Molte persone si sentono irritate o distratte dalla vista di qualcuno che si agita nervosamente. Questa reazione potrebbe essere dovuta a una condizione chiamata misocinesia, che significa letteralmente “odio per i movimenti”. Secondo una ricerca dell’Università della Columbia Britannica (UBC), il fenomeno, colpisce circa una persona su tre a livello globale. Questa condizione può avere un impatto significativo sulla vita quotidiana di chi ne soffre

La scoperta della misocinesia e il suo nome

La misocinesia è una reazione emotiva negativa alla vista di movimenti ripetitivi compiuti da altre persone, come il tamburellare delle dita o l’agitarsi di un piede.

Il termine “misocinesia” è stato coniato per descrivere specificamente questa reazione negativa ai movimenti. Tuttavia, le radici del fenomeno potrebbero essere legate a meccanismi neurologici simili a quelli della misofonia. Anche se la seconda è stata descritta per la prima volta negli anni ‘90, la misocinesia ha ricevuto meno attenzione fino agli studi recenti. L’esplorazione delle cause neurologiche di queste risposte potrebbe essere fondamentale per comprendere meglio entrambi i fenomeni. Cerchiamo di capire meglio.

Cos’è la misocinesia?

La misocinesia è definita come una reazione emotiva negativa alla vista di movimenti ripetitivi compiuti da altre persone, come il tamburellare delle dita o l’agitarsi di un piede. Questa condizione si differenzia dalla misofonia, che riguarda invece la reazione a suoni ripetitivi fastidiosi. La misocinesia era poco conosciuta fino a qualche anno fa, quando un team di ricercatori dell’University of British Columbia di Vancouver, Canada (UBC), guidato dallo psicologo Sumeet Jaswal, ha deciso di esplorare scientificamente il fenomeno. «Sorprendentemente, la ricerca scientifica sull’argomento è carente»

Quanto è diffusa la misocinesia?

Secondo la ricerca condotta da Jaswal e dal suo team, la misocinesia è molto più comune di quanto si pensasse inizialmente. Gli esperimenti hanno coinvolto oltre 4.100 partecipanti, tra studenti universitari e adulti della popolazione generale. Dai risultati è emerso che circa il 33% delle persone ne potrebbe essere affetto, con livelli che variano da lievi a gravi. «Abbiamo scoperto che circa un terzo ha riferito di sé un certo grado di sensibilità alla misocinesia ai comportamenti ripetitivi e irrequieti degli altri incontrati nella loro vita quotidiana», hanno dichiarato i ricercatori. Questo suggerisce che la misocinesia non è un fenomeno isolato, ma una reazione comune che molte persone sperimentano senza nemmeno rendersene conto.

L’Impatto della misocinesia sulla vita quotidiana

Per le persone che soffrono di questo disturbo, gli effetti possono essere significativi. I sintomi includono irritazione, ansia e frustrazione quando si vedono movimenti ripetitivi. Il che può ridurre il piacere di stare in ambienti sociali o di lavoro. Come spiega Todd Handy, psicologo dell’UBC coinvolto nello studio, «Alcuni perseguono anche meno attività sociali a causa della condizione». Questo perché la misocinesia può rendere difficile la concentrazione o il relax in presenza di movimenti distrattivi, influenzando negativamente le interazioni sociali e le prestazioni lavorative. Ma quali sono le cause alla base di questo disturbo?

Le cause della misocinesia: una questione di empatia?

Una delle ipotesi avanzate dai ricercatori per spiegare la misocinesia riguarda i cosiddetti “neuroni specchio”, cellule cerebrali che si attivano sia quando compiamo un’azione sia quando vediamo qualcun altro compierla. Jaswal sottolinea che «questi neuroni si attivano quando ci muoviamo, ma si attivano anche quando vediamo gli altri muoversi… Ad esempio, quando vedi qualcuno farsi male, potresti anche rabbrividire, poiché il loro dolore si rispecchia nel tuo stesso cervello». In altre parole, le persone con misocinesia potrebbero inconsciamente “rispecchiare” il disagio o l’ansia di chi si agita, provando a loro volta emozioni simili.

Prospettive future

Nonostante i progressi nella comprensione di questa condizione, molte domande restano ancora senza risposta. Ad esempio, i test condotti finora non hanno trovato prove solide che colleghino la sensibilità visivo-attentiva alla misocinesia, suggerendo che altri meccanismi potrebbero essere in gioco. «Siamo ancora all’inizio dell’esplorazione di dove la misocinesia può scaturire a livello cognitivo», sottolinea Jaswal.

Ma una cosa è certa, si tratta di un disturbo più comune di quanto si pensasse, e molte persone potrebbero soffrirne senza saperlo. Handy lancia quindi un appello a chi ne è affetto «Non siete soli. La vostra sfida è comune ed è reale. Con ulteriori ricerche, speriamo di comprendere meglio questo fenomeno e trovare modi per aiutare chi ne è affetto a gestire i suoi effetti nella vita quotidiana».

Fonte

Scientific Reports