marina bis

Sono arrivate le motivazioni della condanna degli alti ufficiali della Marina Militare del processo Marina Bis. Il procedimento penale voleva giustizia per la morte di decine e decine di militari, personale civile, e di impiegati nelle unità navali e a terra.

La III sezione penale della Corte di Appello di Venezia nei giorni scorsi ha depositato le motivazioni della sentenza n. 2512/2022, che aveva condannato i militari per omicidio colposo. I vertici della Marina militare “sapevano – sottolinea il collegio – della pericolosità dell’asbesto; ed erano già a disposizione dispositivi di protezione quali mascherine e sistemi di aereazione mai utilizzati”.

Marina Bis, la storia del processo per gli ex ammiragli

In primo grado per tutti gli imputati c’era stata l’assoluzione da parte del Tribunale di Padova. L’incertezza della diagnosi e del nesso causale avevano influenzato la sentenza dei giudici, che avevano anche scusato il comportamento degli ufficiali e responsabili per presunta carenza dei fondi per la bonifica.

Un vero e proprio colpo di spugna non condiviso sia dall’avv. Ezio Bonanni, presidente dell’Osservatorio Nazionale Amianto, che dallo stesso Procuratore Generale di Venezia, Federico Prato, che hanno impugnato l’assoluzione“, si legge in una nota dell’ONA. Ha anche spiegato l’associazione: “Il giudizio si è celebrato presso la Corte di Appello di Venezia con il rinnovo dell’istruttoria dibattimentale con una cosiddetta super perizia che ha smascherato la Marina Militare rispetto alle precise responsabilità legate alla vera e propria epidemia di malattie asbesto correlate“.

Nel giugno 2022 si è così disposta la condanna degli ex ammiragli della Marina Militare per la presenza di amianto sulle navi.

Fondamentale è risultata poi la perizia che il giudice di primo grado ha negato. Il collegio per questo ha nominato Dario Consonni e Bruno Murer, massimi esperti della materia che, nella loro relazione, hanno evidenziato le errate conclusioni cui era pervenuto il primo giudice ritenendo che soltanto tre parti lese fossero decedute a causa di mesotelioma. Altro errore del giudice di primo grado, sempre secondo i giudici di Appello, è l’assoluzione degli imputati perché non avrebbero avuto il denaro necessario per le bonifiche. In realtà, fa presente il collegio: “piuttosto la loro responsabilità starebbe nella mancata informazione dei rischi, nel mancato utilizzo dei dispositivi di protezione e di misure volte a limitare le esposizioni. Tutti comportamenti che potevano essere attuati a costo zero e che erano un esatto dovere dei responsabili”.

L’amianto sulle navi della Marina e le condanne

Il primo opuscolo informativo sull’amianto è stato stampato e diffuso nel 2007; un dato che non regge il confronto con la marina militare inglese, che lo aveva predisposto già dal 1970; né con quella americana che addirittura lo aveva distribuito sin dal 1943.

I ritardi della Marina militare italiana sono palesi. Per tutti questi motivi, Agostino di Donna è stato condannato a 2 anni di reclusione; Angelo Mariani e Guido Venturoni alla pena di 1 anno e 6 mesi; e Sergio Natalicchio a 1 anno di reclusione. Tutti, inoltre, hanno subìto la condanna in solido al responsabile civile Ministero della Difesa; al risarcimento dei danni a favore delle parti civili costituite, ed al pagamento di una provvisionale immediatamente esecutiva pari a 50mila euro ad erede.