Nasce in Italia il primo centro italiano di ricerca sulla biodiversità. Si tratta del National Biodiversity Future Center (NBFC), Centro Nazionale Biodiversità. Avrà il compito di conservare, ripristinare, monitorare e valorizzare la biodiversità italiana e mediterranea.
La presentazione del Centro si è tenuta ieri, in occasione della Giornata mondiale della Biodiversità, nella tenuta presidenziale di Castelporziano. L’evento si è tenuto in presenza e in diretta streaming, sia di mattina che di pomeriggio.
L’istituto è coordinato dal CNR– Consiglio Nazionale delle Ricerche ed ha la sua sede centrale a Palermo. Esso rappresenta un’azione concreta dall’Italia “per promuovere la gestione sostenibile della biodiversità, che svolge un ruolo cruciale nel funzionamento di tutti gli ecosistemi del Pianeta; ed è alla base della vita sulla Terra, con un impatto diretto sul benessere della collettività e del singolo” – si legge in una nota.
In Italia è concentrata una diversità biologica di 60mila specie animali, 10mila piante vascolari e oltre 130 ecosistemi (dati Ispra). La biodiversità italiana è infatti tra le più significative d’Europa.
“Il National Biodiversity Future Center contribuisce a monitorare, preservare e ripristinare gli ecosistemi terrestri, marini e urbani della Penisola e del Mediterraneo, aiutando a valorizzare la biodiversità e a renderla un elemento centrale su cui fondare lo sviluppo sostenibile“. Lo ha detto la presidente del Consiglio nazionale delle ricerche, Maria Chiara Carrozza, durante la presentazione. “Un’attività che assume quindi una rilevanza strategica nell’ottica di contribuire a raggiungere i traguardi dell’Agenda 2030 delle Nazioni Unite per lo sviluppo sostenibile; in particolare per quanto riguarda la riduzione della perdita di biodiversità e la conservazione, il ripristino e il corretto utilizzo degli ecosistemi“.
Ricerca sulla biodiversità, 2000 scienziati al lavoro
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Il Centro Nazionale Biodiversità è basato sul modello Hub & Spoke. A spiegarlo è stato il Presidente di NBFC, Luigi Fiorentino nel corso dell’evento di presentazione.
Si tratta quindi di “un sistema di gestione e sviluppo delle reti nel quale le connessioni si realizzano – usando per analogia un’espressione riferita alla ruota della bicicletta – dallo spoke (raggio) verso l’hub (perno centrale); e viceversa. Dall’hub centrale, con sede presso l’Università degli Studi di Palermo, si dipartono così 8 raggi (spoke) dedicati alle problematiche legate al mare, alla terra e acqua dolce, alle aree urbane e alle ricadute sulla società, ciascuno dei quali comprende diversi partner affiliati (università, enti pubblici di ricerca e società private). Ogni area di interesse prevede due nodi incaricati del monitoraggio dell’ambiente e dello studio di soluzioni, affidate al Cnr e alle più prestigiose Università italiane“.
Questa grande comunità scientifica metterà a sistema tutte le ricerche italiane sulla biodiversità e le istituzioni già impegnate sul territorio. Parliamo quindi di parchi, riserve naturali, aree marine protette, associazioni ambientaliste, comunità e reti locali. Esse saranno rese un obiettivo strategico del Paese e il loro lavoro lascerà in eredità, nel 2026, progetti autonomi che potranno andare avanti sulle loro gambe.
L’obiettivo principale è “intraprendere azioni concrete, efficaci e immediate per arrestare la perdita di biodiversità, contribuendo a perseguire l’obiettivo di proteggere il 30% del territorio italiano entro il 2030, come chiede l’Unione Europea e promuovendo, nella scienza e nella politica, i processi di conservazione, ripristino e valorizzazione nella biodiversità“.
Per questo progetto è previsto un finanziamento di 320 milioni di euro per tre anni, dal 2023 al 2025; i ricercatori coinvolti saranno 2000, di cui la metà sono donne.
Gli 8 spoke per mare, terra, città, impatto sociale
Sono otto gli spoke seguiti dal Centro Nazionale per la ricerca sulla biodiversità.
I primi due riguardano il Mare. Il primo porterà a mappatura e monitoraggio per preservare la biodiversità e il funzionamento dei sistemi marini; coordinano i proff. Gianluca Sarà, professore di Ecologia all’Università di Palermo, e Simonetta Fraschetti, prof.ssa di Ecologia alla Federico II di Napoli. Con lo spoke numero 2 si studieranno soluzioni per invertire la perdita di biodiversità marina e gestire le risorse marine in modo sostenibile; la direzione è affidata a Gian Marco Luna dell’Istituto per le risorse biologiche e le biotecnologie marine (Irbim) del Cnr, ed alla prof.ssa di Ecologia Mariachiara Chiantore, dell’Università di Genova.
Spoke 3 e 4 si occuperanno di Terra. Il terzo si occuperà di biodiversità terrestre e d’acqua dolce, con il coordinamento di Francesco Frati, professore di Zoologia a Siena, e Lorena Rebecchi, prof.ssa di Zoologia dell’Università di Modena e Reggio Emilia; il compito è valutare e monitorare la biodiversità terrestre e d’acqua dolce e la sua evoluzione: dalla tassonomia alla genomica e alla citizen science. Il quarto spoke è dedicato alle funzioni dell’ecosistema terrestre, ai servizi e alle soluzioni; la direzione è di Carlo Calfapietra, direttore dell’Istituto di ricerca sugli ecosistemi terrestri (Iret) del Cnr, e di Donatella Spano, prof.ssa di Scienze e tecnologie dei sistemi arborei e forestali a Sassari.
La ricerca sulla biodiversità più “vicina” a noi
Ambienti urbanizzati e Salute sono gli spoke 5 e 6. Il quinto studierà la biodiversità urbana con il coordinamento di Massimo Labra, professore di Biologia Vegetale alla Bicocca di Milano, e di Maria Chiara Pastore, direttrice scientifica di “Forestami” del Politecnico di Milano. Di biodiversità in relazione al benessere urbano, si occuperanno invece nel sesto spoke Danilo Porro, direttore dell’Istituto di bioimmagini e fisiologia molecolare (Ibfm) del Cnr, ed Hellas Cena, prorettore alla Terza Missione dell’Università di Pavia.
Comunicazione e Impatto sono i temi degli ultimi due spoke. Del settimo, impatto della biodiversità sulla società (comunicazione, educazione, impatto sociale e musei naturalistici), si occuperanno Telmo Pievani, professore di Filosofia delle Scienze biologiche a Padova, ed Isabella Saggio, prof.ssa di Terapia Genetica all’Università La Sapienza di Roma. L’ottavo spoke invece si concentrerà su innovazione aperta sulla biodiversità e allo sviluppo delle tecnologie abilitanti; il coordinamento è di Riccardo Coratella, responsabile dell’Unità di Valorizzazione della ricerca (Uvr) del Cnr, e Alberto Di Minin, professore di Economia e Gestione delle imprese della Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa.