Il Ministero della Salute fornisce una valutazione dettagliata sull’erogazione dei Livelli Essenziali di Assistenza (LEA), che rappresentano le prestazioni sanitarie che tutte le Regioni e Province Autonome devono garantire, sia gratuitamente sia con il pagamento del ticket. Ebbene, solo tredici Regioni su venti hanno soddisfatto gli standard richiesti.
L’analisi ha altresì dimostrato che il divario tra le Regioni settentrionali e quelle meridionali si è ulteriormente ampliato
Dati 2022 sui Livelli Essenziali di Assistenza: aumenta il divario Nord-Sud e peggiora la situazione sanitaria
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Livelli Essenziali di Assistenza. La Fondazione GIMBE, come spiegato dal Presidente Nino Cartabellotta, ha condotto un’analisi approfondita per valutare la crescente frattura Nord-Sud nella garanzia del diritto alla salute, soprattutto alla luce della nuova legge sull’autonomia differenziata.
Dal 2020, la precedente “Griglia LEA” è stata sostituita dai 22 indicatori CORE del Nuovo Sistema di Garanzia (NSG), suddivisi in tre aree principali. Esse sono: prevenzione collettiva e sanità pubblica, assistenza distrettuale e assistenza ospedaliera. Ogni Regione può ottenere un punteggio da 0 a 100 in ciascuna di queste aree. Per essere considerata adempiente, una Regione deve raggiungere almeno 60 punti in tutte e tre le aree; se il punteggio è inferiore a 60 in anche solo una delle aree, viene considerata inadempiente.
Questa sostituzione ha introdotto un sistema di valutazione più dettagliato e rigoroso, che ha evidenziato ulteriormente le disparità regionali. Nel 2022, il numero delle Regioni che rispettano gli standard dei LEA è diminuito, passando da quattordici a tredici rispetto all’anno precedente. Quali Regioni hanno mantenuto il loro status di adempienti?
Si tratta di Basilicata, Emilia-Romagna, Friuli Venezia Giulia, Lazio, Liguria, Lombardia, Marche, Provincia Autonoma di Trento, Piemonte, Puglia, Toscana, Umbria e Veneto. Nessuna Regione è riuscita a passare da inadempiente ad adempiente, mentre l’Abruzzo è diventata inadempiente a causa di un punteggio insufficiente nell’area della prevenzione.
Attualmente, sette Regioni rimangono inadempienti: Campania, Molise e Provincia Autonoma di Bolzano, con punteggi insufficienti in una sola area; Calabria, Sardegna e Sicilia, con punteggi insufficienti in due aree; e la Valle D’Aosta, che ha registrato insufficienze in tutte e tre le aree. È importante notare che, al Sud, solo la Puglia e la Basilicata hanno ottenuto risultati sufficienti. Ad ogni modo, sono in posizioni arretrate rispetto agli standard nazionali.
La pagella GIMBE
Poiché il Ministero della Salute non fornisce un punteggio unico per la valutazione degli adempimenti LEA, la Fondazione GIMBE ha elaborato una classifica basata sulla somma degli score ottenuti nei tre principali settori assistenziali: area ospedaliera, distrettuale e prevenzione.
I risultati mostrano che quasi la metà delle Regioni ha registrato un calo delle performance rispetto all’anno precedente, con differenze significative. In particolare, Umbria (-0,03 punti), Sardegna (-3,57 punti), Campania (-4,47 punti), Liguria (-6,86 punti), Lazio (-8,06 punti), Marche (-14,7 punti), Molise (-17,48 punti), Friuli Venezia Giulia (-23,13 punti), Calabria (-24,74 punti) e Abruzzo (-30,86 punti) hanno visto una diminuzione nei loro punteggi totali.
Questa classificazione, riportata in ordine decrescente di punteggio e suddivisa in quartili, mette in luce ulteriormente la disparità tra Nord e Sud. «Rispetto al semplice status di adempiente o inadempiente – commenta Cartabellotta – il punteggio totale mostra ancora più chiaramente l’entità del gap Nord-Sud: infatti, ai primi 10 posti si trovano 6 Regioni del Nord, 4 del Centro e nessuna del Sud, mentre nelle ultime 7 posizioni – fatta eccezione per la Valle D’Aosta – si collocano solo Regioni del Mezzogiorno».
Questa valutazione rappresenta una “pagella” per i servizi sanitari regionali. Ma a cosa serve la valutazione ? Nino Cartabellotta, spiega che essa le Regioni inadempienti sono soggette a Piani di rientro, un supporto specifico del Ministero della Salute. Nei casi più gravi, il Ministero può commissariare la Regione per migliorare la situazione.
Focus sulle tre aree
Nel 2022, a livello nazionale, si osserva un miglioramento nella performance dell’area ospedaliera (+90 punti), un lieve peggioramento nell’area distrettuale (-12 punti) e un significativo peggioramento nell’area della prevenzione (-146 punti).
Complessivamente, le tre aree hanno perso 68 punti rispetto al 2021. «Gli indicatori più critici dell’area prevenzione riguardano gli screening oncologici, in particolare nelle Regioni del Sud, e le coperture vaccinali in età pediatrica, su cui potrebbe aver inciso il passaggio alla fonte informativa dell’Anagrafe Vaccinale Nazionale».
Le valutazioni del 2022 hanno anche evidenziato un deterioramento delle performance in ben dieci Regioni rispetto all’anno precedente, segnando un passo indietro nella qualità dei servizi sanitari.
Proprio mentre entra in vigore la legge sull’autonomia differenziata, che in materia di salute non ha ritenuto necessario definire i livelli essenziali delle prestazioni (LEP) perché esistono già i LEA, emerge una situazione critica. I dati sull’esigibilità dei LEA indicano un peggioramento complessivo rispetto al 2021 e confermano per il 2022 un enorme gap Nord-Sud. È evidente che senza definire, finanziare e garantire i LEP anche in sanità, le maggiori autonomie legittimeranno normativamente questa frattura. Cosa che potrebbe compromettere l’uguaglianza dei cittadini di fronte al diritto costituzionale alla tutela della salute.