Intelligenza artificiale applicata all’analisi, interpretazione e refertazione dell’EEG (Elettroencefalogramma), medicina di precisione tra farmaci, chirurgia e terapia genica nel trattamento dell’Epilessia. E, ancora, i risultati di uno studio italiano sulla prevalenza delle mutazioni monogeniche nelle Encefalopatie Epilettiche e dello Sviluppo. Questi i temi al centro della 47° edizione del Congresso Nazionale della LICE, Lega Italiana Contro l’Epilessia, svoltosi a Roma dal 5 al 7 giugno.

L’applicazione dell’intelligenza artificiale in neurologia e la medicina di precisione consentiranno grandi passi in avanti nel campo dell’epilettologia.

«Il nostro obiettivo è stato quello di offrire un contributo alla ricerca scientifica per migliorare la qualità di vita e di cura delle Persone con Epilessia». Così Laura Tassi, presidente LICE, neurologo presso la Chirurgia dell’Epilessia e del Parkinson del Niguarda, Milano. «Abbiamo promosso ogni iniziativa utile per aiutare chi soffre di Epilessia ad avere una cura adeguata e accessibile e a superare lo stigma sociale ancora diffuso». 

L’Intelligenza Artificiale in neurologia ed epilettologia

Nel corso del Congresso, i partecipanti si sono soffermati sull’utilizzo dell’intelligenza artificiale (AI) in neurologia e nell’epilettologia in particolare.

L’AI può essere uno strumento utile per ottenere una più efficace interpretazione dei risultati dell’elettroencefalogramma (EEG). L’EEG, peraltro, quest’anno compie 100 anni dalla prima volta in cui è stato registrato sull’uomo nel luglio del 1924 ad opera di Hans Berger.

I dati emersi da uno studio pubblicato su Jama Neurology mostrano come la valutazione dell’EEG con l’AI sia in linea con la refertazione effettuata da esperti. I risultati, però, vanno ancora rivalutati da un occhio umano esperto.

Gli studiosi concludono, dunque, che in futuro ci saranno buone possibilità di refertare in modo affidabile utilizzando l’IA. Ciò sarà è particolarmente utile nei Paesi a basso reddito, dove non ci sono elettroencefalografisti esperti. O in quelle strutture dove si effettuano molti esami, ma non c’è personale a sufficienza.

Gli algoritmi di AI possono analizzare i dati dell’EEG

Secondo evidenze scientifiche, circa il 30% delle persone ricoverate in un dipartimento di emergenza per disturbi della coscienza presenta delle manifestazioni critiche di tipo epilettico. Queste, nel 90% dei casi, non si manifestano con sintomi convulsivi e possono quindi essere diagnosticate solo con l’EEG.

«Gli algoritmi di intelligenza artificiale possono analizzare i dati dell’elettroencefalogramma continuo per rilevare la presenza di un’eventuale attività epilettica e prevedere o segnalare l’insorgenza di crisi». Lo afferma Stefano Meletti, Direttore della Struttura complessa di Neurologia e Professore Associato di Neurologia presso l’Università di Modena e Reggio Emilia. «Questi modelli predittivi integrano diverse variabili cliniche, come i dati demografici del paziente, le comorbidità, le caratteristiche EEG e le risposte al trattamento. Variabili utili per stimare il rischio di esiti avversi come sequele neurologiche o mortalità. L’identificazione precoce dei pazienti ad alto rischio può guidare un monitoraggio intensivo e interventi mirati per migliorare gli esiti», conclude Meletti.

La chirurgia libera dalla terapia farmacologica a vita

La neurologia di precisione punta a individuare il più efficace trattamento da applicare per la specifica persona con Epilessia. E oltre alle consuete informazioni ricavate dall’anamnesi del paziente, dall’esame clinico, dalla diagnostica per immagini, utilizza anche informazioni non tradizionali come quelle genomiche.

La conoscenza del difetto genetico, alla base di una specifica forma di Epilessia, può orientare l’uso di un farmaco specifico per quella mutazione. E anche lo sviluppo di nuove terapie in grado di modificare la malattia.

La chirurgia offre risultati sempre più promettenti nella riduzione delle crisi nei soggetti con Epilessia focale resistente ai farmaci, ma anche in quelli farmacosensibili. Li libera dal fardello della terapia farmacologica per tutta la vita. Inoltre, la miglior conoscenza delle forme sindromiche porta ad un approccio assolutamente su misura per ogni paziente.