Si è conclusa la prima edizione del forum “Osservatorio valore sport” organizzata da The European House – Ambrosetti presso la sala Autorità dello Stadio Olimpico di Roma. Oltre 40 relatori di primo livello hanno partecipato a diversi tavoli di discussione.
Valerio De Molli, ha presentando un report “impietoso” sullo stato dell’arte per la pratica sportiva motoria degli italiani, tra i primi sui podi, ma tra gli ultimi per salute, benessere e welfare, come stile di vita. Diciamo che ha piazzato un’altra pietra d’inciampo a segnalare un percorso lungo ottant’anni fatto di elusioni e rimpalli. A cominciare dalla esclusione dello sport dalla costituzione.
Ieri, a dissertare c’erano gli anatomopatologi, piuttosto che i rianimatori. Come pure i terapeuti e i riabilitatori, ma nessuno che rappresentasse il defunto o il malato. Nella lunga teoria d’interventi sono mancati proprio quelli che da sempre stanno sul campo. Quelli che del loro volontariato rischiano di rimanere vittime. Semmai ci fosse una ripartenza a forte trazione industriale. Ieri il ministro dello sport non c’era.
Malagò, Pancalli e Cozzoli hanno detto la loro. Noi ci aspettiamo – come da sempre – una rivoluzione culturale che “finlandizzi” il fenomeno sportivo italiano. Che dia reale ruolo alla promozione dello sport. Come straordinario diritto ad una migliore qualità della vita e della salute.
Valore sport, “Italia in piedi!”
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Ci verrebbe di esclamare “Italia in piedi!“. Basterebbe, invero, che gli italiani li usassero un po’ di più i piedi, per camminare e magari correre in attesa del resto.
Pensate se, alla promozione dello sport, i media e la Rai dedicassero anche una minima parte dello spazio tempo riservato alla cucina e ai quiz. Quello che sparano nelle fasce di maggiore ascolto. Brutalizzando le aspettative di crescita culturale del Paese.
Chiudo pensando ad un passato futuro sostanziale nella economia del movimento sportivo italiano. Alle migliaia di buoni maestri che hanno sin qui pervicacemente disseminato la società civile dei loro preziosi suggerimenti. Così come del loro prezioso “impagabile” lavoro. Finiti per decenni nel tritacarne della instabilità e dell’empirismo della politica, dei partiti e delle istituzioni. Adesso i “profeti” dello sport sociale continuano ad essere considerati obsoleti portatori di problemi e non di vantaggi: peccato!
Osservatorio valore sport, tutti i partecipanti
Oltre al Managing Partner & CEO di The European House – Ambrosetti Valerio De Molli, il quale ha presentato la ricerca e le proposte per rilanciare il settore sport, vi hanno preso parte anche le più alte cariche istituzionali sportive: il presidente Coni, Giovanni Malagò, il presidente di Sport e Salute Vito Cozzoli, il presidente dell’Istituto Credito Sportivo Antonella Baldino e il presidente del Cip Luca Pancalli.
Notevole la rappresentanza dell’attuale governo con la presenza dei seguenti sottosegretari: Marcello Gemmato (Ministero della Salute), Paola Frassinetti (Ministero dell’Istruzione e del Merito), Tullio Ferrante (Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti).
Sedentarietà e impatto sulla salute
Numerosi gli argomenti discussi. Partendo dall’analisi della pratica sportiva in Italia, l’Osservatorio ha voluto analizzare il fenomeno della sedentarietà e il suo impatto sulla salute e il benessere individuale e collettivo, l’impatto economico e occupazionale della filiera estesa dello sport e lo stato di accessibilità infrastrutturale ed economica allo sport lungo tutto il territorio italiano.
Record nello sport agonistico
Gli approfondimenti dell’Osservatorio sono partiti da un paradosso tutto italiano. Il 2021 è stato l’anno record dello sport agonistico italiano: l’Italia si è posizionata come 2° Paese al mondo dopo gli Stati Uniti e prima della Cina per numero di podi in competizioni sportive ufficiali sia considerando le Olimpiadi (record assoluto di medaglie a Tokyo), sia i campionati mondiali e continentali, raggiungendo 283 podi e generando grande entusiasmo, consenso e unità tra i cittadini italiani.
Valore sport, manca pratica sportiva quotidiana
A fronte dell’elevata attenzione mediatica che le vittorie degli atleti azzurri continuano a produrre e della passione con cui gli italiani seguono lo sport agonistico e olimpionico, sarebbe lecito aspettarsi anche un’elevata pratica sportiva quotidiana da parte della popolazione. Dai dati disponibili emerge, invece, come lo sport in Italia venga maggiormente guardato piuttosto che praticato.
Secondo il censimento dell’Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico (OCSE), l’Italia si posiziona come il 4° Paese OCSE più sedentario tra gli adulti (44,8% della popolazione non raggiunge le linee guide di attività fisica raccomandata dall’OMS) e 1° tra i bambini (94,5% del totale non raggiunge i livelli raccomandati).
Nello specifico, a incidere sulla diffusione della pratica sportiva in Italia anche le diverse caratteristiche sociodemografiche: i più sedentari risultano i residenti del Mezzogiorno (+23,7 p.p. rispetto al Nord). Poi seguono le donne (+4,6 p.p. rispetto agli uomini). Coloro che appartengono alla fascia economica meno abbiente (+17,2 p.p. rispetto al quintile di reddito più ricco). Chi possiede un titolo di licenza elementare o nessun titolo di studio (+34,4 p.p. rispetto ai laureati). Infine gli over 65 (+30,2 p.p. rispetto alla fascia 6-24 anni).
Sedentarietà che, a sua volta, determina un imponente costo sanitario a causa delle patologie provocate (su tutte, le malattie cardiovascolari e il diabete), stimato dalle analisi dell’Osservatorio a 3,8 miliardi di euro annui.