Secondo le principali società scientifiche francesi, tablet e TV danneggiano lo sviluppo neurologico dei più piccoli. Attualmente la raccomandazione è di evitare gli schermi per i bambini sotto i 3 anni, che risulterebbe secondo gli esperti francesi inadeguata.
Un gruppo di importanti società scientifiche francesi ha lanciato un appello chiaro: vietare l’uso degli schermi ai bambini sotto i sei anni. Il messaggio è rivolto non solo alle famiglie, ma anche a insegnanti, educatori, operatori sanitari e decisori politici. Per gli studiosi, l’esposizione precoce a tablet, smartphone, televisori e altri dispositivi digitali rappresenta un rischio concreto e ormai documentato per la salute mentale e lo sviluppo intellettivo dei più piccoli.
Secondo il documento, pubblicato online e co-firmato da autorevoli enti come la Société française de pédiatrie e la Société de psychiatrie de l’enfant et de l’adolescent, il limite attuale indicato dalle autorità sanitarie — ovvero evitare gli schermi prima dei tre anni — è ormai obsoleto e inadeguato alla luce delle più recenti ricerche scientifiche. Serve un aggiornamento urgente delle raccomandazioni.
Perché gli schermi sono così pericolosi per i più piccoli?
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I motivi dell’allarme sono numerosi e supportati da una crescente quantità di evidenze scientifiche. Gli schermi, spiegano gli studiosi, interferiscono con lo sviluppo del cervello nei primi anni di vita, un periodo cruciale in cui si formano le basi del linguaggio, della motricità, dell’attenzione e delle competenze sociali. Il problema non è solo “cosa” viene mostrato, ma il mezzo stesso: anche i contenuti dichiaratamente educativi, secondo gli esperti, non sono adatti a un cervello in formazione.
Guardare uno schermo implica un’attività passiva, ripetitiva, che blocca le capacità esplorative e riduce le occasioni di interazione diretta con l’ambiente e con le persone. Questo può compromettere lo sviluppo della concentrazione, del linguaggio, dell’empatia e perfino della vista. Gli effetti negativi, aggiungono i firmatari, non si limitano al breve periodo: studi a lungo termine mostrano un legame tra l’esposizione precoce agli schermi e disturbi dell’apprendimento, ansia, irritabilità e difficoltà nelle relazioni sociali.
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L’appello francese a genitori e insegnanti
I firmatari dell’appello si rivolgono soprattutto ai genitori, spesso sottoposti a un’enorme pressione tra lavoro, impegni familiari e la tentazione o necessità di affidare ai dispositivi digitali una funzione di “baby-sitter”.
Ma l’appello si estende anche al mondo della scuola, alla sanità, alla politica. Serve un cambiamento culturale che riporti l’attenzione sui reali bisogni dei bambini nella fascia 0-6 anni. Essi sono principalmente legati al gioco libero, al movimento, all’interazione umana e alla scoperta del mondo reale, non virtuale.
L’appello fa eco a un’indagine precedente
L’iniziativa si inserisce nel solco tracciato già lo scorso anno dal rapporto “Enfants et écrans”, commissionato dal presidente francese Emmanuel Macron e curato da una commissione di esperti. Quel documento aveva già posto le basi per una riflessione profonda sul rapporto tra infanzia e tecnologie. Evidenziando così la necessità di un approccio prudente e guidato dalla scienza.
Le conseguenze dell’esposizione precoce agli schermi infatti sono concrete, misurabili e, in molti casi, durature.
Che cosa possiamo fare concretamente?
Il primo passo è essere consapevoli. Non si tratta di demonizzare la tecnologia in sé, ma di riconoscere che l’infanzia ha bisogno di esperienze reali, fisiche, relazionali. Per i genitori, questo significa riorganizzare tempi e spazi della vita quotidiana per ridurre al minimo l’uso degli schermi in presenza di bambini piccoli. Per le istituzioni, invece, è tempo di adottare linee guida più stringenti. Investire in formazione e proporre alternative valide, come la promozione della lettura, del gioco creativo e dell’educazione all’aria aperta.
È un impegno che riguarda tutti, perché il benessere cognitivo ed emotivo dei bambini di oggi determinerà la salute della società di domani.