Per decenni, il diabete mellito di tipo 2 è stato considerato una condanna cronica: una malattia da gestire, ma non da superare. Oggi questa visione sta cambiando radicalmente. Un numero crescente di studi clinici e l’esperienza pratica di specialisti in tutto il mondo confermano che la remissione del diabete non solo è possibile, ma può essere ottenuta anche con strumenti relativamente semplici, come una corretta alimentazione, la perdita di peso e il supporto di un team sanitario multidisciplinare.

Che cos’è la remissione del diabete di tipo 2

Il concetto di remissione del diabete è stato recentemente definito con maggiore precisione grazie a un consenso internazionale tra società scientifiche. Si parla di remissione quando i valori della glicemia tornano al di sotto della soglia diagnostica per il diabete e si mantengono tali per almeno tre mesi senza l’uso di farmaci ipoglicemizzanti. In altre parole, il paziente ritorna a una condizione metabolica non diabetica, pur continuando a essere considerato a rischio.

Non si tratta, quindi, di una “guarigione” in senso stretto, ma di una sospensione clinica dei sintomi, una tregua nella progressione della malattia che, se ben mantenuta, può durare anni.

La remissione spontanea, cioè senza alcun intervento terapeutico, è un evento raro (interessa meno del 2% della popolazione), ma in presenza di interventi mirati, soprattutto nei pazienti con diagnosi recente, diventa un obiettivo realizzabile.

Il ruolo centrale della perdita di peso

Il fattore determinante per raggiungere la remissione è il calo ponderale. Le evidenze scientifiche mostrano che ogni punto percentuale di peso corporeo perso aumenta di circa il 3% le probabilità di remissione. Questo dato trasforma il consiglio “perdi peso” da indicazione generica a strategia terapeutica quantificabile.

Qualsiasi trattamento – che si tratti di dieta, farmaci o chirurgia – funziona solo se porta a una riduzione del grasso corporeo, in particolare di quello viscerale. Il tessuto adiposo in eccesso, infatti, è responsabile della cosiddetta insulino-resistenza, cioè la difficoltà delle cellule a rispondere correttamente all’insulina. Riducendo il grasso, si riattiva il corretto funzionamento del metabolismo glucidico.

Dieta mediterranea o pasti liquidi: la flessibilità conta

Le modalità con cui si raggiunge il calo ponderale possono variare. Una delle novità più interessanti riguarda la flessibilità dell’approccio nutrizionale. Non è necessario seguire per forza regimi estremamente rigidi, come la dieta completamente liquida nota come soup and shake, basata sulla sostituzione completa dei pasti con zuppe e frullati. Anche una dieta ipocalorica tradizionale, come quella mediterranea, può dare ottimi risultati.

Lo sottolinea il dottor Domenico Tricò, specialista in medicina interna e nutrizione clinica: «Anche una parziale sostituzione dei pasti o l’adesione moderata a una dieta ipocalorica ben bilanciata possono portare benefici tangibili e duraturi».

Lo studio DiRECT: una svolta nella pratica clinica

Uno dei momenti decisivi nella comprensione della remissione del diabete è stato lo studio DiRECT, condotto nel Regno Unito. La ricerca ha coinvolto pazienti con diabete di tipo 2 di diagnosi recente e sovrappeso. Il protocollo era semplice ma rivoluzionario: tre mesi con pasti sostitutivi liquidi da 800 calorie al giorno, seguiti da una graduale reintroduzione del cibo solido.

I risultati hanno superato ogni aspettativa. Il 45% dei partecipanti è andato in remissione dopo un anno, e il 13% ha mantenuto lo stato di remissione anche dopo cinque anni. Un dato particolarmente incoraggiante è che il protocollo è stato gestito da medici di base, infermieri e dietisti con una formazione minima. Solo otto ore di aggiornamento.

Questo dimostra che la remissione non è un traguardo riservato a centri d’eccellenza, ma può essere realisticamente integrata nella medicina territoriale.

Lo studio ha ispirato programmi nazionali, come il Path to Remission Programme del Servizio Sanitario inglese. Questo ha ottenuto remissioni anche nel 27% dei casi, spesso utilizzando solo strumenti digitali come app e telemedicina.

Verso una rete di “Remission Clinic” anche in Italia

Alla luce dei risultati, la Società Italiana di Diabetologia (SID) propone di replicare il modello anche in Italia, all’interno del Servizio Sanitario Nazionale. L’idea è costruire un sistema progressivo per la remissione del diabete con tre livelli di trattamento. Modifiche dello stile di vita gestite da personale non medico, terapia farmacologica per i casi in cui la remissione non viene mantenuta e, solo nei casi più complessi, chirurgia metabolica.

Il progetto prevede l’attivazione di “Remission Clinic”, strutture dedicate e accessibili dove infermieri, dietisti e psicologi possano guidare i pazienti in un percorso di cambiamento sostenibile, con il supporto di tecnologie digitali per il monitoraggio a distanza.

Il vantaggio economico sarebbe notevole. La remissione porta a una riduzione fino al 50% della spesa farmaceutica, oltre a prevenire complicanze croniche e prolungare l’aspettativa di vita di circa sei anni.

La remissione come diritto, non come eccezione

Proporre la remissione come obiettivo sin dalla diagnosi non è solo una scelta clinica: è un cambiamento culturale. Significa offrire ai pazienti una motivazione concreta per prendersi cura di sé, un orizzonte terapeutico non più fondato solo sul controllo, ma sulla libertà.

Come ricorda Tricò, «remissione non significa guarigione definitiva, ma rallentamento del processo patologico e miglioramento della qualità della vita».