Negli ultimi anni, le microplastiche sono diventate un argomento di crescente preoccupazione per la salute pubblica. Questi minuscoli frammenti, derivati dalla degradazione di materiali plastici più grandi, sono stati trovati in ambienti naturali e organismi viventi. Una ricerca condotta in Cina ha rivelato che queste particelle sono presenti anche nei coaguli di sangue rimossi chirurgicamente dalle arterie del cuore e del cervello, nonché dalle vene profonde delle gambe
Cosa sono le microplastiche?
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Le microplastiche sono minuscole particelle di plastica di dimensioni inferiori a 5 millimetri. Questi frammenti si formano dalla degradazione di oggetti di plastica più grandi, come bottiglie, sacchetti e tessuti sintetici. A causa delle loro dimensioni ridotte, possono facilmente infiltrarsi nell’ambiente, contaminando il suolo, l’acqua e l’aria. Possono quindi entrare nel corpo umano attraverso l’ingestione di cibo e acqua contaminati o attraverso l’inalazione di particelle sospese nell’aria. Una volta all’interno del corpo, queste particelle possono accumularsi nei tessuti e negli organi, con potenziali effetti negativi sulla salute.
Microplastiche nei coaguli di sangue
Lo studio cinese ha identificato nei coaguli di sangue gli stessi tipi di plastiche riscontrati in uno studio italiano sulle placche arteriose: il cloruro di polivinile (PVC) e il polietilene (PE). Questo risultato non sorprende, dato che il PVC, spesso utilizzato nell’edilizia, e il PE, principalmente usato per bottiglie e sacchetti, sono tra le plastiche più comunemente prodotte.
La ricerca è stata condotta su un piccolo campione di soli trenta pazienti e, sebbene meno estesa rispetto a un’indagine precedente, che aveva coinvolto 257 pazienti seguiti per 34 mesi, ha comunque fornito dati significativi.
Profilo dei pazienti coinvolti nello studio sulle microplastiche
I partecipanti allo studio (età media 65 anni) erano stati sottoposti a interventi chirurgici per rimuovere coaguli di sangue dopo aver subito un ictus, un infarto o una trombosi venosa profonda, una condizione in cui i coaguli si formano nelle vene profonde, tipicamente delle gambe o del bacino. I pazienti presentavano vari background di salute e stili di vita, come fumo, consumo di alcol, ipertensione o diabete. Tutti utilizzavano quotidianamente prodotti in plastica e il gruppo era equamente suddiviso tra aree rurali e urbane.
Utilizzando tecniche di imaging chimico a infrarossi e altri metodi, i ricercatori hanno rilevato microplastiche di varie forme e dimensioni in ventiquattro dei trenta coaguli di sangue esaminati, con concentrazioni variabili. Questo indica che la loro presenza non è un fenomeno isolato, ma piuttosto diffuso tra i pazienti con gravi condizioni cardiovascolari.
Ulteriori dettagli
Il nuovo studio ha rilevato anche la presenza di poliammide 66 nei coaguli, una plastica comune utilizzata in tessuti e abbigliamento. Tra i quindici tipi di plastiche identificati nello studio, il PE è risultato essere il più comune, rappresentando il 54% delle particelle analizzate. Questa predominanza del PE riflette il suo ampio utilizzo quotidiano e la sua diffusione nell’ambiente.
Correlazione con i livelli di D-dimero
I ricercatori hanno inoltre scoperto che i pazienti con livelli più elevati di microplastiche nei coaguli di sangue presentavano anche livelli più alti di D-dimero rispetto ai pazienti senza microplastiche nei trombi. Utile precisare che il D-dimero è un frammento proteico rilasciato quando i grumi si scompongono e normalmente non è presente nel plasma. Livelli elevati di D-dimero in un esame del sangue rappresentano pertanto un campanello d’allarme.
Necessità di ulteriori ricerche
Sebbene lo studio offra spunti interessanti, sono necessarie ulteriori ricerche per approfondire la questione. La ricerca, infatti, non ha misurato le microplastiche nel sangue dei pazienti e, essendo uno studio osservazionale, può solo indicare possibili collegamenti, non cause certe.
«Tali scoperte suggeriscono che le microplastiche potrebbero rappresentare un potenziale fattore di rischio associato alla salute vascolare», scrivono Tingting Wang, clinico-scienziato del First Affiliated Hospital del Shantou University Medical College in Cina, e i suoi colleghi nel loro articolo. Essi sottolineano l’urgenza di future ricerche con un campione di dimensioni maggiori per identificare le fonti di esposizione e confermare le tendenze osservate nello studio.
Preoccupazioni crescenti
«A causa dell’ubiquità delle microplastiche nell’ambiente e nei prodotti di uso quotidiano, l’esposizione umana a queste particelle è inevitabile», avvertono Wang e i suoi colleghi. «Di conseguenza, gli inquinanti microplastici hanno suscitato una crescente preoccupazione a causa della loro diffusa presenza e delle potenziali implicazioni per la salute».
Fonte
eBioMedicine