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Per la Missione Salute del PNRR, a un anno dalla rendicontazione finale, la spesa effettiva delle risorse e l’avanzamento reale degli obiettivi procedono con estrema lentezza. E, in particolare, con inaccettabili diseguaglianze tra le Regioni.

Il monitoraggio indipendente dell’Osservatorio GIMBE sull’attuazione della Missione Salute del PNRR si è focalizzato sul reale status di avanzamento dei 14 obiettivi europei ancora da raggiungere.   «Riteniamo fondamentale – dichiara Nino Cartabellotta, Presidente della Fondazione GIMBE – offrire ai cittadini un quadro chiaro basato su dati oggettivi, al riparo strumentalizzazioni politiche. Al tempo stesso, esortiamo Governo, Regioni e ASL a condividere le responsabilità, facendo convergere gli sforzi su una volata finale che sarà una corsa contro il tempo».

Necessario un impulso decisivo per completare i progetti

Secondo la Relazione sullo Stato di Attuazione del PNRR della Corte dei Conti, del 15 maggio scorso, al 31/12/2024 risultavano ancora da spendere € 12,81 miliardi. Ovvero l’82% delle risorse assegnate. Una percentuale che colloca la Missione Salute al penultimo posto per spesa sostenuta (18%), davanti solo alla Missione 5 (Inclusione e Coesione) ferma al 15,9%.

«Questi numeri – commenta Cartabellotta – documentano che serve un impulso decisivo per completare i progetti. E per trasformare in servizi le risorse da spendere, senza alcun margine per ritardi o inerzie».

PNRR Missione Salute, target in netto ritardo    

Oltre al potenziamento dei posti letto in terapia intensiva e semi-intensiva, è la riorganizzazione dell’assistenza territoriale l’obiettivo più critico. Ritardi sostanziali si verificano nella piena attivazione di Case e Ospedali di Comunità. Per le prime, il target prevede che entro il 30 giugno 2026 siano pienamente operative almeno 1.038 Case della Comunità, dotate di servizi e personale sanitario. Tuttavia, a dicembre 2024, solo 164 strutture (15,8%) avevano attivato tutti i servizi previsti e, tra queste, appena 46 (4,4%) disponevano di personale medico e infermieristico. In 485 strutture (46,7%) risultava attivo un solo servizio, mentre le rimanenti 389 Case di Comunità (37,5%) non risultavano aver attivato alcun servizio.

«Al di là dei ritardi nel completamento strutturale e tecnologico – avverte Cartabellottapreoccupano la grave carenza di infermieri. Ed anche il mancato accordo con i medici di famiglia per lavorare nelle Case di Comunità. Così, la grande sfida della riforma territoriale rischia di rimanere una colossale opera di edilizia sanitaria o di essere affidata ai privati».

Ospedali di Comunità e posti letto in terapia intensiva e semi-intensiva

Entro giugno 2026 dovrebbero essere pienamente funzionanti almeno 307 Ospedali di Comunità, le strutture intermedie per accogliere i pazienti dimessi dagli ospedali per acuti. Ma al 20 dicembre 2024, solo 124 strutture (40,4%) dichiaravano almeno un servizio attivo e non è riportata alcuna informazione sul personale sanitario.

«È evidente – commenta il Presidenteche l’attivazione degli Ospedali di Comunità è ancora più in ritardo e l’obiettivo di rafforzare le cure intermedie rischia di naufragare».

Il PNRR prevede l’attivazione, entro giugno 2026, di 2.692 posti letto di terapia intensiva e 3.230 di semi-intensiva. Tuttavia, al 21 marzo 2025, risultano attivati solo 890 letti di terapia intensiva (33,1%) e 1.199 di semi-intensiva (37,1%).

«È surreale – chiosa il Presidente – che a cinque anni dalla pandemia l’Italia non sia ancora riuscita a completare un’infrastruttura essenziale per fronteggiare future emergenze sanitarie».

Target in ritardo: interventi di antisismica e FSE

Nonostante gli avanzamenti, altri 2 target mostrano ritardi sulla tabella di marcia. Si tratta degli Interventi di antisismica e dell’Adozione del FSE in tutte le Regioni.

Per mettere in sicurezza almeno 84 ospedali, il PNRR ha finanziato interventi antisismici in tutto il Paese. A febbraio 2025 risultavano attivi o conclusi 86 cantieri. Ma la spesa effettivamente sostenuta era ferma all’11% del totale, con una media ancora più bassa nel Mezzogiorno (6%).

Entro giugno 2026, inoltre, tutte le Regioni dovrebbero adottare e utilizzare il FSE. Tuttavia, a marzo 2025 solo 6 documenti su 16 risultano disponibili in tutte le Regioni. E solo il 42% dei cittadini ha fornito il consenso alla consultazione dei propri dati. «Senza informare i cittadini sull’utilità del FSE – avverte Cartabellottae rassicurarli sulla sicurezza dei dati, questo strumento rischia di essere vanificato dal mancato consenso dei cittadini».

PNRR, un’occasione irripetibile per la sanità pubblica

A 11 mesi dalla rendicontazione finale della Missione Salute del PNRR, 5 dei 14 target presentano ritardi di attuazione. Due di essi, cioè Case e Ospedali di Comunità, sono particolarmente critici.

«La Fondazione GIMBE – conclude Cartabellottainvoca una stretta collaborazione tra Governo, Regioni e ASL. Ciò al fine di completare con successo il percorso ed evitare tre rischi che il Paese non può permettersi. Il primo, assolutamente da scongiurare, è di non raggiungere i target europei e dover restituire il contributo a fondo perduto. Il secondo, difficile da neutralizzare, è di raggiungere il target nazionale senza ridurre le diseguaglianze regionali e territoriali, aumentando ulteriormente il divario Nord-Sud. Il terzo, il più paradossale, è di incassare le rate senza generare alcun beneficio per cittadini e pazienti. Lasciando in eredità alle future generazioni strutture vuote, tecnologie digitali non integrate nel SSN e un pesante indebitamento. Sprecando così un’occasione irripetibile per rafforzare la sanità pubblica».