Infermieri in Italia: sistema sotto pressione

Gli infermieri italiani sono sempre più al centro del dibattito pubblico e politico. Questo per una crisi strutturale che mette a rischio la tenuta del Servizio sanitario nazionale. L’Italia conta oggi solo 6,5 infermieri ogni 1.000 abitanti, un dato ben al di sotto della media europea (8,4 per mille), e distante anni luce da Paesi come Finlandia (14) e Germania (12). Una situazione che, secondo il primo Rapporto sulle professioni infermieristiche redatto da FNOPI e Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa, è destinata a peggiorare, con una carenza stimata di oltre 100mila infermieri entro pochi anni.

Il Rapporto FNOPI-Sant’Anna rappresenta un campanello d’allarme e al tempo stesso una guida per le future politiche sanitarie. Senza un deciso cambio di rotta, la carenza infermieristica potrebbe infatti diventare uno dei principali fattori di crisi del nostro Servizio sanitario nazionale. Valorizzare il lavoro degli infermieri, migliorarne le condizioni contrattuali e costruire percorsi di carriera strutturati non è solo una questione di giustizia professionale, ma una necessità per garantire il diritto alla salute di tutti i cittadini.

Vediamo di seguito cosa mette in evidenza il rapporto di FNOPI sulle professioni infermieristiche.

Le cause della crisi: stipendi, carichi di lavoro e scarse prospettive

Dietro alla fuga degli infermieri (oltre il 45% dichiara l’intenzione di lasciare o cambiare lavoro) ci sono diversi fattori. Primo fra tutti, la retribuzione: in Italia un infermiere guadagna in media 32.400 euro lordi all’anno, contro quasi 40.000 della media OCSE. A questo si aggiungono carichi di lavoro pesanti dovuti alla cronica carenza di personale, il crescente rischio di aggressioni e le poche opportunità di carriera.

Secondo il Rapporto, la figura del dirigente infermieristico è poco presente: in media 1,66 ogni 1.000 infermieri, con forti disparità regionali. In Trentino-Alto Adige il rapporto è 4,31, mentre in Campania è appena 0,20. Questo contribuisce alla scarsa valorizzazione del ruolo e alla mancanza di percorsi di crescita professionale, specie nel Sud Italia.

Infermieri sempre più anziani: servono giovani e formazione

Un altro dato allarmante riguarda l’età media degli infermieri: la fascia più rappresentata è quella tra i 51 e i 55 anni, mentre solo il 3% ha tra i 21 e i 25 anni. Il quadro demografico evidenzia l’urgenza di un ricambio generazionale. Senza un piano strategico di formazione e assunzione dei giovani, il sistema rischia il collasso.

Disuguaglianze regionali che peggiorano il quadro

Le disuguaglianze regionali peggiorano il quadro. Il rapporto infermieri/abitanti è particolarmente basso in Sicilia e Lombardia. Anche il rapporto infermieri/medici è inadeguato: in Italia è di 1,5 contro una media OCSE di 2,2. Solo alcune Regioni, come Molise, Veneto ed Emilia-Romagna, mostrano una dotazione infermieristica più equilibrata, che consente un’assistenza più personalizzata e continuativa.

La nuova figura dell’infermiere di famiglia e comunità

Tra le innovazioni nate sulla scia della pandemia con la riforma dell’assistenza territoriale c’è la figura dell’Infermiere di famiglia e comunità, prevista dal DM 77/2022. Ma il Rapporto mostra che l’attuazione è a macchia di leopardo: solo quattro Regioni (Lazio, Lombardia, Sardegna, Toscana) adottano formalmente questo modello, mentre altrove si parla ancora di “infermiere di famiglia o comunità”, con funzioni meno integrate. I cittadini, secondo le indagini, percepiscono questa riforma come frammentaria e poco visibile.

Cosa pensano i pazienti secondo il rapporto FNOPI?

Nonostante le criticità, i pazienti esprimono valutazioni molto positive sul lavoro degli infermieri: chiarezza e utilità delle informazioni ricevute (91 su 100), rispetto e dignità (94), supporto emotivo (95). Tuttavia, il malcontento crescente tra gli operatori rischia di compromettere questi standard di qualità nel medio periodo.

La proposta: una cabina di regia con poteri straordinari

«La questione infermieristica non è un problema della categoria, ma del Paese intero», ha dichiarato la presidente della FNOPI, Barbara Mangiacavalli. «L’Italia è un Paese che invecchia e ha crescenti bisogni sociosanitari. La soluzione non può limitarsi agli incentivi economici: servono reali opportunità di carriera, percorsi di formazione e riconoscimento professionale». Per questo, FNOPI propone l’istituzione di una cabina di regia nazionale con poteri straordinari, in grado di coordinare politiche sanitarie, formazione universitaria e investimenti sul personale.