Papilloma Virus: vaccinazioni ancora insufficienti
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HPV RESPONSABILE IN ITALIA DI OLTRE SETTEMILACINQUECENTO TUMORI L’ANNO. LO SCREENING RESTA INSUFFICIENTE E LA COPERTURA VACCINALE È ANCORA LONTANA DAGLI OBIETTIVI. GLI ESPERTI AVVERTONO: COLPISCE ANCHE GLI UOMINI E PUÒ DANNEGGIARE LA FERTILITÀ.
Il Papillomavirus rappresenta uno dei principali fattori oncologici prevenibili, ma l’Italia non riesce ancora a sfruttare appieno gli strumenti che potrebbero contenerne l’impatto. Ogni anno migliaia di tumori si potrebbero evitare con controlli regolari e una maggiore adesione alla vaccinazione. Le evidenze sono chiare, ma il Paese fatica ad allinearsi agli obiettivi indicati dalle istituzioni sanitarie internazionali.
Quanto è diffuso l’Hpv in Italia e quale impatto ha sul sistema sanitario?
Il Papillomavirus è responsabile di settemilacinquecento tumori l’anno soltanto nel nostro Paese. Si tratta di un numero che fotografa con precisione il peso oncologico di questo virus, che continua a circolare in modo silenzioso e spesso poco riconosciuto. Colpisce uomini e donne senza distinzione significativa, soprattutto quando i rapporti sessuali avvengono senza protezioni adeguate.
La sua diffusione è legata a diversi fattori. I comportamenti sessuali rappresentano il principale mezzo di trasmissione e, nonostante l’informazione sia migliorata nel corso degli anni, molti giovani sottovalutano i rischi. Inoltre, i programmi di prevenzione non raggiungono ancora una quota sufficiente della popolazione, e questo rallenta il contenimento dei contagi.
Durante il convegno che si è svolto al Senato, dedicato all’obiettivo di un’Italia libera dai tumori correlati all’Hpv, è emerso un dato importante. La maggior parte delle neoplasie legate al Papillomavirus potrebbe essere evitata con strategie preventive mirate, capaci di integrare screening, educazione sanitaria e vaccinazione.
Perché l’Hpv non riguarda soltanto le donne?
Per molti anni l’immaginario collettivo ha associato il Papillomavirus quasi esclusivamente al tumore del collo dell’utero. Questo ha contribuito a creare un’idea distorta, che ancora oggi rende difficile riconoscere quanto la prevenzione debba coinvolgere anche gli uomini.
Secondo Alessandra Fabi, Consigliere nazionale Aiom, l’Hpv è un patogeno che non può essere relegato a una sola dimensione di genere. Rappresenta infatti l’ottantotto per cento dei tumori dell’ano e il trenta per cento delle neoplasie dell’orofaringe, della laringe e del cavo orale. Sono tumori che colpiscono entrambi i sessi e che possono essere curati con maggiore efficacia quando vengono diagnosticati in modo tempestivo.
Tra gli uomini, inoltre, l’Hpv è responsabile di oltre duemilaquattrocento casi di tumore ogni anno e di tremila decessi. Si tratta di un impatto significativo che spesso passa sotto traccia, perché la cultura della prevenzione maschile è ancora poco sviluppata.
L’Hpv può compromettere anche la fertilità. Diversi studi indicano che la presenza del DNA virale nello sperma è quasi doppia tra gli uomini infertili rispetto alla popolazione generale. La sottovalutazione del problema rischia quindi di influire sulla salute riproduttiva e sull’equilibrio familiare delle coppie.
Perché lo screening è così importante?
Lo screening è uno strumento decisivo per individuare precocemente le alterazioni causate dal Papillomavirus. Le forme tumorali associate all’Hpv hanno spesso una lunga fase iniziale in cui le cellule mostrano cambiamenti graduali. Individuare questi cambiamenti consente di intervenire prima che si trasformino in neoplasie invasive.
In Italia lo screening del collo dell’utero è gratuito e diffuso in tutte le regioni. Tuttavia, l’adesione non è omogenea e varia in base ai territori. Le regioni del Nord registrano percentuali più alte, mentre le regioni del Sud mostrano una partecipazione più bassa, spesso a causa di difficoltà organizzative, mancanza di informazione e limitata accessibilità ai servizi.
Gli esperti ricordano che lo screening non va percepito come un evento sporadico, ma come un percorso regolare. Soltanto la costanza può garantire risultati solidi nella prevenzione dei tumori Hpv correlati.
Perché la vaccinazione resta sotto gli obiettivi nazionali e internazionali?
Il vaccino contro l’Hpv è gratuito per ragazze e ragazzi e viene raccomandato in età preadolescenziale. Nonostante la disponibilità diffusa, l’Italia registra ancora una copertura inadeguata. Le ragazze delle coorti tra il duemilanove e il duemilatre raggiungono una copertura poco superiore al settanta per cento. Tra i ragazzi della stessa età, invece, i tassi scendono sotto il venti per cento.
Questi dati evidenziano un divario importante tra i due sessi. Le campagne informative rivolte alle femmine sono state storicamente più solide, mentre gli uomini hanno iniziato a ricevere un’attenzione specifica soltanto negli ultimi anni. Le istituzioni sanitarie invitano a sviluppare programmi mirati per i giovani uomini, perché la prevenzione maschile è essenziale per interrompere la catena dei contagi.
Secondo Enrico Di Rosa, Presidente della Società Italiana di Igiene, il vaccino è ormai disponibile da molti anni e rappresenta uno dei principali strumenti per ridurre la diffusione del virus. Tuttavia, la mancanza di informazione e la percezione errata del rischio continuano a frenare molte famiglie.
Quali strategie possono migliorare la prevenzione?
Durante il convegno al Senato è emersa una proposta che potrebbe ampliare l’impatto della prevenzione. L’idea consiste nell’unire la vaccinazione alle occasioni di screening. Questo modello “opportunistico” consentirebbe di intercettare una quota più ampia di popolazione, soprattutto tra le donne che partecipano già ai programmi di prevenzione organizzata.
Annalisa Calabrò, docente di Igiene e Sanità pubblica, suggerisce anche di considerare l’estensione del diritto alla vaccinazione gratuita per le donne tra i ventisei e i quarantacinque anni. L’offerta attuale, infatti, è molto più restrittiva. Estenderla potrebbe rappresentare una scelta utile, soprattutto per le donne che non sono state vaccinate da giovani.
Queste strategie vanno però integrate con una comunicazione più capillare, capace di raggiungere scuole, famiglie e giovani adulti. Le campagne informative possono avere un ruolo decisivo, perché molti adolescenti associano l’Hpv a un rischio lontano e spesso non comprendono la gravità delle sue conseguenze.
Hpv e tumori in Italia
| Aspetto | Dato principale |
|---|---|
| Tumori causati dall’Hpv | 7.500 casi annui |
| Tumori Hpv correlati negli uomini | 2.400 casi annui |
| Decessi maschili correlati all’Hpv | 3.000 annui |
| Copertura vaccinale femminile | Circa 70% |
| Copertura vaccinale maschile | Meno del 20% |
| Presenza del DNA virale nello sperma infertile | 20% |
| Presenza del DNA virale nello sperma non infertile | 11% |
Perché un’Italia libera dall’Hpv è un obiettivo possibile?
Molte malattie oncologiche correlate all’Hpv sono prevenibili. La combinazione di vaccinazione e screening consente di intercettare i cambiamenti cellulari prima che diventino irreversibili. Questa possibilità rappresenta un traguardo straordinario per la sanità pubblica. In altri Paesi, dove la copertura vaccinale supera l’ottanta per cento, i tumori del collo dell’utero sono già in drastica diminuzione.
In Italia serve un impegno collettivo. Le istituzioni devono investire in informazione, rendere omogenei i servizi regionali e facilitare l’accesso ai centri vaccinali. Le famiglie devono cogliere l’opportunità della prevenzione, superando timori infondati o esitazioni legate a scarsa conoscenza.
FAQ: le domande più cercate sull’Hpv
L’Hpv si trasmette solo con i rapporti completi?
No. Può essere trasmesso con qualsiasi contatto sessuale non protetto.
Gli uomini devono vaccinarsi?
Sì. La vaccinazione maschile riduce i contagi e previene tumori che colpiscono entrambi i sessi.
Il vaccino è sicuro?
Sì. È ampiamente studiato ed è considerato molto sicuro dalle principali istituzioni sanitarie.
Lo screening è obbligatorio?
Non è obbligatorio, ma è fortemente raccomandato e gratuito su tutto il territorio nazionale.
È possibile eliminare i tumori correlati all’Hpv?
Sì, ma serve una copertura vaccinale molto più alta e una partecipazione costante agli screening.
