L’infertilità è un problema in aumento che attualmente interessa circa il 20% delle coppie nel mondo.

Uno studio italiano guidato dall’Istituto di Farmacologia Traslazionale del CNR ha quantificato l’effetto di una dieta sana sull’infertilità. Al primo posto è la dieta mediterranea che si è rivelata in grado di migliorare i livelli di testosterone e combattere l’infertilità. L’alimentazione, infatti, può essere di aiuto alle prestazioni maschili poiché migliora la funzionalità e la salute sessuale.

«Le cause dell’infertilità maschile possono essere diverse, lo stile di vita, i fattori ambientali, lo stress e le condizioni socio-economiche sono fattori significativi». Così Alessandro Palmieri, presidente della Società italiana di Andrologia (SIA) e professore di Urologia all’Università Federico II di Napoli. «Fondamentale è la dieta che rappresenta un elemento chiave nella capacità riproduttiva dell’uomo. Pratiche dietetiche scorrette, sovrappeso e obesità possono infatti causare squilibri ormonali e modificare direttamente la funzione e la composizione molecolare degli spermatozoi».

Dieta mediterranea, lo studio su 50 uomini

Per valutare la dieta mediterranea sono stati seguiti per un anno 50 uomini di età compresa tra i 35 e i 45 anni, normopeso, non fumatori. Nessuno di loro faceva uso abituale di alcolici, non soffrivano di malattie croniche o varicocele.

Ai 50 individui è stato assegnato un regime dietetico comprendente:

  • Consumo per l’80% di alimenti biologici.
  • Assunzione quotidiana di cereali integrali e di alimenti a basso indice glicemico.
  • Eliminazione o riduzione dei latticini.
  • Consumo quotidiano di alimenti fermentati e di frutti rossi.
  • Assunzione giornaliera di verdure a foglia verde e di frutta a guscio.
  • Consumo frequente di legumi, pesce azzurro e uova.
  • Eliminazione delle carni lavorate, dei prodotti confezionati e consumo di frutta non superiore ai 300 g al giorno.

I partecipanti hanno seguito la dieta per un periodo di 3 mesi prima di sottoporsi a un test del testosterone e a un test di frammentazione del DNA spermatico.

I risultati dello studio dopo tre mesi di dieta

È stato osservato che i soggetti, a 3 mesi dall’inizio della dieta, hanno registrato un aumento del 116% dei livelli di testosterone che è più che raddoppiato. Contemporaneamente, ha riportato una riduzione nella percentuale di spermatozoi con DNA frammentato che è scesa al 23,2% rispetto al 44,2% iniziale.

«Abbiamo dimostrato che gli uomini che aderiscono alla dieta mediterranea e riducono l’assunzione di carboidrati sperimentano una minore frammentazione del DNA spermatico. E un aumento dei livelli di testosterone», spiega Veronica Corsetti, biologa nutrizionista, ricercatore del CNR e prima autrice dello studio.

Fondamentale ridurre lo stress ossidativo

Una dieta scorretta può accentuare gli effetti deleteri e pro-ossidanti dello stress e dell’inquinamento e causare la frammentazione del DNA negli spermatozoi. Questo è uno dei fattori alla base dell’infertilità maschile che riduce notevolmente le probabilità di concepire naturalmente. «O di concepire attraverso procedure come l’inseminazione intrauterina – puntualizza Palmierie la fecondazione in vitro. Ridurre lo stress ossidativo è pertanto fondamentale per aumentare le possibilità di concepimento di una coppia. Lo spermatozoo, essendo una cellula molto piccola, è più soggetta ai danni che ne derivano Una dieta ricca di antiossidanti potrebbe migliorare le prospettive di fertilità maschile. Ed è proprio questo ciò che è emerso dallo studio che ha verificato come la dieta mediterranea biologica possa contrastare l’effetto pro-ossidante degli inquinanti. E possa avere benefici negli uomini con bassa fertilità, raddoppiando la secrezione di testosterone e riducendo del 47% la presenza di spermatozoi con DNA frammentato», conclude l’esperto.