Il rischio di sviluppare malattie cardiovascolari per i pazienti con diabete di tipo 2 è maggiore rispetto agli altri individui. La valutazione del rischio prende in esame l’anamnesi medica e familiare del paziente, con rilevazione dell’età al momento della diagnosi, e i sintomi. Analizza anche i risultati degli esami (soprattutto glicemia e colesterolo), dei test di laboratorio, oltre agli stili di vita come il fumo e l’attività fisica.
Le nuove Linee Guida, pubblicate durante il Congresso ESC (European society of cardiology), raccomandano l’uso del modello Score2-Diabetes, che stima il rischio a 10 anni. Ciò in individui con diabete di età compresa tra 40 e 69 anni che non abbiano ancora evidenza di malattia cardiovascolare o renale.
Le Linee Guida hanno l’obiettivo di sostenere gli operatori sanitari nel proporre il miglior approccio diagnostico o terapeutico. Si stima che il 25-40% di pazienti con malattie cardiovascolari (CVD) abbia un diabete non diagnosticato.
Diabete, importante fattore di rischio
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La task force coordinata dall’italiano Massimo Federici, della Società Italiana di Diabetologia (SID) raccomanda l’utilizzo del modello Score2-Diabetes. «I pazienti con diabete di tipo 2 corrono un rischio da due a 4 volte maggiore di sviluppare malattie cardiovascolari (CVD) con le sue manifestazioni di malattia coronarica (CAD), insufficienza cardiaca (HF), fibrillazione atriale (FA) e ictus, nonché malattie delle arterie aortiche e periferiche», afferma Federici.
«Inoltre, il diabete è un importante fattore di rischio per lo sviluppo della malattia renale cronica (IRC) che a sua volta peggiora la funzione cardiaca. In tutti i casi poi, la prognosi è peggiore. Ad esempio, la morte per malattie CV è del 50-90% più alta nei soggetti con insufficienza cardiaca associata al diabete, rispetto a quelli con la sola insufficienza cardiaca».
Nuovo punteggio SCORE2-Diabetes: stima del rischio CVD
Gli esperti dell’ESC hanno sviluppato un algoritmo disponibile in una app, Score2-Diabetes, che supera i limiti dei modelli precedenti. In una nota, spiegano che essere affetti da diabete ha un impatto importante sulla prognosi. «È della massima importanza valutare il rischio cardiovascolare negli individui con diabete che non abbiano ancora evidenza clinica di malattia cardiovascolare. Ciò al fine di individuare quelli a rischio più alto. In questi si deve immediatamente attivare la massima prevenzione correggendo stili di vita e implementando la terapia più adeguata», conclude la nota.
Sulle nuove Linee Guida è intervenuto il professor Angelo Avogaro, presidente della SID, che ha dichiarato: «Le nuove Linee Guida sono di fondamentale importanza strategica nel dialogo tra specialisti impegnati nel trattamento delle persone con diabete».
Le raccomandazioni delle nuove Linee Guida
Ridurre il rischio di malattie cardiovascolari nei diabetici è uno degli obiettivi che la SID si è posto. «Le nuove raccomandazioni prevedono l’uso degli inibitori SGLT2 e/o gli antagonisti del recettore GLP-1», sottolinea Federici. «Ciò per ridurre significativamente il rischio di infarto e ictus in tutti i pazienti con diabete e malattia CV. Un obiettivo speciale è poi la gestione dell’insufficienza cardiaca. I pazienti con diabete, infatti, presentano un rischio da due a quattro volte superiore rispetto a quelli senza diabete. La terapia con inibitori di SGLT2 ha ridotto le probabilità di ricovero e morte».