Il sindacato dei medici CIMO disapprova la bozza del contratto collettivo nazionale dei medici. Dopo cinque mesi di trattativa, solo alcune richieste dei sindacati sono state accolte. La direzione che si intende dare alla contrattazione e al futuro dei medici dipendenti e del servizio sanitario pubblico è segnata.
Il problema è rappresentato dalle Regioni che attualmente soffrono di una grave carenza di personale sanitario, poiché tentano di dettare la linea. Al fine di garantire i servizi, le Regioni sono intenzionate ad aumentare il lavoro dei medici e a peggiorare le loro condizioni. Il risultato sminuirà la qualità delle cure e favorirà la fuga dagli ospedali verso il privato e le cooperative.
Il presidente del sindacato Guido Quici esprime il suo disappunto: «Chiedono di lavorare di più. E in condizioni peggiori, mettendo in pericolo la tutela della salute. La fuga dagli ospedali è un’emergenza nazionale. È così che si intende frenarla?».
CIMO: carenza medici ospedalieri è emergenza nazionale
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Il rinnovo del contratto dei medici fa discutere e scontenta le parti. Il sindacato CIMO si prepara alla mobilitazione e incontrerà i propri iscritti per far conoscere loro le implicazioni dell’ultima bozza del contratto collettivo nazionale.
«La nostra non è una mera rivendicazione di categoria, perché la sempre più evidente carenza di medici negli ospedali è un’emergenza nazionale. E mette in pericolo la tutela della salute dei cittadini», afferma Guido Quici. «Considerata l’unanime volontà politica di frenare, a parole, la fuga dagli ospedali, ci siamo illusi che il rinnovo del contratto potesse rappresentare uno strumento utile. Utile a rendere gli ospedali nuovamente attrattivi. L’attuale bozza invece va nella direzione contraria rispetto a quella prospettata dal ministro della Salute Orazio Schillaci. Questi più volte ha dichiarato di voler migliorare le condizioni di lavoro del personale sanitario, e a lui chiediamo un sostegno»
Nessun miglioramento per la vita dei medici
Il sindacato rileva che sebbene il testo sancisca la volontà di migliorare “l’armonizzazione della vita privata e familiare” dei medici, la realtà è ben diversa. «La nuova formulazione dell’orario di lavoro non elimina il rischio di dover lavorare senza limiti orari per il raggiungimento degli obiettivi aziendali», evidenzia il sindacato.
Per le ore eccedenti, è stata prevista una retribuzione attraverso il fondo di risultato che vale in media 3.000 euro l’anno. Pari, cioè, a 57 euro a settimana. «In concreto, nulla di diverso rispetto a quanto previsto dal testo vigente che ha svuotato gli ospedali. Basti pensare che per un turno di 12 ore un medico a gettone può guadagnare fino a 1.700 euro», continua CIMO. «L’eccessivo numero di guardie notturne e festive e di pronte disponibilità impedisce una reale continuità assistenziale. E penalizza la crescita professionale dei giovani medici, che rischiano di essere relegati a guardiani di posti letto».
Contratto dei medici: migliorare il testo
CIMO continuerà a partecipare alla trattativa con l’obiettivo di ottenere un miglioramento del testo. E per evitare alcuni rischi. Infatti, «viene introdotta la possibilità che un direttore di dipartimento possa delegare alcune delle proprie funzioni da primario ad un medico di un altro reparto. Questo determina il rischio che ad esempio alcuni compiti del primario di pneumologia siano affidati ad un gastroenterologo.
Viene poi istituito il servizio fuori sede. Un medico che lavora in un’azienda composta da diversi presidi potrà essere chiamato, senza alcun preavviso, a prestare la propria attività in uno di essi. Presidio che può essere distante anche decine di chilometri dalla propria sede di lavoro. Si introduce così la figura del medico itinerante», conclude CIMO.