referendum

“Gira, gira girarivolta, dal bonus al malus”, la riflessione del direttore Ruggero Alcanterini qualche giorno prima del referendum sulla giustizia in Italia. Il quorum non è stato raggiunto, come spesso accade, ma come era ampiamente prevedibile in questo caso. E’ andato a votare soltanto il 20,8% degli aventi diritto.

“Ma insomma, ci tocca sempre la stessa storia. Sprovveduti? Incompetenti? Perversi, cinici o bari, il risultato è comunque lo stesso. Diciamo che si gioca al tanto peggio, tanto meglio, almeno per coloro che sperano e speculano sulle disgrazie di un mondo supino. Ma vi sembra possibile che alla vigilia di una consultazione elettorale con l’aggiunta di un referendum si liberino per l’ennesima volta “veline” e “mandati”, con tempismo da guinness?

Degrado sistematico del Paese

Vi sembra il caso che la Numero Uno del sistema monetario, responsabile dell’Euro, unica motivazione sostanziale che tiene insieme i pezzi della Comunità, sognata da Mazzini e Spinelli su ben altri nobili presupposti, provochi a man salva una perigliosa crisi di nervi, facendo schizzare lo spread al cielo e le borse all’inferno?

Mandare al mare gli elettori, piuttosto che affossare l’unico Governo che ci è rimasto, tra caos pandemico, complicata gestione del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza e guerra in Ucraina, non è proprio il massimo per far uscire il Paese dal degrado sistemico, in cui è piombato da trent’anni a questa parte e non è neppure il minimo. Il minimo?

Sì, perché per andar peggio si potrebbe fare ancora di più, riconsegnando la collettività alla sindrome del dubbio in un momento delicatissimo. Non abbiamo alternative, se non quella di renderci responsabilmente attivi, affinché la necessaria transizione etica si avvii e si compia. Diversamente finiremo per parlare di malus, piuttosto che di bonus, in attesa di un inesistente Godot“.

Il flop del referendum

Un referendum che è stato un enorme flop. A determinarlo sicuramente hanno inciso la difficoltà dei quesiti, ma anche la volontà di delegare ai cittadini decisioni che, forse, non spettano loro. Almeno questo è il pensiero di tanti.

La Lega, che insieme ai radicali ha portato avanti una dura campagna di informazione, ha ammesso la sconfitta già tre ore prima della chiusura dei seggi. Il partito ha ringraziato i cittadini che sono andati a votare e si è lamentato del fatto che le urne fossero aperte un solo giorno, del silenzio dei media e dei politici e anche di quanto avvenuto a Palermo.

Tanti presidenti dei seggi, infatti, in questa città non si sono presentati per l’apertura dei seggi ritardando di molto la possibilità di votare. Salvini ieri era addirittura fuori città. Un altro brutto colpo per lui.