Oggi i bambini crescono in un mondo caratterizzato dall’immediatezza: con un clic ottengono giochi, video, app. Quante volte, infatti, entrando in un negozio, un bambino guarda il genitore e chiede: “Me lo compri?”. È una scena quotidiana, più di un semplice capriccio che racchiude un’importante occasione educativa.
Il denaro non è solo un mezzo di scambio, ma diventa un linguaggio attraverso cui trasmettere regole, valori, capacità di desiderare e di attendere. La possibilità di avere “tutto e subito” rischia però di spegnere il desiderio. E di ridurre il valore delle cose, di far vivere i beni come semplici oggetti di consumo. Desiderare, invece, è fondamentale: significa immaginare, sognare, porsi obiettivi e sviluppare motivazione. Il desiderio ha bisogno di tempo, di attesa, di un percorso che renda l’esperienza dell’ottenere qualcosa di ancora più significativo.
I genitori non devono cedere troppo spesso alle richieste
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Se i genitori cedono troppo spesso alle richieste, il rischio è di crescere bambini abituati a non tollerare la frustrazione. Incapaci, dunque, di rimandare la gratificazione e poco consapevoli del valore di ciò che hanno. «Allo stesso modo, reprimere o svalutare ogni desiderio – facendoli sentire in colpa per il volere “di più” – può togliere loro la possibilità di sognare e progettare». È quanto dichiara Martina Cantini, psicologa psicoterapeuta, servizio di Psicologia ospedaliera AOU Meyer Irccs. «È quindi importante accogliere i desideri, ascoltarli, dare loro dignità, ma senza trasformarli automaticamente in acquisti immediati. Un modo pratico è creare un “quaderno dei desideri”: uno spazio in cui i bambini possano annotare, disegnare o incollare immagini di ciò che vorrebbero. Questo rituale li aiuta a dare forma ai propri sogni, a coltivare l’attesa e a distinguere tra ciò che si desidera oggi e ciò che rimane importante nel tempo».
Adolescenti: discutere sui desideri, ma non assecondarli subito
Anche negli adolescenti, accogliere e discutere i desideri senza giudicarli né assecondarli subito, permette di mantenere viva la motivazione. Eal tempo stesso di educare alla realtà dei limiti.
«In questo quadro – prosegue Cantini – l’educazione finanziaria diventa un tassello fondamentale. Non si tratta di fornire nozioni tecniche, ma di insegnare a distinguere bisogni e desideri, a pianificare, a rinviare la gratificazione. La famiglia può trasformarsi in un vero “laboratorio finanziario” quotidiano, dove si parla insieme di spese e risparmi. Dove si riflette sulle priorità, si decide se comprare subito o attendere. Piccoli strumenti come il salvadanaio in età prescolare o la paghetta negli anni successivi aiutano a sperimentare la gestione delle risorse, a fare scelte e a comprenderne le conseguenze».
Il “no” motivato è parte integrante del processo di crescita
Imparare ad attendere, a dire dei no motivati, a sperimentare anche piccole frustrazioni è parte integrante del processo di crescita.
«Come sottolineano gli studi di psicologia dello sviluppo, la capacità di autoregolazione non è innata. Ma si costruisce attraverso l’esempio degli adulti, le regole condivise e l’esperienza diretta. L’attesa non è una privazione, ma una palestra emotiva che insegna che ogni conquista ha un valore», conclude l’esperta.
Viviamo in un tempo in cui tutto sembra a portata di mano. Pertanto, educare i bambini al desiderio, alla pazienza e al valore delle cose significa offrire loro strumenti concreti per diventare adulti più consapevoli. Capaci, soprattutto, di scegliere e non solo di consumare.
