Le sigle sindacali mediche ANAAO ASSOMED, CIMO-FESMED, ACOI e FADOI esprimono il loro “No” convinto alla trasformazione degli ospedali in cliniche universitarie. L’opposizione dei sindacati scaturisce dall’approvazione della Regione Lazio di un atto aziendale dell’ASL di Rieti. Atto che fa seguito a una convenzione con l’università “La Sapienza” di Roma “per lo svolgimento dell’attività integrata di didattica, ricerca e assistenza”.

Il documento prevede di avviare un percorso di “clinicizzazione” di numerose UOC della ASL di Rieti, da “trasformare a direzione universitaria”. Cioè, nominando Direttori e anche Dirigenti medici di provenienza universitaria, selezionati in base a criteri esclusivamente accademici, senza le abituali e regolari procedure concorsuali. Ciò in almeno 10 reparti (dalla Medicina interna alla Chirurgia generale fino all’Ortopedia, per fare alcuni esempi) dell’Ospedale San Camillo de Lellis.

Hanno firmato il documento: Pierino Di Silverio – ANAAO ASSOMED, Guido Quici – CIMO-FESMED, Vincenzo Bottino – ACOI, Francesco Dentali – FADOI.

Dirigenti medici di provenienza universitaria, non è questo il metodo

L’iniziativa non ha alcun valore di razionalizzazione gestionale, ma è invece criticabile sia sul piano strettamente sindacale sia su quello scientifico e professionale. Sebbene sia stata approvata per la ASL di Rieti, rischia di diventare un vulnus e un grave precedente per tutto il SSN.  In primis, perché si crea una inutile rivalità con la Sanità regionale, che sarebbe di fatto commissariata dall’Università in una vasta area della Regione. In secondo luogo perché quello proposto non è il metodo più appropriato per scegliere i direttori di reparto degli ospedali. Questi ultimi, infatti, devono essere selezionati in base a procedure rigorose che facciano emergere le migliori professionalità disponibili, a prescindere dalla provenienza dei candidati. L’auspicio è che vengano sempre premiati merito e capacità e non il solo ruolo accademico.

Gli ospedali vengono consegnati alle Università

«I nostri ospedali hanno all’interno Direttori e Dirigenti medici che, con grande competenza, professionalità e risultati clinici eccellenti e ben documentabili, garantiscono la continuità delle cure». È quanto affermano in un comunicato ANAAO ASSOMED, CIMO-FESMED, ACOI, e FADOI. «E sono anche in grado di offrire ai medici specializzandi e alla rete formativa universitaria percorsi professionalizzanti di elevata qualità. Ciò oltre alla necessaria casistica e all’esperienza che nessuna cattedra universitaria può fornire».

In altre parole, sono gli ospedalieri che dovrebbero essere maggiormente e direttamente coinvolti nella formazione del personale sanitario. Questo in una logica moderna, efficace ed efficiente, di Ospedale d’insegnamento, come già accade in alcune realtà nazionali ed in molte all’estero.   
La cosiddetta “clinicizzazione” è un inganno. Con questa pratica, interi ospedali vengono consegnati alle Università, che li occupano nominando “ad personam” professori a capo di reparti e unità operative.  

Difendere l’autonomia e il ruolo del SSN

Per contrastare questo progetto, le sigle prevedono ricorsi sul piano sindacale e legale. Ma anche iniziative da parte delle Società Scientifiche che sono i garanti della qualità scientifica e professionale dei loro associati. Lo scopo è difendere il ruolo, la dignità, l’esperienza, la storia personale dei medici ospedalieri, ai quali si rischia di togliere o di ridurre diritti acquisiti. Si rischia anche di limitare il ruolo attuale e le aspirazioni di ognuno a una normale, regolare evoluzione professionale e di carriera.  

Si tratta in definitiva di difendere autonomia e ruolo del SSN, ma soprattutto la salute dei cittadini e la qualità delle cure.

Le sigle sindacali invitano il presidente Francesco Rocca, garante del Servizio Sanitario del Lazio, a riflettere meglio su questo atto aziendale. 

L’ACOI ha già impugnato due atti aziendali

Nei giorni scorsi, inoltre, l’ACOI ha impugnato gli atti aziendali dell’Asl Rieti e dell’Azienda ospedaliera di Cosenza. E ha notificato due ricorsi amministrativi contro gli atti aziendali della Asl di Rieti (Straordinario al Presidente della Repubblica) e dell’Azienda Ospedaliera di Cosenza (TAR Calabria). Atti che, a giudizio dell’ACOI, «offendono e impediscono le carriere agli aiuti del presidio ospedaliero dell’Asl di Rieti e di quelli della AO di Cosenza. E rendono evanescente la formazione degli studenti in medicina, rispettivamente dell’Università ‘La Sapienza di Roma’ e dell’Università della Calabria (UNICAL), e dei loro specializzandi. Ambedue gli atti aziendali – e tutti gli atti regionali, aziendali e universitari ad essi preordinati – violano le norme nazionali sulla formazione universitaria. Questi sono rimessi alla competenza dello Stato».

ACOI: “Sospendere l’efficacia degli atti impugnati”

L’ACOI chiede anche di sospendere l’efficacia degli atti impugnati. Questo «per il grave danno che potrebbero, di conseguenza, subire le persone che decideranno di rimettersi alle cure dei rispettivi nosocomi. Ciò in quanto gli stessi hanno già maldestramente affidati i primariati medico-chirurgici attraverso nomine di professori universitari senza concorso pubblico. Esponendo, così, da tempo gli individui a verosimili rischi di danno psico-fisico. Una opzione, questa, consentita solo alle AOU. Un difetto grave nelle designazioni di responsabilità di importanti UOC. Difetto che potrebbe aver riguardato, presumibilmente, conferimenti di primariati a personale medico possibilmente non attrezzato della necessaria esperienza, soprattutto chirurgica».

L’ACOI fa sapere che «produrrà ogni intervento di tutela dei chirurghi ospedalieri in tutte le sedi, ove i loro diritti e le loro aspettative saranno violati. E si impegnerà per la regolarizzazione delle 30 sedicenti AOU operanti nel Paese senza essere provviste di Dpcm. Ciò a salvaguardia della corretta formazione universitaria e degli specializzandi esclusivamente rimessa dal legislatore alle Aziende Ospedaliere Universitarie».