La febbre tifoide, una malattia infettiva che affligge l’umanità da secoli, continua a rappresentare una seria minaccia nei Paesi con accesso limitato a servizi igienico-sanitari adeguati e acqua potabile sicura. Recenti studi condotti dall’Università di Oxford e dall’International Center for Diarrheal Disease Research in Bangladesh hanno confermato l’efficacia del vaccino coniugato per il tifo (TCV) nella protezione prolungata dei bambini più grandi. Ma cos’è la febbre tifoide e qual è la sua storia? Come si è evoluta la ricerca sui vaccini e quali sono le sfide attuali?

La febbre tifoide: storia e impatto globale

l tifo fu identificato per la prima volta nel XIX secolo, ma la sua origine è ancora più antica

La febbre tifoide, causata dal batterio Salmonella typhi, è una malattia enterica che si trasmette attraverso l’ingestione di cibo o acqua contaminati da feci o urine di persone infette.

I sintomi principali includono febbre alta, mal di testa, dolori addominali e, nei casi più gravi, perforazioni intestinali che possono essere letali senza un trattamento tempestivo.

Il tifo fu identificato per la prima volta nel XIX secolo, ma la sua origine è ancora più antica.

Nel 430 a.C., durante la guerra del Peloponneso, un’epidemia devastante, che molti storici sospettano fosse causata da febbre tifoide, colpì Atene, uccidendo un quarto della popolazione.

Nel 1880, il patologo tedesco Karl Joseph Eberth isolò per la prima volta l’agente patogeno responsabile.

I progressi nella prevenzione e nella cura

Prima dell’introduzione degli antibiotici nel XX secolo, la febbre tifoide era una delle principali cause di morte nelle aree urbane densamente popolate, dove le condizioni igienico-sanitarie erano precarie. Durante la Prima e la Seconda guerra mondiale, il tifo causò gravi epidemie tra i soldati, spingendo la comunità scientifica a cercare soluzioni.

Nel 1911, venne sviluppato il primo vaccino, somministrato ai militari, e negli anni ‘40 l’uso della cloramfenicolo rivoluzionò il trattamento della malattia.

La lotta contro la malattia portò anche a importanti riforme urbane.

Tra queste, la creazione di reti fognarie e l’accesso all’acqua potabile, che trasformarono le città moderne.

Tuttavia, la resistenza agli antibiotici, che iniziò a emergere negli anni ‘70, ha reso il trattamento del tifo sempre più complicato, specialmente nei Paesi in via di sviluppo, dove l’accesso a cure appropriate è limitato. Questa sfida ha reso la prevenzione tramite vaccinazione un obiettivo primario.

Il vaccino coniugato per il tifo (TCV)

Nel 2017, Bharat Biotech International ha sviluppato il vaccino coniugato per il tifo (TCV), utilizzando un antigene del batterio Salmonella typhi legato al tossoide tetanico. Nel 2018, l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ha approvato questa formulazione come uno strumento fondamentale per ridurre l’incidenza della malattia. Il TCV è particolarmente efficace nei bambini, una fascia di popolazione che storicamente ha mostrato alti tassi di infezione.

Lo studio TyVOID in Bangladesh: risultati e implicazioni

Uno studio chiave, noto come TyVOID, è stato condotto dal Oxford Vaccine Group e dal International Center for Diarrheal Disease Research in Bangladesh. Pubblicato su The Lancet, la ricerca ha misurato l’efficacia del TCV nei bambini in Bangladesh per un periodo di cinque anni. I risultati sono stati incoraggianti.

Il vaccino ha fornito una protezione efficace (con un’efficacia dell’80-96%) nei primi due anni dopo la somministrazione.

Tuttavia, lo studio ha evidenziato che, dopo tre o cinque anni dalla vaccinazione, si osserva un declino della protezione, in particolare nei bambini più piccoli (sotto i due anni di età). Questo suggerisce la necessità di una dose di richiamo, specialmente all’età di ingresso scolastico, per mantenere un livello di protezione sufficiente durante gli anni in cui i bambini sono più vulnerabili alla malattia.

Il tifo: una minaccia persistente nei Paesi a basso reddito

Nonostante i progressi fatti con il TCV, la febbre tifoide continua a rappresentare una delle principali sfide per la salute pubblica nei Paesi a basso e medio reddito. Le stime attuali parlano di oltre 7 milioni di casi e 93mila decessi annuali a livello globale, con la maggior parte delle infezioni che si verificano in aree con accesso limitato ad acqua potabile sicura e servizi igienici adeguati. In Paesi come il Bangladesh, il tifo si colloca tra le principali cause di morte nei bambini sotto i cinque anni.

La crescente resistenza antimicrobica, con l’emergere di ceppi di Salmonella typhi resistenti ai farmaci, ha ulteriormente complicato il trattamento del tifo. Questo ha reso ancora più urgente l’adozione di strategie preventive come le campagne di vaccinazione di massa con il TCV, già in programma in Bangladesh per il 2025.

Conclusioni e prospettive future

I risultati dello studio TyVOID confermano l’efficacia del vaccino coniugato per il tifo nel fornire una protezione sostenuta ai bambini più grandi.

Evidenziano altresì la necessità di ulteriori interventi, come una dose di richiamo per i più piccoli, per garantire una protezione a lungo termine.

La febbre tifoide continua a essere una minaccia significativa per la salute pubblica nei paesi in via di sviluppo, ma con l’uso diffuso del TCV e un continuo monitoraggio dell’efficacia del vaccino, si spera di ridurre drasticamente il numero di casi e decessi.

Tuttavia, il successo della vaccinazione dipenderà anche dalla capacità dei Paesi di migliorare le infrastrutture sanitarie e igieniche.

Solo in questo modo si potrà infatti ridurre il rischio di trasmissione della malattia.

Fonti

Firdausi Qadri et al. Protezione vaccinale di 5 anni a seguito di una singola dose di vaccino coniugato al tossoide Vi-tetano nei bambini del Bangladesh (TyVOID). Uno studio randomizzato a cluster, The Lancet (2024).

Università di Oxford