Confermata dalla Corte di Cassazione, IV sezione penale, nell’ambito del processo Marina Bis, la condanna a due anni per l’ammiraglio Agostino Di Donna. La sentenza è per la morte di un militare, Giovanni De Martino, provocata da un adenocarcinoma polmonare per esposizione ad amianto.
De Martino fu in servizio in Marina tra il 1957 e il 1993. La sua mansione era quella di meccanico navale: stava alle caldaie, era guardia macchina ed era addetto alle motrici. Tutte attività con alta esposizione ad asbesto. Per il marinaio, prima la diagnosi di tumore del polmone; dopo pochi mesi il decesso.
L’udienza si è tenuta in presenza davanti ai giudici di Cassazione, nonostante la riforma Cartabia preveda la forma scritta. Gli avvocati degli imputati e l’avv. Ezio Bonanni, presidente dell’Osservatorio nazionale amianto, hanno infatti presentato istanza di discussione orale.
Prima condanna definitiva un ammiraglio della Marina
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La Cassazione in pratica ha rigettato il ricorso presentato dagli avvocati dei vertici della Marina, e dal responsabile civile, il ministero della Difesa, contro la sentenza della Corte di Appello di Venezia del 22 giugno 2022.
Di Donna è stato direttore generale Marispesan dal 01.01.1983 al 31.12.1987 e del Difesan dal 01.01.1988 al 31.12.1990. Era accusato di avere esposto i militari a polveri e fibre di amianto, nelle basi a terra e nelle unità navali della Marina Militare Italiana, senza le dovute precauzioni e dispositivi di protezione.
Di fatto gli ermellini hanno confermato la sussistenza dell’omicidio colposo per l’imputato. “Al di là dell’annullamento di alcune statuizioni – ha commentato Bonanni, che assiste i familiari di 3 delle vittime – è quindi confermata la sussistenza del reato di omicidio colposo, in relazione all’esposizione, diretta, indiretta e per contaminazione degli ambienti, e della violazione dei doveri anche della stessa Marina Militare che avrebbe dovuto evitare ogni forma di esposizione all’amianto killer”.
“È la prima volta – ha aggiunto il presidente Ona – che un alto ufficiale della Marina Militare, e la stessa Forza Armata come responsabile civile, abbiano ricevuto la condanna definitiva per il reato di omicidio colposo, con violazione delle regole cautelari. Ricordiamo che è ancora pendente in indagini il procedimento Marina ter, nel quale già nel 2018, erano confluite 1100 posizioni di vittime di amianto in Marina Militare. Di Donna è stato ritenuto colpevole in via definitiva dalla Suprema Corte di Cassazione ed è quindi il punto fermo che permette di dare una speranza di giustizia a tutti coloro che nelle Forze Armate sono stati esposti ad amianto, si sono ammalati, o sono deceduti”.
Sentenza di appello annullata per altri 7 casi
Per altri sette casi del Marina Bis invece la sentenza della Corte di Appello di Venezia è stata annullata dalla Cassazione, Si tratta dei decessi di Barbera, Battistini, Caserta e Sorgente: tutto rinviato alla Corte di Appello di Venezia. La Suprema Corte ha inoltre annullato senza rinvio per il decesso di Renzoni, per intervenuta prescrizione. Annullati, infine, anche gli effetti civili per i casi di Grasso, Pertosa e Renzoni, con rinvio ad un’altra sezione della Corte di Appello di Venezia.
Nonostante questi annullamenti, “è un risultato molto importante – ha spiegato Bonanni – perché è confermato l’impianto accusatorio della sentenza relativo all’uso dell’amianto senza prevenzione e protezione”. Per il presidente dellìOna infatti “è un punto fermo che permette di dare speranza di giustizia a tutti coloro che nelle Forze Armate sono stati esposti ad amianto, si sono ammalati, o sono deceduti”.
Marina Bis, cancro in fumatore e amianto: nesso riconosciuto
C’è un altro importante punto che emerge dalla Cassazione. I difensori infatti negavano che, scientificamente, ogni esposizione sia rilevante e che possa anticipare il decesso. Quest’ultima tesi, invece, è stata sostenuta dall’accusa. Il punto cardine della sentenza definitiva è stato invece proprio il riconoscimento del nesso causale fra esposizione ad amianto ed insorgenza del carcinoma polmonare, in un soggetto fumatore. La difesa contestava ai giudici di Appello la scelta di aderire alla teoria dell’effetto acceleratore.
“Le patologie legate all’amianto sono diverse” – spiega l’Osservatorio nazionale amianto in una nota. “Prima tra tutte purtroppo il mesotelioma. I casi sono registrati in Italia, dal 1992, nel VII Rapporto ReNaM, ma non sono completi. Le vittime dell’amianto sono di più rispetto al numero ufficiale, per diversi motivi. In particolare perché per decenni l’Inail non ha considerato nel conteggio le altre patologie, pure molto gravi, legate a questo minerale. Per approfondire il tema è possibile leggere il testo del presidente Ona, avv. Bonanni: “Il libro bianco delle morti di amianto in Italia – ed. 2022“. Per contribuire alla mappatura e aiutare le bonifiche i cittadini possono invece segnalare i siti contaminati con la App dell’Ona“.