Indipendenza - anziani

Gli ultra sessantacinquenni sono una risorsa per la società e in quanto tali devono essere protetti e tutelati. Molto spesso sono in grado di fornire aiuto ad amici, familiari e alla collettività nel suo complesso. Tuttavia, c’è ancora molto da fare per promuovere un invecchiamento attivo e in salute: ognuno di loro, infatti, ha almeno due malattie croniche all’attivo.

È quanto emerge dagli ultimi dati disponibili della sorveglianza ‘Passi d’Argento’ dell’Istituto Superiore di Sanità. Da questi si evince che il 17 % si prende cura dei parenti con cui vive, il 14% di familiari o amici con cui non vive. E il 5% partecipa ad attività di volontariato.

Questa capacità o volontà di essere risorsa è una prerogativa femminile (31% fra le donne rispetto al 24% negli uomini). Ma si riduce notevolmente con l’avanzare dell’età (coinvolge il 34% dei 65-74enni e appena il 13% degli ultra 85enni).  

La fragilità cresce progressivamente con l’età

L’autonomia nello svolgimento delle attività della vita quotidiana assume una particolare importanza per il benessere dell’individuo. Perdere autonomia nelle funzioni della vita quotidiana rende l’individuo più vulnerabile. E rappresenta un precursore o un fattore di rischio per la fragilità e la disabilità.

In Passi d’Argento si definisce anziano fragile la persona non autonoma nello svolgimento di due o più funzioni della vita quotidiana. Come ad esempio preparare i pasti, effettuare lavori domestici, assumere farmaci, andare in giro, gestirsi economicamente, utilizzare un telefono.

La fragilità è una condizione che non mostra significative differenze fra uomini e donne, ma cresce progressivamente con l’età e se riguarda l’8.9% dei 65-74enni. E raggiunge il 32.7% fra gli ultra 85enni.

La quasi totalità delle persone con fragilità riceve aiuto per svolgere le funzioni delle attività della vita quotidiana. Non è dunque autonomo e questo aiuto è sostenuto soprattutto dalle famiglie (94.9%).  

Fumo e alcol, abitudini spesso difficili da eliminare  

La maggioranza degli italiani ultra 65enni non fuma o ha smesso di fumare da oltre un anno (26.8%). Ma una persona su 10 è ancora fumatore (10.9%).

Dalla classe di età 65-74 anni a quella degli over 85enni la quota di fumatori scende dal 15.7% al 2.5%. La quota di ex fumatori, invece, passa dal 28% al 20.9%.   

Nel biennio 2022-2023, il 17.4% della popolazione ultra 65enne risulta avere un consumo di alcol definito “a rischio” per la salute. Decisamente più frequente fra gli uomini, tale consumo si riduce con l’età, passando dal 21.4% fra i 65-74enni al 9.3% fra gli ultra 85enni.  

Attività fisica e attività domestiche

In merito all’attività fisica, quasi il 40% degli over 65 autonomi riesce a svolgere attività di svago, sportive (sia strutturate che non). E anche attività domestiche (come lavori di casa, giardinaggio, cura dell’orto o assistenza a persone), raggiungendo i livelli di attività raccomandati dall’Organizzazione Mondiale della Sanità.

Il 22,3% pratica qualche forma di attività fisica, ma non raggiunge i livelli raccomandati, e viene quindi definito “parzialmente attivo”. Il restante 37,7% risulta completamente sedentario. 

La quota di sedentari aumenta al crescere dell’età: raggiunge il 55% dopo gli 85 anni ed è maggiore fra le donne.