«Tra non molto tempo l’assistenza specialistica in urgenza potrebbe scomparire». A lanciare l’allarme sui pronto soccorso è la Società italiana della medicina di emergenza-urgenza (Simeu), che il 16 e 17 novembre ha in programma a Roma due giornate di incontri per analizzare i complessi scenari che caratterizzano i Pronto soccorso e il 118 del nostro Paese.
I timori sono fondati: secondo gli ultimi dati Cimo-Fesmed, in Italia sono stati ormai chiusi 111 ospedali e sono andati persi 38.684 posti letto. Nel Servizio sanitario nazionale si contano 29.284 professionisti in meno. Sul territorio si registrano 282,8 milioni di prestazioni non erogate e 2,8 milioni di ricoveri ospedalieri in meno.
Pronto soccorso sempre più affollati
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Queste carenze strutturali hanno avuto come effetto primario un affollamento dei pronto soccorso. Questi ultimi, infatti, sono ormai l’unico posto dove, in qualsiasi momento del giorno e della notte, e nonostante le attese, il cittadino può trovare una risposta al proprio bisogno di salute. Una scelta che alla fine si rivela quasi obbligata. Infatti, in molti si rivolgono ai pronto soccorso anche in assenza di un carattere d’emergenza o urgenza.
I giovani non scelgono più la Medicina d’urgenza
Ma non basta. Anche i dati sugli ingressi nelle Scuole di specializzazione sono preoccupanti. Infatti, sono andate perdute oltre 6mila borse di studio. Il 76% dei posti di specialità per la Medicina d’emergenza-urgenza rischiano di rimanere non assegnati.
«Si è verificato un peggioramento del 15% rispetto ai bandi del 2022», fanno sapere gli specialisti della Simeu, «A questo bisogna sommare il rischio di abbandono, storicamente registrato durante gli anni di specializzazione. Quest’ultimo è calcolato attorno al 20%. Significa che nei prossimi 5 anni avremo un solo specialista in medicina di emergenza-urgenza ogni 125mila abitanti. Il rischio vero è la scomparsa dell’assistenza specialistica in urgenza, garanzia insostituibile per la sopravvivenza stessa dei cittadini».
Pronto soccorso, necessario intervenire
Secondo gli specialisti della Simeu, «la situazione potrà essere corretta solo con un deciso intervento che riveda ruolo e organizzazione del sistema extra-intra ospedaliero nella direzione della peculiarità. Ma anche e soprattutto delle ambizioni professionali dei giovani specialisti, a partire dalle motivazioni che generano questo dato».
«Un sistema che continua a impiegare in Pronto soccorso medici di varia provenienza, ma si priva del prezioso apporto di specializzandi degli ultimi anni di corso, rivela una stortura inaccettabile per la salute stessa dei cittadini, per la gestione economica della sanità, per la dignità di chi sceglie la professione», ribadiscono dalla Simeu. Il past presidente Salvatore Manca aggiunge: «Senza un deciso intervento strutturale, chi nei prossimi anni manterrà in vita gli ospedali per acuti?».
Andrea Fabbri, direttore dell’Osservatorio nazionale Simeu, aggiunge: «Gli investimenti annunciati non saranno incisivi, se non accompagnano progetti di riforma che possono cambiare la visione del futuro».
Le proposte della Simeu per far fronte alla situazione
La Simeu chiede alla politica «segnali incisivi e coraggiosi». Tra le richieste:
- dare vita a riforme di contesto che permettano giusta dignità ai professionisti della salute.
- Una riforma delle Scuole di specializzazione che offra orizzonti dignitosi e attrattivi ai nuovi medici.
- Azioni chiare e decise sul contenzioso medico-legale.
- Il riconoscimento delle nuove competenze degli infermieri.
- La riforma dell’intero sistema dell’emergenza-urgenza.
«Siamo pronti a offrire un contributo fattivo nella direzione delle possibili soluzioni», fanno sapere dall’Accademia dei direttori Simeu. A questo punto la parola passa alle istituzioni.