«Noi professionisti siamo i primi a subire gli effetti distorsivi di un sistema non più in grado di garantire l’accesso alle cure. Ed è questo il motivo che siamo al fianco dei cittadini. Con il dovere civico di proseguire le nostre azioni di protesta nei prossimi mesi, portandola, se necessario, anche in sede di Parlamento Europeo». È quanto hanno denunciato i leader dei sindacati medici nel corso della giornata di sciopero indetta il 18 dicembre.
«Al netto dei rinnovi contrattuali in scadenza, ben al di sotto del tasso inflattivo, il vero finanziamento del Sistema Sanitario Nazionale è di 800 milioni. Saranno impegnati in interventi non strutturali, ma di ‘propaganda’ per far credere ai cittadini l’impegno del Governo a risolvere l’annosa questione dei tempi di attesa».
I medici contestano nella manovra la Legge di Bilancio 2024, il mantenimento del tetto alle assunzioni di nuovo personale e l’assenza di misure per stabilizzare i precari.
Sciopero dei medici, una manovra da bocciare
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«La manovra economica per il 2024 è l’ennesimo schiaffo al Servizio sanitario pubblico e ai suoi professionisti. Mortifica i principi della salvaguardia della sanità pubblica e del diritto alla tutela della salute, che continuano a non essere tra le priorità del Paese. Ciò a prescindere dal colore e dall’appartenenza politica di chi lo governa».
Nelle amare parole dei rappresentanti sindacali si condensano le motivazioni che hanno spinto i sanitari a scioperare. «Senza confronto e senza novità sostanziali sulle richieste alla base delle nostre mobilitazioni, nel mese di Gennaio 2024 proseguiremo con 48 ore di sciopero. Le date verranno comunicate non appena sentite la basi associative». Così Pierino Di Silverio, Segretario Nazionale Anaao Assomed; Guido Quici, Presidente Cimo-Fesmed e Antonio De Palma, Presidente Nursing Up.
Manca una seria politica di investimenti nel SSN
I numeri della fuga di medici, dirigenti sanitari, infermieri, ostetriche dalle corsie italiane in favore degli ospedali di altri paesi europei sono sempre più allarmanti.
«La mancanza di una seria politica di investimenti nel sistema sanitario e nel suo capitale umano non lascia alcuna speranza per il futuro. Un’emorragia che avvicina il Sistema Sanitario Nazionale al baratro verso cui la politica lo sta spingendo da anni. La differenza è che ora non c’è più tempo per salvarlo. Siamo a un punto di non ritorno», denunciano i leader sindacali.
«Le nostre richieste – continuano – rappresentano le legittime rivendicazioni delle categorie che rappresentiamo. Ma anche vere e proprie parole d’ordine che mirano a migliorare il sistema di cure nel suo complesso. Tenendo conto anche delle implicazioni che possono avere sui cittadini».
Fondi del PNRR, l’Italia non sa come utilizzarli
I luoghi di lavoro in cui i sanitari operano non rispondono spesso ai requisiti previsti, come è emerso dopo l’incendio all’ospedale di Tivoli. «L’incendio – proseguono i sindacalisti – ha fatto emergere lo stato di abbandono di molti ospedali. Quello della manutenzione delle infrastrutture è un ulteriore tassello di un puzzle che nessuno si prende cura di comporre. E dire che l’Italia ha a disposizione i fondi del PNRR per opere di ammodernamento, ma non sanno bene come utilizzarli».
«Siamo sempre più determinati – concludono Di Silverio, Quici e De Palma – a uscire dal vicolo cieco in cui la politica ci costringe da 20 anni. E siamo disposti a tutte le azioni sindacali per affermare la nostra dignità di professionisti e riprenderci la considerazione che meritiamo. Sappiamo di avere al nostro fianco milioni di italiani che alla sanità pubblica si rivolgono ogni giorno e che alla sanità pubblica non possono rinunciare».