I parti trigemellari o di gruppi ancora più numerosi di fratelli, rappresentano un fenomeno affascinante ma complesso. L’incremento delle gravidanze plurime, anche grazie alle tecniche di procreazione assistita, ha portato a nuove ricerche e approcci per garantire il benessere dei neonati e delle loro famiglie

La crescita esponenziale dei parti plurimi negli anni ’80 e ’90

I parti trigemellari o di gruppi ancora più numerosi di fratelli, rappresentano un fenomeno affascinante ma complesso

Con l’introduzione della fecondazione in vitro (IVF) negli anni ’80, la medicina riproduttiva fece passi da gigante, ma con essi arrivarono anche nuove sfide. Per ovviare ai bassi tassi di successo iniziali della tecnica, i medici optarono per il trasferimento di più embrioni durante ogni ciclo, una strategia che, se da un lato aumentava le probabilità di gravidanza, dall’altro portava a un boom di nascite plurime. Il numero di “triplette”, in particolare, quintuplicò negli Stati Uniti in appena vent’anni, toccando un picco tra gli anni ’90 e i primi anni 2000.

Questo fenomeno, sebbene esaltante per la sua rarità e complessità, era accompagnato da crescenti preoccupazioni mediche. Un caso emblematico fu riportato nel 1997.

Quell’anno, alcuni studi evidenziarono che il trasferimento di tre embrioni comportava un rischio del 7,5% di gravidanze trigemellari, un dato considerato all’epoca troppo elevato. Nonostante ciò, molte coppie, spinte dal desiderio di diventare genitori, accettavano consapevolmente il rischio.

Le implicazioni mediche delle gravidanze plurime

Le gravidanze multiple non sono prive di conseguenze. Per le madri, il percorso può rivelarsi particolarmente arduo, con un aumento del rischio di preeclampsia, diabete gestazionale ed emorragie post-partum. Sul fronte neonatale, i bambini nati da gravidanze plurime affrontano spesso un inizio difficile, essendo frequentemente prematuri e sottopeso. Negli anni ’90, quasi tutte i parti trigemellari si concludevano con delle nascite pretermine, con un’incidenza elevata di complicazioni respiratorie e neurologiche. Questi dati sollevarono interrogativi etici e scientifici sull’opportunità di continuare con pratiche che incrementavano così tanto i rischi per madri e neonati.

Una svolta epocale negli anni 2000

A partire dagli anni 2000, le crescenti preoccupazioni per i rischi associati portarono a un cambiamento di paradigma. La American Society for Reproductive Medicine (ASRM) adottò nuove linee guida per limitare il numero di embrioni trasferiti durante i cicli di IVF. Per le donne sotto i 35 anni, il trasferimento massimo consigliato fu ridotto a due embrioni. Questa svolta segnò un netto calo delle nascite multiple.

Nel giro di poco più di un decennio, il numero di cicli di IVF che prevedevano il trasferimento di tre o più embrioni diminuì del 70%. Questo successo non solo dimostrò l’efficacia delle linee guida, ma pose le basi per una medicina riproduttiva più sicura e responsabile.

Il progresso tecnologico nei trattamenti di fertilità

La medicina riproduttiva ha visto una trasformazione radicale grazie ai progressi tecnologici degli ultimi decenni. Negli anni ’90, i tassi di successo della fecondazione in vitro (IVF) erano ancora relativamente bassi, attestandosi intorno al 7%. Tuttavia, l’adozione di tecniche avanzate, come l’uso di embrioni congelati e il miglioramento dei protocolli di stimolazione ovarica, ha portato a un aumento significativo delle probabilità di successo, che nel 2021 hanno raggiunto il 36%.

Un fattore determinante in questa evoluzione è stato il passaggio verso il trasferimento di un singolo embrione nei cicli di IVF. Nel 2020, oltre l’80% dei trasferimenti effettuati negli Stati Uniti ha coinvolto un solo embrione, riducendo drasticamente il rischio di gravidanze multiple. Questa pratica, resa possibile dall’affinamento delle tecnologie di selezione embrionale, ha migliorato gli esiti delle gravidanze.

Inoltre, ha diminuito l’incidenza di complicazioni associate alle gravidanze plurime.

L’impatto delle regolamentazioni

Parallelamente al progresso tecnologico, il ruolo delle regolamentazioni è stato cruciale nella riduzione delle nascite multiple. Negli Stati Uniti, sebbene non esistano leggi nazionali che limitano il numero di embrioni trasferiti, le linee guida emanate dalla American Society for Reproductive Medicine (ASRM) sono state largamente seguite, promuovendo un approccio più responsabile e sicuro.

In altri Paesi, come il Regno Unito, le normative sono ancora più rigorose. Qui, le autorità sanitarie hanno imposto limiti legali al numero di embrioni trasferiti per ciclo, contribuendo a un calo significativo delle nascite multiple legate alla IVF. Negli anni ’90, il tasso di nascite multiple nel Regno Unito era del 25%, ma oggi è sceso sotto il 10%, a dimostrazione dell’efficacia di queste politiche.

Le pressioni economiche e la copertura assicurativa

Nonostante i progressi tecnologici e regolamentari, le pressioni economiche continuano a influenzare le decisioni dei pazienti, soprattutto negli Stati Uniti. Qui, la mancanza di una copertura assicurativa completa per i trattamenti di fertilità spinge molte coppie a optare per il trasferimento di più embrioni, cercando di massimizzare le possibilità di successo con il minor numero di cicli possibile.

Questo approccio, però, incrementa i rischi associati alle gravidanze multiple, rendendo urgente la necessità di un accesso più equo ai trattamenti di fertilità. Micah Hill, presidente della Society for Assisted Reproductive Technology, ha evidenziato come una maggiore copertura assicurativa potrebbe rendere i trattamenti non solo più accessibili ma anche più sicuri, riducendo la necessità di compromessi rischiosi da parte dei pazienti.

Parti plurimi? Un traguardo per la salute pubblica

La riduzione delle nascite multiple rappresenta un risultato significativo per la salute pubblica, con benefici tangibili sia per le madri sia per i neonati. Le gravidanze plurime, in particolare quelle di ordine superiore come triplette o quadruplette, sono state a lungo associate a rischi considerevoli, tra cui preeclampsia, diabete gestazionale ed emorragie post-partum per le madri, oltre a un’elevata probabilità di parto pretermine e complicazioni neonatali.

Grazie all’adozione di tecniche avanzate e a linee guida più rigorose, le gravidanze singole sono oggi la norma nei trattamenti di fecondazione assistita.

Il che, riduce drasticamente l’incidenza di problemi medici.

Questa evoluzione non solo ha migliorato gli esiti di salute per milioni di donne, ma ha anche ridotto il peso sui sistemi sanitari, diminuendo i costi legati alle cure intensive per neonati prematuri e alle complicazioni ostetriche.

Cambiamenti culturali e scelte riproduttive

Oltre ai progressi medici, il declino delle nascite multiple riflette anche cambiamenti culturali e sociali più ampi. L’età materna media al momento della gravidanza è aumentata significativamente negli ultimi decenni, influenzando le scelte riproduttive delle coppie. Gravidanze singole, considerate più sicure e gestibili, sono oggi preferite non solo per motivi medici, ma anche per ragioni pratiche e sociali.

Le famiglie moderne, spesso caratterizzate da un equilibrio delicato tra vita lavorativa e personale, tendono a privilegiare modelli familiari meno numerosi e più sostenibili. Inoltre, la maggiore consapevolezza dei rischi associati alle gravidanze plurime ha contribuito a rendere il trasferimento di un singolo embrione la scelta dominante nei trattamenti di IVF, rafforzando questa tendenza.

Disparità nell’accesso alla tecnologia riproduttiva

Nonostante i progressi significativi, permangono disuguaglianze nell’accesso ai trattamenti di fecondazione assistita, con impatti disparati tra diverse comunità.

Le donne bianche, spesso avvantaggiate da una maggiore disponibilità economica e accesso alle cure mediche, hanno beneficiato in modo più evidente del declino delle nascite multiple.

Al contrario, le comunità meno abbienti e quelle appartenenti a minoranze etniche continuano a incontrare ostacoli significativi, sia in termini economici che di accesso a strutture di qualità.

Questa disparità evidenzia una problematica più ampia.

Senza un accesso equo alla tecnologia riproduttiva, i benefici di queste innovazioni rischiano di essere distribuiti in modo non uniforme.

Investire in politiche di inclusione e in una copertura assicurativa più ampia è essenziale per garantire che tutte le donne, indipendentemente dal loro background, possano usufruire dei progressi della medicina riproduttiva.

Parti trigemellari. Una rivoluzione in atto, ma con sfide aperte

Il declino delle nascite multiple segna un’importante rivoluzione nel campo della riproduzione assistita, con impatti positivi sia per la salute pubblica che per la società nel suo complesso. Tuttavia, questa trasformazione non è priva di sfide. Se da un lato i benefici medici sono ormai evidenti, dall’altro è necessario affrontare le disuguaglianze persistenti per rendere questi progressi accessibili a tutti.

Fonte: Rapporto CDC, 2023.