dell’organismo ospitante.
Numerose le ricerche sul microbiota intestinale
L’importanza della scoperta si comprende meglio se si conosce il microbiota intestinale e le sue funzioni. Il microbiota è ormai considerato da molti un vero e proprio organo visto che le sue dimensioni superano i 3 Kg di peso. Nell’ultimo decennio, sono state fatte moltissime ricerche e pubblicazioni sul microbiota intestinale. Questo è «un ecosistema complesso composto da trilioni di microrganismi che sono cruciali per la salute umana», spiega Masucci. «Al momento abbiamo a disposizione due opzioni per esplorarne la complessità: la metagenomica e la colturomica. Quest’ultimo è un approccio che utilizza varie condizioni di coltura (giorni di incubazione, fattori di arricchimento della coltura e temperatura di crescita) e la successiva analisi dei componenti del microbioma, attraverso la spettrometria di massa ed eventualmente il loro sequenziamento».
Un protocollo di colturomica ha isolato il batterio
Il Rummeliibacillus suwonensis è stato isolato grazie ad uno speciale protocollo di colturomica messo a punto dai ricercatori. «Una evidenza che potrebbe aprire scenari molto interessanti», continua Masucci. «Questo batterio è stato precedentemente isolato in campioni ambientali. Riscontrare tali tipi di batteri “inusuali” consente di monitorare l’evoluzione e/o il passaggio di questi dall’ambiente all’uomo. E il loro possibile ruolo come concausa in disturbi intestinali o sistemici. Questo significa che, laddove le nostre ricerche dovessero concretizzarsi, si potrebbe valutare un trattamento rivolto a quei pazienti con SLA che presentino un’alterazione dei T-reg. E, potenzialmente, potrebbe essere in grado di rallentare la progressione della patologia».
Proseguono gli studi sul Rummeliibacillus suwonensis
Da circa sei anni, il gruppo del professor Masucci si dedica all’isolamento di ceppi batterici difficilmente coltivabili. Gli studiosi, tra cui i dottori Gianluca Quaranta, Giovanni Fancello e Alessandra Guarnaccia, hanno realizzato una “ceppoteca” di circa 400 diverse specie batteriche. Un approccio metodologico che consente di isolare ceppi batterici potenzialmente correlati a patologie intestinali o sistemiche, da sottoporre a successive valutazioni.
«Il Rummeliibacillus suwonensis non è stato al momento associato a quadri clinici. Ciò porrebbe le basi per futuri studi di relazione tra ospite e microrganismo, in un’ottica di “one health” e di medicina personalizzata». Ha così concluso Masucci, responsabile anche dell’UO di Diagnostica Molecolare e manipolazione di Microbiota del Dipartimento di Scienze di Laboratorio e Infettivologiche del Policlinico Gemelli.