Uno studio multicentrico sull’Mpox coordinato dallo Spallanzani di Roma e dal San Raffaele di Milano documenta l’associazione tra carica virale e gravità della malattia.

Pubblicato su eBioMedicine del Gruppo Lancet, lo studio ha osservato 541 pazienti su un totale di 1056 casi segnalati ad oggi in Italia.

«Il risultato principale è che una carica virale del virus Mpox più elevata nel tampone faringeo è risultata associata a un decorso più grave». Così Valentina Mazzotta dell’UOC Immunodeficienze virali dell’INMI Spallanzani,una delle due prime autrici dello studio. «Altri fattori associati a una maggiore gravità sono l’etnia caucasica, un esordio con febbre, la presenza di interessamento del cavo orale. Ed anche di lesioni intorno all’ano e di una linfoadenopatia. Mpox – conclude Mazzotta – ha una durata più prolungata in caso di localizzazione ano-rettale, oro-faringea, in caso di eruzione cutanea estesa. E nelle persone con HIV con grave immunodeficienza».

Mpox, un’emergenza di salute pubblica internazionale   

L’Mpox (precedentemente denominato monkeypox o vaiolo delle scimmie), sembra si stia diffondendo prevalentemente attraverso contatti sessuali. Dopo un periodo di incubazione che può variare da 5 a 21 giorni, la malattia è generalmente caratterizzata da una fase prodromica. Compaiono febbre, intensa cefalea (generalizzata o frontale), linfoadenopatia (linfonodi ingrossati), mal di schiena, mialgia e astenia (debolezza). La linfoadenopatia è una caratteristica distintiva del vaiolo delle scimmie rispetto ad altre malattie che inizialmente possono apparire simili (per esempio la varicella).

Si manifesta anche un’eruzione cutanea che di solito si presenta entro 1-3 giorni dalla comparsa della febbre, iniziando dal viso (coinvolto nel 95% dei casi). Si diffonde poi ad altre parti del corpo, soprattutto alle estremità. Possono essere coinvolte anche le mucose orali (nel 70% dei casi), i genitali (30% dei casi) le congiuntive (20%). Il coinvolgimento oculare può portare a ulcere corneali e cecità.

Carica virale elevata e maggiore gravità di malattia

Gli esperti del Dipartimento di Malattie Infettive dell’Istituto Superiore di Sanità (ISS) hanno spiegato già nelle scorse settimane cosa sapere su questo virus.Si tratta di una malattia virale causata dal virus del vaiolo delle scimmie (mpoxv), un orthopoxvirus della stessa famiglia del vaiolo (poxviridae). Ora, lo studio coordinato dallo Spallanzani e dal San Raffaele ha documentato l’associazione tra carica virale elevata e maggiore gravità di malattia.

«L’associazione è la prima documentata in letteratura e dimostra che un virus altamente replicante impatta in modo significativo sulla morbilità di Mpox». Lo afferma Andrea Antinori, Direttore del Dipartimento clinico dell’INMI Spallanzani.

Questi risultati «possono essere trasferibili anche al contesto della nuova variante emergente di virus Mpox. Suggeriscono che il controllo della replicazione virale come avviene nella persona vaccinata in cui si stimola una potente risposta immunitaria anti-virale, può, avere un valore protettivo dall’infezione. Non solo, può anche proteggere dalla malattia grave».

Lo studio è una speranza per il futuro prossimo

Il 14 agosto 2024 è stata dichiarata un’Emergenza di salute pubblica internazionale per l’Mpox. Si tratta della seconda dichiarazione in due anni. Desta preoccupazione l’emergere di un nuovo sottotipo di Mpox, la sua rapida diffusione nella parte orientale della Repubblica Democratica del Congo e la segnalazione di casi nei paesi vicini.

Lo studio effettuato dallo Spallanzani e dal San Raffaele costituisce una speranza per il futuro prossimo.

«La pubblicazione di questi dati è una testimonianza concreta della presenza di centri di eccellenza sul territorio italiano». Sono le parole di Antonella Castagna, primario di Malattie Infettive all’IRCCS Ospedale San Raffaele. «I centri hanno saputo gestire il focolaio epidemico del 2022 in modo efficace e culturalmente produttivo all’interno del network solido della fondazione Icona», conclude l’esperta.