L’operaio Rolando Cerri morì a causa dell’amianto nel 2016, all’età di 77 anni. La diagnosi fu per lui di mesotelioma, un tumore che colpisce il rivestimento degli organi interni; purtroppo questa malattia nella maggior parte dei casi ha una prognosi infausta. Il mesotelioma è strettamente legato all’esposizione all’amianto ed il rapporto causale è riconosciuto dallo Stato.
Il manutentore elettrico lavorava per Enel. Nelle scorse ore il Tribunale di Firenze ha condannato l’azienda a risarcire per oltre un milione di euro la moglie Giovanna e i figli Bernardo e Simone. La cifra esatta è di 904.325 euro, a cui si aggiungono gli interessi legali dalla data del decesso.
I familiari di Cerri, per portare avanti la loro battaglia, si erano rivolti all’avvocato Ezio Bonanni, presidente dell’Osservatorio Nazionale Amianto. “L’Enel ha sempre negato, anche durante il processo, sia l’esposizione all’amianto dell’uomo, sia l’esistenza del nesso di causalità tra il mesotelioma e l’ambiente di lavoro; oltre che la violazione degli obblighi relativi alla sicurezza sul lavoro” – si legge in una nota dell’ONA.
La storia di Rolando Cerri ricostruita in aula
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L’operaio morì di amianto a causa di una esposizione ventennale alla fibra killer sul posto di lavoro. La ricostruzione della sua storia in aula ha portato i giudici a riconoscere il legame tra l’esposizione all’amianto friabile e la malattia che non ha lasciato scampo all’operaio. Il mesotelioma infatti può avere una latenza anche di decenni prima di manifestarsi; e quando arriva la diagnosi troppo spesso è tardi. Lo stadio è già troppo avanzato e sono presenti metastasi.
“Sulla base di una accurata indagine investigativa, l’avv. Bonanni è riuscito a dimostrare che Cerri, manutentore elettrico per le centrali riunite Marzocco a Livorno, è stato esposto ad amianto nel reparto elettrico nel quale lavorava. Si occupava della manutenzione periodica delle turbine coibentate con amianto; quindi è stato a diretto contatto con la fibra killer, per vent’anni, dal 1966 al 1986. I testimoni hanno dichiarato anche che il materiale tendeva a sbriciolarsi e che nessuno dei lavoratori indossava mascherine protettive; non esisteva un impianto di aereazione, né c’erano aspiratori. Secondo i giudici l’Enel non è riuscita a dimostrare di aver posto in essere tutte le cautele necessarie per impedire il verificarsi del danno per cui, si legge in sentenza, si ritiene “dimostrata la sussistenza di un nesso causale tra le condotte omissive della convenuta (Enel, ndr), e la patologia che ha causato il decesso di Rolando Cerri”.
Mesotelioma e amianto: settore energia sorvegliato speciale
Il settore dell’energia è uno tra quelli a maggiore rischio di esposizione all’amianto. Risulta anche dal VII Rapporto ReNaM un elevato numero di casi di mesotelioma, ben 367. Questo dato però rappresenta, per l’ONA, soltanto “la punta dell’iceberg“. L’amianto infatti provoca anche altre malattie, tra le quali l’asbestosi, il tumore del polmone, della laringe, della faringe e degli organi del tratto gastro-intestinale come stomaco e colon retto.
“Giustizia è fatta – ha commentato l’avv. Bonanni – C’è da chiedersi le ragioni per le quali l’Enel si ostini a non risarcire il danno in caso di morti di amianto, tanto più quelli di mesotelioma per cui è stato istituito lo sportello di assistenza“.