La pelle un tempo era ritenuta una barriera prevalentemente passiva. Oggi si sa, secondo quanto riportato recentemente da un paio di studi pubblicati su Nature, che può produrre i propri anticorpi per combattere le infezioni. La pelle, dunque, può generare anticorpi indipendentemente dal resto del sistema immunitario. Questa scoperta potrebbe portare allo sviluppo di vaccini senza aghi.
Sebbene gli scienziati abbiano già osservato risposte immunitarie nella pelle durante le infezioni, «trovare reazioni simili nella pelle sana è una sorpresa». Lo afferma Daniel Kaplan, dermatologo e immunologo all’Università di Pittsburgh, Pennsylvania, che continua «l’idea di un sistema immunitario semi-autonomo in un tessuto periferico è molto entusiasmante».
Il sistema immunitario combatte i patogeni dannosi
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Il sistema immunitario deve combattere i patogeni dannosi senza attaccare i microrganismi utili che vivono nel corpo. Ricerche precedenti hanno dimostrato che la pelle dei topi adulti allevati senza microbi poteva essere colonizzata dallo Staphylococcus epidermidis. È questo un batterio comune e innocuo presente sulla pelle umana. La suddetta colonizzazione a lungo termine ha innescato la produzione di specifiche cellule immunitarie, chiamate cellule T, che hanno contribuito a rafforzare l’immunità locale.
«Il prossimo e forse principale capitolo di questa saga è che la risposta all’onnipresente colono di della pelle è molto più potente di quanto pensassimo». Così Michael Fischbach, microbiologo presso la Stanford University in California, coautore di entrambi gli ultimi studi. «Quando il sistema immunitario vede un batterio amico, si potrebbe pensare che gli rivolga semplicemente un cenno amichevole e se ne vada nella direzione opposta. Ma non è affatto quello che succede», conclude Fischbach.
La pelle ha prodotto anticorpi contro S. epidermidis
In alcuni esperimenti condotti sui topi, gli studiosi hanno scoperto che S. epidermidis innesca l’attivazione delle cellule B, le cellule immunitarie necessarie per produrre anticorpi. La pelle ha, quindi, prodotto anticorpi contro S. epidermidis che sono persistiti per almeno 200 giorni e potevano formarsi senza una precedente esposizione ad altri microbi.
La pelle è stata in grado di generare la risposta immunitaria anche quando i linfonodi, gli hub immunitari che aiutano ad attivare le cellule immunitarie, erano disattivati. La presenza di S. epidermidis ha anche indotto la formazione di strutture immunitarie specializzate nella pelle. Queste attraggono le cellule T e B, aumentando la produzione di anticorpi.
Il risultato è frutto delle ricerche dell’immunologa delle mucose Inta Gribonika del National Institute of Allergy and Infectious Diseases di Bethesda e dei suoi colleghi.
La scoperta potrebbe sviluppare vaccini senza aghi
I vaccini funzionano insegnando al sistema immunitario, che comprende le cellule T e B, insieme agli anticorpi, a riconoscere e ricordare un agente patogeno. In questo modo, l’organismo può rispondere rapidamente in caso di nuova esposizione. Partendo da questa idea, il team ha valutato se fosse possibile reindirizzare la risposta immunitaria innescata dall’innocuo S. epidermidis per colpire i patogeni. Ciò allo scopo di sviluppare un nuovo tipo di vaccino.
In seguito, Fischbach e il suo team hanno dimostrato che lo S. epidermidis innesca una risposta anticorpale simile a quella osservata nei vaccini convenzionali.
I ricercatori hanno modificato S. epidermidis per esporre proteine estranee, come parte della tossina tetanica, sulla sua superficie. Hanno anche indotto risposte immunitarie nel flusso sanguigno dei topi e nelle membrane mucose, come il rivestimento del naso. Queste risposte hanno protetto gli animali quando è stata somministrata loro una dose letale della tossina.
Fonte: Nature