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Italiani a tutto gas!”, l’editoriale di Ruggero Alcanterini sulla situazione attuale nella nostra Penisola e nel mondo.

Francamente, per giorni mi sono crogiolato a “bagnomaria”, nell’attesa utile di una sostanziale conferma. Ovvero che pur nella ennesima tragedia siamo di fronte al Maresciallo Jacques de Chabannes de La Palice, piuttosto che a Sir Arthur Ignatius Conan Doyle. Entrambi i personaggi sono ancora ad oggi i referenti più accreditati del concetto dell’ovvio, nonché dello scontato.

I soldati di La Palice cantavano che se lui non fosse morto sotto le mura di Pavia, durante l’assedio del 1525, sarebbe stato ancora in vita. Sherlock Holmes, investigatore immaginario creato da Doyle, ancora ricorda al povero Watson quanto siano elementari le soluzioni di ogni caso.

L’apocalittico sconquasso non scuote gli animi

Diciamo che ho disperatamente tentato di farmene una diversa ragione, forte e complessa, almeno per dare sostanza a cotale fracasso. All’apocalittico sconquasso, che ci minaccia immanentemente, ma che non scuote minimamente gli animi. Checché ne dicano i tribuni declamanti agli italiani, popolo di poeti, artisti, eroi, santi, pensatori, navigatori, trasmigratori e … irriducibili vacanzieri. Tutti stanno seguendo da remoto e con distacco vicende che purtroppo li riguarderanno in modo difficilmente reversibile, almeno nel breve termine.

La guerra “diversa” e la speculazione sul gas

L’idea che questa storia della guerra diversa, perché in Ucraina e non in Libia, Siria, Afghanistan o in qualsiasi altro benedetto luogo del Globo comincia a mostrare la corda. Anche a fronte dei costi che ne divengono e che oggi si riassumono in una “pandemia economica”, che associa l’euro al dollaro e che si sostanzia nella formidabile speculazione sul gas. Purtroppo, adesso, per noi il gas è tutto o quasi. Un fossile, come il petrolio, di cui disponiamo soltanto in minima parte rispetto ai fabbisogni energetici. Nonostante, per ovvie ragioni – anche e non ultimo ecologiche – dovremmo trovarci da decenni attrezzati con “rinnovabili” d’avanguardia.

La necessità dell’energia alternativa

L’energia alternativa sarebbe per noi una necessità e non una opportunità, da sempre. Salvo perdere le battute e trovarci poi nella palta, come adesso capita. Si annuncia un evento riparatore con i danari del PNRR, la trasformazione di una parte della rete ferroviaria, con il Progetto H2iseO, destinando 75,5 milioni di euro per l’attivazione del servizio ferroviario alimentato a idrogeno.

Le Regioni coinvolte sono Piemonte, Friuli Venezia Giulia, Umbria, Puglia e Basilicata. Ecco, dunque, che l’elementare e il lapalissiano cominciano a tralignare, a farci capire come ci si debba attrezzare in modo diverso, che ci si renda conto della necessità di cambiare, di dare un taglio alla filosofia dei bonus e del tirare a campare, di cessare la distribuzione dei pacchi viveri e di passare alle canne da pesca con adeguati educational, affinché ognuno possa fare con responsabilità e competenza la propria parte.

E allora con il nucleare, l’eolico, la termovalorizzazione, la rigassificazione, la TAV e la TAP come la mettiamo? Beh, fate voi. Investiamo sulla ricerca, piuttosto che interrare i rifiuti, che oramettono a rischio la nostra salute e prima o poi ci seppelliranno, come sta avvedendo a Stromboli. Diversamente, tornando al titolo, “A TUTTO GAS!”, con il danno arriva la beffa, pensando a tutti quelli che per ottant’anni si sono caricati fantozziane bombole sui tetti e negli abitacoli delle macchine, quando non inquinare faceva rima con risparmiare.