Assistenza domiciliare

Nel 2023, l’Osservatorio sul Servizio Sanitario Nazionale della Fondazione GIMBE ha avviato un monitoraggio indipendente dello status di avanzamento della Missione Salute del PNRR. Lo scopo è stato quello di fornire un quadro oggettivo sui risultati raggiunti, di informare i cittadini ed evitare strumentalizzazioni politiche.

Secondo Nino Cartabellotta, presidente della Fondazione GIMBE, ci sono diversi ostacoli all’orizzonte. In primis, «la grave carenza di infermieri, il ruolo dei medici di famiglia e il gap nord-sud». E sul Ddl Calderoli dichiara che «va in direzione opposta all’obiettivo del PNRR di ridurre le diseguaglianze. Al momento, i ritardi sulle scadenze nazionali non sono particolarmente critici». Entro marzo 2023, avrebbero dovuto ussufruire dell’assistenza domiciliare (ADI) 296mila pazienti over 65, ma la scadenza è slittata di 12 mesi. Ciò a causa delle enormi differenze regionali nella capacità di erogare l’ADI, «ambito in cui il Centro-Sud era già molto indietro», ribadisce il presidente.

Assistenza domiciliare, colmare i divari regionali

Secondo quanto previsto dal Decreto del Ministero della Salute del 13 marzo 2023, il PNRR si pone l’obiettivo di aumentare il numero delle persone prese in carico. Ciò per assistere almeno il 10% della popolazione over 65 in assistenza domiciliare.

«Tuttavia – illustra Cartabellotta – se da un lato è realistico il raggiungimento del target nazionale, dall’altro è molto più difficile colmare i divari regionali. Emilia-Romagna, Toscana e Veneto, per raggiungere il target 2026, devono aumentare i pazienti assistiti in ADI rispettivamente del 35%, del 42% e del 50%. In alcune Regioni del Centro-Sud i gap sono abissali. La Campania deve incrementarli del 294%, il Lazio del 317%, la Puglia del 329% e la Calabria addirittura del 416%».

«Se ad essere espunte saranno le strutture da realizzare ex novo – continua Cartabellotta – ad essere penalizzate saranno prevalentemente le Regioni del Centro-Sud».

Attuare il programma di investimenti in edilizia sanitaria

Le strutture espunte dovrebbero essere realizzate con le risorse del programma di investimenti in edilizia sanitaria e ammodernamento tecnologico non spese dalle Regioni.

«Tuttavia – precisa il presidente – da un lato le Regioni hanno già espresso le loro perplessità in merito all’utilizzo di tali fondi. Dall’altro, il documento approvato dalla Commissione Europea li cita solo per compensare gli investimenti relativi all’antisismica».

«Il rispetto delle scadenze successive sarà condizionato soprattutto dalle criticità di attuazione del DM 77 nei 21 servizi sanitari regionali. Ciò è legato alle figure chiave del personale sanitario coinvolte nella riorganizzazione dell’assistenza territoriale e alle differenze regionali che rischiano di essere amplificate dall’autonomia differenziata», sottolinea Cartabellotta.

Supportare le Regioni meridionali per colmare i gap

La Missione Salute del PNRR rappresenta una grande opportunità per potenziare il SSN, ma la sua attuazione deve essere sostenuta da azioni politiche.

«Innanzitutto, per attuare la riorganizzazione dell’assistenza territoriale servono coraggiose riforme, finalizzate in particolare a definire il ruolo e responsabilità dei medici di famiglia», prosegue Cartabellotta. «In secondo luogo, urgono interventi straordinari per reclutare in tempi brevi il personale infermieristico. Infine, occorre supportare le Regioni meridionali per colmare i gap esistenti con il Nord.

In tal senso, va in “direzione ostinata e contraria” l’intero impianto normativo del Ddl Calderoli. Questo contrasta con il fine ultimo del PNRR, sottoscritto dall’Italia e per il quale abbiamo indebitato le future generazioni. Ovvero, perseguire il riequilibrio territoriale e il rilancio del Sud come priorità trasversale a tutte le missioni. Il fine è rilanciare il Mezzogiorno, accompagnando il processo di convergenza tra Sud e Centro-Nord quale obiettivo di crescita economica», conclude il presidente.