Le malattie del sistema circolatorio (malattie ischemiche e cerebrovascolari) rappresentano la principale causa di decesso in Italia e in Europa.
L’andamento temporale delle percentuali registra una riduzione costante degli anni di vita persi, con valori che rimangono più alti nel Sud e nelle Isole.
Negli ultimi vent’anni, tuttavia, si è ridotta di molto la mortalità per le malattie cardiovascolari in Italia, ma il calo non è stato uniforme su tutto il territorio nazionale. Le regioni del Sud hanno visto aumentare il divario con quelle del Nord, infatti nel Mezzogiorno sono maggiori i ricoveri (ad eccezione di quelli per l’ictus). Non solo, è aumentata la mortalità, ma anche il ricorso a cure fuori regione e i comportamenti sbagliati dal punto di vista della prevenzione.
È quanto emerge dal secondo rapporto del Gruppo di Lavoro su equità e salute nelle Regioni dell’Istituto Superiore di Sanità (ISS).
Malattie del sistema circolatorio e stili di vita
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In riferimento ai fattori di rischio comportamentali coinvolti nell’insorgenza delle malattie cardiovascolari, i dati non mostrano alcun reale miglioramento dal 2008 ad oggi. Ad eccezione del fumo di sigaretta, la quota di fumatori è, infatti, diminuita dal 30% al 24%, mentre la sedentarietà è aumentata dal 23% al 28%.
L’obesità (43% della popolazione, con il 33% di sovrappeso e il 10% di obesità) e il consumo di frutta e verdura peggiorano. Rimangono ampi il gradiente geografico, a sfavore del Sud Italia e le disuguaglianze sociali, a sfavore delle persone con maggiori difficoltà economiche o bassa istruzione.
L’analisi sull’andamento dei fattori di rischio fisiologici e bio-chimici evidenzia, sia per gli uomini che per le donne, una diminuzione della prevalenza di pressione elevata. Diminuzione che interessa anche l’ipertensione non diagnosticata, ma con differenze legate alla geografia e alla condizione sociale.
I ricoveri per infarto acuto del miocardio
Negli uomini, il tasso italiano di ricovero per infarto acuto del miocardio è sceso da 270,3 nel 2010 a 208,3 nel 2023 diminuendo di circa il 20%.
Nelle donne, si è passati da un tasso pari a 109,2 nel 2010 a 71,5 nel 2023 (-34%).
In entrambi i sessi le Regioni del Sud presentano i tassi più alti soprattutto nell’ultimo periodo.
Nel 2023, le popolazioni del Centro Italia presentano i tassi più bassi, seguiti dalle Regioni del Nord. Nel Sud e nelle Isole il tasso standardizzato è pari a 223,46 negli uomini e 78,29 nelle donne.
«Le variazioni regionali dipendono dalla prevalenza delle condizioni a rischio. E anche dalla disomogeneità dei modelli assistenziali e dalle risorse organizzative presenti nel territorio», dichiara il presidente dell’ISS Rocco Bellantone.
Mobilità regionale per interventi di bypass aortocoronarico
Il rapporto ha anche analizzato la mobilità regionale per l’intervento di bypass aortocoronarico che mostra livelli contenuti nel Nord del Paese.
Le Regioni del Centro fanno registrare un andamento più variabile nel tempo. Si è verificata una tendenza alla crescita a partire dal 2012, il raggiungimento di un picco nell’anno 2016 e poi una successiva riduzione.
Nel Sud, comprese le Isole, sono presenti livelli di mobilità sempre più elevati rispetto al Nord. Analizzando le singole Regioni, si evidenzia una importante eterogeneità con livelli di mobilità particolarmente elevati in alcune Regioni del Sud (Molise, Calabria e Basilicata). Ma anche in alcune del Nord come la Liguria e il Trentino-Alto Adige.
La Regione Calabria presenta tassi molto più elevati rispetto alla media nazionale in tutto il periodo analizzato. Il trend è stato in diminuzione fino al 2019 e una crescita importante è iniziata nell’anno pandemico e continuata nei due anni successivi.
Mobilità regionale per interventi sulle valvole cardiache
Per quanto riguarda gli interventi sulle valvole cardiache, le Regioni del Nord presentano livelli molto inferiori rispetto alla media nazionale in tutto il periodo analizzato. I valori si attestano tra il 9 e il 10%.
Al contrario, le Regioni del Sud mostrano sempre livelli dell’indice di fuga molto più alti rispetto alla media nazionale. Il picco è stato raggiunto nel 2014 con il 27%. Una riduzione si è, invece, verificata negli anni successivi, per arrivare negli anni post-pandemia a recuperare i livelli degli anni precedenti.
Negli ultimi vent’anni si è, tuttavia, osservata una progressiva riduzione della mortalità per le malattie del sistema circolatorio.