«Il Disegno di Legge sulla Manovra 2025 – ha dichiarato Nino Cartabellotta, Presidente della Fondazione GIMBE – è molto lontano dalle necessità della sanità pubblica. Le risorse stanziate non bastano a risollevare un Servizio Sanitario Nazionale (SSN) in grave affanno. Sono ampiamente insufficienti per finanziare tutte le misure previste dalla Manovra e mancano all’appello priorità rilevanti per la tenuta della sanità pubblica».
Queste le criticità principali emerse dall’audizione della Fondazione GIMBE presso le Commissioni Bilancio riunite di Camera e Senato. Cartabellotta ha invitato a non utilizzare la sanità come terreno di scontro politico ed ha avanzato proposte concrete per il rifinanziamento del Fondo Sanitario Nazionale (FSN).
Fondo sanitario nazionale, crescita insufficiente
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«Innanzitutto – ha spiegato Cartabellotta – il titolo dell’art. 47 “Rifinanziamento del Fabbisogno Sanitario Nazionale Standard” e ancor più le modalità con cui vengono presentati gli importi sono fuorvianti. Vengono riportati solo gli incrementi cumulativi del FSN, anziché le risorse aggiunte annualmente, con la relativa rideterminazione del FSN».
Cartabellotta ha, così, proposto di rinominare l’art. 47 in “Fabbisogno Sanitario Nazionale Standard” e di esplicitare per ciascun anno sia l’incremento in valore assoluto, sia l’importo rideterminato del FSN.
La Fondazione ha evidenziato come la crescita del FSN sia nettamente insufficiente rispetto alle difficoltà della sanità pubblica di garantire in maniera equa il diritto alla tutela della salute.
Cartabellotta ha fatto notare la chiara riduzione degli investimenti per la sanità rispetto alla ricchezza prodotta dal Paese. Segno, questo, che il rafforzamento del SSN e la tutela della salute non sono una priorità nemmeno per l’attuale Governo.
Manovra 2025, in calo la quota di PIL alla sanità
L’aumento progressivo del FSN in valore assoluto, sempre più sbandierato come un grande traguardo, è in realtà una mera illusione. Questo perché la quota di PIL destinata alla sanità cala inesorabilmente. Ad eccezione degli anni della pandemia quando i finanziamenti straordinari per la gestione dell’emergenza e il calo del PIL nel 2020 hanno mascherato il problema. E con la Manovra 2025 si scende addirittura sotto la soglia psicologica del 6%, toccando il minimo storico.
«Questo trend – ha osservato Cartabellotta – riflette il continuo disinvestimento dalla sanità pubblica, avviato nel 2012 e perpetrato da tutti i Governi».
Dall’analisi dettagliata delle misure previste dall’art. 47 della Manovra 2025, emerge un netto divario con le risorse stanziate.
Escluse dalla Manovra priorità cruciali
Le misure previste dalla Manovra per il periodo 2025-2030 hanno un impatto di oltre € 29 miliardi. Le risorse stanziate ammontano a circa € 10,2 miliardi. Il divario sfiora i € 19 miliardi il SSN è già in affanno. Anche le Regioni più virtuose, dunque, faticheranno a implementare le misure disposte dalla Manovra e dovranno tagliare i servizi e/o aumentare le imposte regionali
«Dalla Manovra 2025 – ha rilevato Cartabellotta – restano escluse priorità cruciali per la tenuta del SSN. Il piano straordinario di assunzione medici e infermieri, l’abolizione del tetto di spesa per il personale e risorse adeguate per restituire attrattività al SSN. Mancano risorse per ridurre/abolire il payback sui dispositivi medici e per gestire il continuo sforamento del tetto di spesa della farmaceutica diretta».
I “nuovi” LEA per le prestazioni specialistiche e protesiche, attesi da 8 anni, rischiano di slittare oltre il 1° gennaio 2025, per esiguità delle risorse stanziate.