Prevenzione terziaria: la tutela legale delle vittime

Prevenzione teziaria

La tutela legale delle vittime dell’esposizione all’amianto e di altre sostanze nocive, rientra nella cosiddetta prevenzione terziaria. Si tratta dell’ultimo step, che arriva dopo la prevenzione primaria (informazione, sensibilizzazione, stile di vita sano, bonifiche) e la prevenzione secondaria (monitoraggio della salute della popolazione, diagnosi precoce, accesso alle cure).

Tutte e tre insieme, queste forme di prevenzione costituiscono le contromisure disponibili per la popolazione contro l’esposizione agli agenti nocivi.

Si tratta dunque della possibilità di difendere i diritti dei 7.000 morti a causa dell’amianto che abbiamo avuto in Italia soltanto nel 2021 e di tutti coloro che abbiano sviluppato malattie a causa del loro lavoro, che li espone a particolari patogeni. Riguarda la tutela delle vittime di cancro, oltre 180mila all’anno e di chi di tumore si è ammalato oggi: sono circa mille le nuove diagnosi ogni giorno. Si tratta di tutelare i pazienti, le vittime, le loro famiglie, i loro figli, di dare un segnale alla comunità che sta cambiando qualcosa.

L’avv. Ezio Bonanni è in prima linea su questi temi ed ha portato le istanze dei cittadini ai livelli più alti dello Stato, cercando di lasciare l’impronta giusta e i correttivi per tutelare la salute, l’ambiente e i diritti delle persone. Il 17 febbraio 2022 è stato audito nella Commissione affari costituzionali del Senato sul Ddl 1359 in merito all’Istituzione della Giornata in memoria delle vittime dell’amianto; mentre dei nuovi focus sulle bonifiche e sulla prevenzione sono stati fatti recentemente a Bologna (10/03/2022) nel convegno “Amianto: prevenzione e bonifica, tutela della salute e dell’ambiente” ed a Roma sia nell’incontro (15/03/2022) con il sottosegretario di Stato alla Salute on. Andrea Costa, sia durante l’evento “Sport, Salute e Sostenibilità” nel Salone D’onore del Coni al Foro Italico.

Esposizione ad agenti nocivi e cancerogeni

L’esposizione ad agenti nocivi o cancerogeni può provocare numerose malattie. Ad esempio l’esposizione all’amianto che si sta sfaldando – con le migliaia delle fibre che si stanno liberando nell’aria – può generare malattie infiammatorie molto gravi o causare la formazione di neoplasie in vari punti dell’organismo. Le malattie collegate all’esposizione all’amianto sono dette patologie asbesto correlate.

Che cosa è l’amianto? Si tratta di un materiale che si trova in natura sotto forma di minerali fibrosi di vario tipo: in passato per la loro resistenza sono stati spesso utilizzati nell’edilizia e nel settore dei trasporti, ma anche nel mondo della cosmesi. Tra le varie caratteristiche che i minerali di amianto hanno in comune c’è la cancerogenicità per l’organismo umano. Tutti i tipi di amianto, infatti, come riporta anche la IARC nella sua monografia, sono cancerogeni.

Lo Stato ha previsto protocolli di sorveglianza sanitaria per tutti i lavoratori esposti a sostanze cancerogene e/o mutagene. Attraverso il D.lgs. 81/08 ha imposto ai datori la redazione del Documento di Valutazione dei Rischi (DVR) nel quale devono essere indicate tutte le fonti di rischio per chi svolge attività lavorativa in un determinato luogo. Quando il rischio è sanitario, devono essere messi in atto controlli medici specifici a scopo di monitoraggio e di eventuale diagnosi precoce con rapido accesso alle cure.

Malattie professionali da esposizione amianto e altri agenti

Esiste una lunga classificazione di malattie professionali: più di 400 ne sono riconosciute dall’Inail. Ciascuna può essere legata ad una o più cause (multifattoriali). L’Inail ha raccolto tutte le malattie in tre liste, a ciascuna delle quali sono collegati agenti nocivi ordinati con progressiva probabilità di nesso causale.

Nella Lista I dell’Inail vi sono quelle patologie che hanno una elevata probabilità di nesso causale con determinati agenti nocivi. Esiste la presunzione legale di origine per queste malattie. Nella Lista II sono contenute le patologie che hanno una limitata probabilità di nesso causale con l’esposizione. Nella Lista III quelle con le minori probabilità.

Le malattie legate all’industria, all’artigianato, all’agricoltura

I principali cancerogeni che possono essere trovati nei luoghi di lavoro legati al settore industriale, artigianale, agricolo sono: antimonio, arsenico, benzene, berillio, cadmio, cromo, mercurio, formaldeide, nichel e piombo.

  • Antimonio (Sb): può provocare anemia emolitica (esposizione a stibina), pneumoconiosi non sclerogena, dermatite irritativa da contatto. Il tipo più dannoso di antimonio è il suo triossido. Lo IARC ha classificato questa sostanza nel gruppo 2B – possibile cancerogeno per l’uomo – basandosi su studi condotti sui ratti.
  • Arsenico (As): in seguito a prolungata esposizione può causare tumore a cute, vescica, polmone; l’arsenico può essere inalato o assunto nell’acqua potabile.
  • Benzene (C6H6): è inserito nel gruppo 1 dello IARC ed è causa di leucemia mieloide acuta e di leucemia non-linfocitica acuta. Evidenze limitate inoltre lo associano alla leucemia linfocitica acuta.
  • Piombo (Pb): dallo IARC è stato classificato nel gruppo 2A – probabile cancerogeno per l’uomo – e tra le patologie accertate ci sono: neuropatia periferica, anemia saturnina, colica saturnina, encefalopatia tossica, nefropatia; l’esposizione a piombo tetraetile e tetrametile può causare encefalopatia tossica.
  • Formaldeide (CH2O): si trova nel gruppo 1 della classificazione IARC, quindi come accertato cancerogeno (tratto nasofaringeo); in più può causare
  • Berillio (Be) e Cadmio (Cd): possono causare carcinoma del polmone, oltre a nefropatia tubulare, osteomalacia, berilliosi (berillio), broncopneumopatia cronica ostruttiva (cadmio).
  • Mercurio (Hg): lo IARC ha classificato il metilmercurio nel gruppo 2B (possibile cancerogeno per l’uomo); l’esposizione può portare a encefalopatia tossica, sindrome cerebellare-extrapiramidale (tremore, atassia, diplopia), nefropatia, gengivostomatite, polineuropatia periferica.
  • Cromo (Cr) e Nichel (Ni): possono dare luogo a carcinoma dei seni paranasali, delle cavità nasali, del polmone, oltre ad una serie di patologie specifiche di tipo ulcerose, allergiche per la pelle e asmatiche.

Le patologie asbesto correlate: quali sono

Data la diffusione dell’amianto sul territorio, le patologie asbesto correlate meritano un approfondimento. Esse sono vedono la loro causa nelle fibre di amianto che vengono a contatto con l’organismo umano per via inalatoria o per ingestione insieme all’acqua potabile. Ogni anno paghiamo a caro prezzo il ritardo delle bonifiche, come rileva “Il libro bianco delle morti di amianto in Italia – ed. 2022“. E in Italia dobbiamo ancora fare i conti con 40 tonnellate di amianto sparsi nell’intera Penisola.

L’amianto è pericoloso quando danneggiato a seguito di sollecitazioni o per mancata manutenzione: si sfalda in microparticelle sottilissime (fibrille) che penetrano nelle vie respiratorie umane fino a bronchi e polmoni. Sono quelle più piccole a creare problemi, perché riescono a superare la prima barriera costituita dalle alte vie respiratorie per andare ad accumularsi a livello polmonare. Il sistema immunitario tenta di espellere le particelle attraverso una risposta anche imponente, ma purtroppo le fibrille sono talmente piccole e numerose che la difesa naturale dell’organismo non basta e così esse si accumulano.

Le malattie amianto correlate sono: asbestosi polmonare; placche pleuriche; ispessimenti pleurici; mesoteliomi di vario tipo: pleurico, pericardico, peritoneale, del testicolo; tumori a laringe, ovaie, polmoni.

L’asbesto è nella Lista I dell’Inail per: mesoteliomi pleurico, pericardico, peritoneale, della tunica vaginale del testicolo; asbestosi polmonare; placche e ispessimenti pleurici; cancro al polmone, cancro della laringe, cancro delle ovaie. In Lista II per: tumore al colon retto, tumore allo stomaco, tumore della faringe. In Lista III per il tumore dell’esofago.

Quando una malattia asbesto correlata è riconosciuta come professionale, si ha diritto al Fondo Vittime Amianto. Tale prestazione si somma alla rendita mensile Inail e che può essere accreditata anche alla rendita di reversibilità.

Proteggere i lavoratori dall’amianto: la risoluzione europea

Il 20 ottobre 2021 il Parlamento europeo ha approvato una importante Risoluzione, in cui pone alcune raccomandazioni alla Commissione. In primis, l’avvio di una strategia europea per le bonifiche: una European Strategy for the Removal of All Asbestos (ESRAA) per rimuovere l’amianto da tutti gli Stati membri e prevenire così una nuova ondata di vittime. In secondo luogo, l’invito alla Commissione a proporre una direttiva quadro per indurre gli Stati nazionali ad elaborare strategie di rimozione a livello locale. Il tutto aggiornando la direttiva 2009/148/CE sulla protezione dei lavoratori contro i rischi dell’esposizione all’amianto sul luogo di lavoro. Qui tutta la normativa attualmente vigente in Italia in materia.

Prevenzione terziaria e Tutela legale

La fase finale della prevenzione riguarda la tutela legale. Come si noterà, nella prevenzione terziaria sono tanti e diversi gli step che si devono seguire, perciò è fondamentale essere seguiti da una guida esperta. Serve una consulenza specializzata in questo particolare ambito, che molto spesso oltre ai danni subìti può risultare anche ostico per le vittime. Questa può essere data dall’Osservatorio Vittime del Dovere.

Dal riconoscimento del danno biologico dipende l’ammontare dell’indennizzo da parte del datore di lavoro o dell’Inail. Il danno biologico si calcola in percentuale e ci sono tre scalini.

  • Fino al 6%: l’Inail applica la franchigia e nulla dovrà al lavoratore, che dovrà ottenere l’indennizzo direttamente dal datore di lavoro
  • Tra il 6 e il 15%: al lavoratore spetta l’indennizzo Inail una tantum
  • Dal 16%: l’Inail dovrà versare al lavoratore una rendita mensile, che potrà essere assegnata in reversibilità agli eredi (coniuge e figli minorenni) in caso di decesso.

Per avviare la procedura per il riconoscimento della malattia professionale, al fine di ottenere le somme dall’Inail, la vittima deve denunciare i sintomi della patologia al datore di lavoro entro 15 giorni e presentare i riferimenti del certificato di malattia professionale. Se avrà necessità di proseguire le cure, produrre anche i riferimenti dei certificati redatti dal medico curante (si trasmettono all’Inail in via telematica). In assenza del riferimento identificativo, bisognerà produrre il documento cartaceo. I dipendenti pubblici possono avviare un particolare procedimento amministrativo chiamato causa di servizio.

Maggiorazioni contributive, prepensionamento e pensione

Nella fase della prevenzione terziaria, bisogna far valere anche i propri diritti con l’Inps. Chi contrae una malattia a causa dell’esposizione all’amianto o a qualunque altro agente cancerogeno, infatti ha diritto a maggiorazioni contributive con coefficiente 1,5 per il periodo riconosciuto. Tale maggiorazione contributiva può aiutare il lavoratore a raggiungere il prepensionamento (art. 13, co. 7, L. 257/92), con i seguenti requisiti:

  • riconoscimento Inail o causa di servizio (dipendenti pubblici)
  • 5 anni di anzianità contributiva (di cui 3 nell’ultimo quinquennio)

La pensione d’invalidità per amianto (art. 1, comma 250, della L. 232/16) si può richiedere quando il soggetto non raggiunge il prepensionamento, non prevede limiti di soglia e non fa riferimento ad alcun limite del grado invalidante. Tuttavia bisogna ricordare che tale prestazione non si cumula ad altre e bisognerà quindi scegliere. Le domande vanno presentate entro il 31 marzo di ogni anno.

Qualora il soggetto sia già in quiescenza, avrà diritto alla rivalutazione del trattamento pensionistico con il nuovo coefficiente per il periodo di esposizione riconosciuto.

Risarcimento danni per malattia professionale

Quando avviene il riconoscimento della malattia professionale, l’Inail risarcisce il lavoratore soltanto per il danno biologico e patrimoniale per la diminuita capacità di lavoro. Non considera, dunque, tutta la serie di altri fattori che sono connessi allo sviluppo della malattia come la sofferenza che provano il malato e i suoi familiari. Perché sia possibile ottenere il risarcimento danni totale, si deve quindi far valere la responsabilità contrattuale ed extracontrattuale. Soltanto in questo modo il risarcimento del danno potrà avvenire in maniera completa, considerando anche il danno morale e il danno esistenziale, ma anche altri danni come quello catastrofale e tanatologico quando si verifica una prognosi infausta e quindi si può verificare la morte del soggetto. Come si quantificano questi danni non patrimoniali? Le somme sono personalizzate e di norma si seguono le tabelle formulate dal Tribunale di Milano.

Il danno morale consiste nella sofferenza psichica del paziente nel vedersi procurato un pregiudizio per colpa altrui; il danno esistenziale consiste nel peggioramento della qualità della vita. Per il fine vita si individuano il danno catastrofale e il danno tanatologico. Il primo riguarda la sofferenza psichica del malato nel periodo che precede il decesso; il secondo la perdita del cosiddetto bene vita. Anche i familiari delle vittime possono rivalersi sul datore di lavoro, chiedendo i danni patiti da loro stessi per la durata della malattia del proprio congiunto. In caso di decesso della vittima, peraltro, le somme dei risarcimenti possono essere liquidate agli eredi.

Vittime del Dovere: consulenza gratuita e tutela legale

L’Osservatorio Vittime del Dovere si propone come guida per le vittime di patologie professionali. Vittima del Dovere è uno status che possono acquisire i dipendenti delle Forze Armate e del Comparto Sicurezza che hanno visto insorgere una malattia a causa del loro lavoro. Tale status dà diritto a benefici aggiuntivi. Per esempio il personale imbarcato della Marina Militare ha diritto a tutele speciali (art.20 della L. 183/10) per l’elevato numero di patologie rilevate: fino al 2015, ben 570 degli 830 casi di mesotelioma tra i militari italiani erano della Marina. Questo a causa della grande quantità di amianto ancora presente sulle navi militari, come certificato anche dalla sentenza del processo Marina bis.

Una tutela importantissima è data dalla L.466/1980. L’articolo 6 identifica i superstiti della vittima nell’ordine: coniuge, figli, genitori, fratelli. A loro possono essere cedute le prestazioni e le vittime del dovere per mesotelioma sono oggi equiparate alle vittime del terrorismo ed hanno diritto a 500 euro di vitalizio mensile: si tratta di una tutela molto importante soprattutto per i figli a carico delle vittime del dovere ai quali prima delle battaglie dell’avv. Bonanni questo trattamento non era riconosciuto.

Altre speciali prestazioni sono: speciale vitalizio mensile di 1.033€; esenzione ticket sanitario; esenzione Irpef sulle pensioni; due annualità di pensione per gli aventi diritto alla reversibilità; per stretti congiunti (coniuge/figli) in caso di decesso della vittima o invalidità che impedisca il lavoro in via permanente, assunzione per chiamata diretta con precedenza sulle altre categorie; assistenza psicologica; accesso a borse di studio; dall’80% di invalidità o inidoneità al servizio: speciale elargizione di 200.000€ oltre rivalutazione monetaria, oppure 2.000€ per punto percentuale più rivalutazione monetaria.

L’Osservatorio può aiutare le vittime a far valere i propri diritti e quelli dei familiari. Per una consulenza gratuita chiama o compila il form.

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