INVESTIRE NELLA SALUTE DEGLI ANZIANI NON È SOLO UNA SCELTA ETICA, MA UNA STRATEGIA ECONOMICA. PIÙ PREVENZIONE E CURA A CASA SIGNIFICANO MENO RICOVERI, MENO SPESE E PIÙ AUTONOMIA.
Rapporto OCSE 2025 sull’invecchiamento
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Il mondo invecchia. Anche l’Italia, tra i Paesi più longevi dell’area OCSE, deve affrontare la sfida di una popolazione sempre più anziana, spesso non in buona salute. Il nuovo rapporto “The Economic Benefit of Promoting Healthy Ageing and Community Care”, pubblicato dall’OCSE, mette in evidenza un punto cruciale: vivere più a lungo non significa automaticamente vivere meglio.
Dal 2012 al 2023, l’aspettativa di vita a 60 anni è aumentata in media di un solo anno nei Paesi OCSE, ma non sempre in salute. Il divario tra aspettativa di vita e aspettativa di vita sana è cresciuto da 5,2 a 5,7 anni. In Italia, dove la longevità è tra le più alte del mondo, gli anni aggiuntivi sono spesso segnati da disabilità e malattie croniche.
Rapporto OCSE 2025: una popolazione più longeva ma meno attiva
L’OCSE individua nello stile di vita sedentario uno dei principali fattori di rischio. L’attività fisica regolare riduce fino al 38% l’incidenza delle cadute negli over 65 e contribuisce a mantenere memoria, equilibrio e autonomia. Eppure, nel 2019, solo una persona su quattro sopra i 65 anni rispettava le raccomandazioni dell’OMS di almeno 150 minuti di attività moderata a settimana.
In otto Paesi, tra cui Italia, Grecia e Portogallo, la quota scende addirittura sotto il 10%. In Nord Europa, invece, come in Svezia, Norvegia e Svizzera, arriva al 50%. Questa differenza spiega parte del divario tra chi invecchia in salute e chi invece accumula malattie croniche e disabilità.
Prevenzione e cura a casa: il doppio vantaggio
Il Rapporto OCSE quantifica per la prima volta i benefici economici della prevenzione e dell’assistenza domiciliare. Aumentare del 10% la spesa per la prevenzione riduce dello 0,9% la prevalenza di malattie croniche in cinque anni. Un risultato che, tradotto in cifre, significa migliaia di ricoveri e farmaci in meno.
Ancora più rilevante è l’impatto della cura a domicilio: destinare più risorse all’assistenza domiciliare riduce del 4,9% i costi complessivi dell’assistenza a lungo termine. Ogni euro investito in prevenzione, sottolinea il rapporto, produce un risparmio sostenibile nel medio periodo. È una logica di investimento, non di spesa: meno ospedalizzazioni, meno istituzionalizzazioni, più qualità della vita e continuità delle cure.
Rapporto OCSE 2025: case inadatte e servizi carenti
L’analisi OCSE evidenzia anche un problema infrastrutturale: le abitazioni non sono pronte all’invecchiamento. Solo il 20% degli anziani vive in case adattate alla mobilità ridotta, e appena il 5% dispone di rampe o soluzioni per le scale. In Italia, dove il patrimonio edilizio è in larga parte datato, questi numeri si traducono in isolamento, cadute domestiche e accesso limitato ai servizi.
A questo si aggiunge un sistema di assistenza domiciliare ancora debole. In oltre il 40% dei Paesi OCSE, Italia inclusa, ci sono limiti alle ore di assistenza disponibili e molte attività quotidiane – come fare la spesa o recarsi a una visita – non sono coperte dai fondi pubblici. Il risultato è che molte famiglie devono supplire con risorse proprie o rinunciare del tutto ai servizi.
Rapporto OCSE 2025: Nord Europa al Giappone
Alcuni Paesi mostrano che cambiare è possibile.
La Norvegia, con visite domiciliari preventive agli anziani, ha ridotto i ricoveri ospedalieri e i nuovi ingressi in strutture residenziali.
Il Giappone ha introdotto screening sanitari periodici nei centri diurni per individuare precocemente fragilità e malattie croniche.
I Paesi Bassi sperimentano forme abitative intergenerazionali, dove giovani e anziani condividono spazi e attività, con benefici sociali e sanitari.
Questi esempi dimostrano che prevenire costa meno che curare, e che l’integrazione tra sanità, sociale e urbanistica è la chiave per un invecchiamento sano e sostenibile.
L’Italia: eccellenze locali, ma ancora troppi ritardi
Il nostro Paese non parte da zero. Alcune Regioni hanno sviluppato reti di assistenza domiciliare integrate, con medici di comunità, infermieri di famiglia e servizi sociali collegati. Tuttavia, manca una visione nazionale coordinata. Le differenze territoriali restano forti: chi vive in città ha più possibilità di accedere a cure domiciliari rispetto a chi abita in zone rurali o interne.
L’OCSE invita l’Italia a individuare precocemente le fragilità, potenziare la prevenzione, rafforzare il legame tra sanitario e sociale e rendere le case e le città più accessibili. Tutti elementi già presenti nelle linee del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR), ma che necessitano di continuità e finanziamenti stabili.
I numeri chiave del Rapporto OCSE 2025
Indicatore | Media OCSE | Italia | Fonte |
---|---|---|---|
Aspettativa di vita a 60 anni (2023) | +1 anno rispetto al 2012 | +1,1 anni | OCSE 2025 |
Anni vissuti in cattiva salute dopo i 60 | 5,7 | 6 | OCSE 2025 |
Over 65 attivi fisicamente (150 min/settimana) | 25% | 9% | OMS/OCSE 2019 |
Case adattate alla mobilità ridotta | 20% | 18% | OCSE 2025 |
Riduzione costi LTC con +10% spesa domiciliare | -4,9% | -5% stimato | OCSE 2025 |
Prevenzione e domiciliarità: due pilastri della sostenibilità
Per l’OCSE, investire in prevenzione e domiciliarità è una strategia di sostenibilità sanitaria. Ridurre le malattie croniche significa meno ricoveri, meno farmaci e minore carico assistenziale. Ma significa anche una vita più dignitosa per milioni di persone.
Il modello proposto è quello di una sanità di prossimità, che accompagni l’anziano nel proprio contesto di vita, promuovendo autonomia e partecipazione. La prevenzione non riguarda solo le visite o le campagne di screening, ma anche la progettazione di quartieri accessibili, servizi di trasporto inclusivi e programmi di attività fisica adattata.
Un nuovo paradigma per il Servizio Sanitario Nazionale
In Italia, l’invecchiamento attivo è una sfida cruciale per la tenuta del Servizio Sanitario Nazionale. Gli over 65 rappresentano oggi quasi il 25% della popolazione, e saranno un terzo entro il 2050. Ignorare la prevenzione significa destinare risorse crescenti a cure ospedaliere e residenziali, spesso tardive e più costose.
Il messaggio dell’OCSE è chiaro: promuovere l’invecchiamento in salute non è un costo, è un investimento. Ogni euro speso in prevenzione produce ritorni sociali, economici e sanitari. L’Italia ha l’occasione di costruire un nuovo equilibrio tra ospedale e territorio, tra cura e autonomia, tra salute e qualità della vita.
FAQ
Cosa significa “invecchiamento in buona salute”?
Vivere più a lungo mantenendo autonomia, capacità fisica e relazioni sociali attive.
Quanto incide l’attività fisica?
Riduce del 38% il rischio di cadute e del 15% quello di disabilità temporanee negli over 65.
Perché la casa è così importante?
Ambienti adattati riducono incidenti e ricoveri. In Italia solo il 5% delle abitazioni dispone di rampe o ascensori adeguati.
Quanto si risparmia investendo nella domiciliarità?
Fino al 5% dei costi complessivi dell’assistenza a lungo termine in cinque anni.
Qual è la priorità per l’Italia?
Integrare prevenzione, assistenza domiciliare e politiche abitative in un’unica strategia di salute pubblica