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In piedi, costruttori di pace!” è l’appello unanime e deciso al quale hanno aderito le centinaia di persone che stanno partecipando alla Marcia Perugia Assisi per la pace. Lo pronunciò per la prima volta nell’86 nell’arena di Verona, al Convegno per la pace, don Tonino Bello.

Ad un anno esatto dallo scoppio del conflitto in Ucraina, la data scelta è simbolica, ma la mobilitazione è contro tutte le guerre.

In piedi vogliamo restare nella notte simbolo di questa terza guerra mondiale in cui siamo stati trascinati. Svegli, in piedi, in cammino per contrastare il virus congelante dell’impotenza che si sta impossessando di tante persone“. Lo ha spiegato Flavio Lotti, coordinatore della Marcia Perugia – Assisi, in un articolo pubblicato su Il Manifesto. “Svegli perché non possiamo dormire sonni tranquilli mentre si sta consumando questa tragedia. In piedi perché non c’è altro modo per aprire «le porte della notte» che oggi ci imprigionano. In cammino perché dobbiamo reagire all’immobilismo e alla rassegnazione generale; perché dobbiamo fermare l’escalation, ottenere il cessa-il-fuoco, scongiurare il disastro totale, perché la pace va ricercata anche quando il buio si sta facendo pesto“.

Marcia Perugia Assisi, in migliaia contro tutte le guerre

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Un momento della marcia notturna Perugia Assisi (fonte: FB)

I marciatori sono partiti a mezzanotte da Perugia, dai Giardini del Frontone, per una camminata in notturna. Un evento straordinario, voluto in concomitanza del primo anniversario della guerra in Ucraina e che precede l’appuntamento del 21 maggio 2023, quando si terrà la marcia diurna.

I marciatori hanno percorso le strade dell’Umbria per arrivare intorno alle sei di questa mattina ad Assisi, alla Basilica di San Francesco. Hanno voluto mettersi dalla parte delle vittime, marciando di notte per provare in modo simbolico anche loro il freddo e la stanchezza, l’incertezza e il maltempo.

Chi sono le vittime? Quelle di tutte le guerre. “Tutti i bambini, le donne, gli uomini, gli anziani, ucraini e russi, civili e soldati mandati al macello in questo ma anche in tutti gli altri buchi neri del mondo che fatichiamo persino ad elencare: Siria, Yemen, Libia, Palestina, Myanmar, Afghanistan, Iraq, Etiopia, Somalia, Sudan, Sud Sudan, Kurdistan, Repubblica Democratica del Congo, Repubblica Centrafricana, Camerun, Burkina Faso, Sahel, Mali, Costa d’Avorio, Niger, Nigeria, Costa D’Avorio, Mozambico, Sahara Occidentale, Colombia… La guerra è dappertutto e noi, che da un anno stiamo facendo i conti con il suo ritorno in Europa, non possiamo più permetterci di ignorarlo“.