La Food and Drug Administration degli Stati Uniti ha recentemente annunciato la scoperta di materiale genetico dei virus dell’influenza aviaria nel latte di vaccino

L’influenza aviaria nel latte: Stati Uniti in allarme 

Influenza aviaria: trovati frammenti del materiale genetico dell’aviaria nel latte dei negozi alimentari di Texas e Kansas

Lo scorso 23 aprile, la Food and Drug Administration degli Stati Uniti ha annunciato di aver rilevato frammenti del materiale genetico dell’influenza aviaria nel latte dei negozi di alimentari di Texas e Kansas. I risultati preliminari hanno confermato che circa uno su cinque campioni conteneva parti dell’RNA del virus, con una maggiore incidenza nei campioni prelevati da aree con mandrie infette rispetto a quelli senza.

Da allora, il virus gli esperti hanno rilevato il virus anche nelle mucche da latte in otto Stati diversi. Lo stesso ceppo del virus, denominato clade 2.3.4.4b, era presente anche nel pollame in cinque Stati.

Dal 29 aprile vige l’obbligo di test per tutte le mucche da latte, prima della loro possibile movimentazione in un altro Stato, oltre al tracciamento dei movimenti precedenti delle mucche provenienti da mandrie infette.

Cause della trasmissione del virus

Il biologo evoluzionista Michael Worobey dell’Università dell’Arizona a Tucson ha ipotizzato che il virus, trasmesso al bestiame solo una volta, abbia iniziato a diffondersi da mucca a mucca. Queste conclusioni, basate sull’analisi di 239 virus dell’influenza aviaria provenienti da bovini e altre specie, sono ancora preliminari. Sono quindi necessarie ulteriori verifiche. Tuttavia, gli scienziati suggeriscono che l’influenza aviaria nei bovini potrebbe essere più diffusa di quanto precedentemente riconosciuto dai casi segnalati.

Nonostante il basso rischio per gli esseri umani, persiste la preoccupazione che questo particolare ceppo di H5N1 possa avere una capacità di persistenza e circolazione a livello globale dal 2020, con presenza negli Stati Uniti fin dal 2022. Il virus continua a causare focolai significativi negli uccelli. Ha inoltre dimostrato di essere capace di infettare diverse specie di mammiferi, un modello diverso dalle precedenti iterazioni dell’influenza aviaria H5N1. Questa nuova dinamica implica una maggiore attenzione e monitoraggio costante per comprendere appieno l’impatto e la portata della diffusione del virus.

La notizia ha ovviamente scosso le fondamenta della sicurezza alimentare e sollevato una serie di domande sulla trasmissione del virus e sui potenziali rischi per la salute umana. 

In particolare, ci si chiede se il virus, noto come influenza aviaria altamente patogena H5N1, possa adattarsi per infettare meglio i mammiferi. Altro dubbio riguarda la possibilità di contrarre l’influenza aviaria bevendo latte contaminato.

Tutto sotto controllo: la pastorizzazione uccide batteri e virus

In realtà, gli esperti chiariscono che il rischio per le persone rimane basso.

La pastorizzazione porta infatti il latte a una temperatura sufficientemente alta da uccidere batteri e virus. È importante notare che il latte ha sempre contenuto frammenti di batteri morti come E. coli e Listeria, che non vengono filtrati durante il processo di pastorizzazione.

Secondo Michael Osterholm, direttore del Center for Infectious Disease Research and Policy dell’Università del Minnesota, non è ancora chiaro se questi frammenti siano in grado di causare infezioni negli esseri umani.

Un virus dell’involucro

H5N1 è un virus dell’involucro. Il che significa che si avvolge in una coperta presa in prestito dalla membrana di una cellula ospite. Tuttavia, i virus dell’involucro, sono solo leggermente più robusti dei virus non coperti e sono un po’ più facili da inattivare.

Ad affermarlo, Meghan Davis, epidemiologa ambientale della Johns Hopkins Bloomberg School of Public Health. Di conseguenza, la presenza di frammenti del materiale genetico dell’influenza aviaria non implica necessariamente la presenza di interi virus infettivi. «Sappiamo che il latte crudo può contenere altre malattie infettive. Si sono verificati episodi di malattie legate al consumo di latte crudo. Pertanto, non lo raccomando in alcun modo», aggiunge.

Inoltre, considerando che alcune capre sono risultate infettate da H5N1, Davis consiglia di evitare anche i prodotti a base di latte crudo provenienti da capre e pecore. 

Altre domande e perplessità 

Le persone potrebbero contrarre l’influenza aviaria attraverso il consumo di alimenti contaminati o bevendo liquidi infetti? Decenni di ricerca indicano che questa possibilità è altamente improbabile. Almeno, stando alle dichiarazioni di Osterholm. Non ci sono prove che suggeriscano che gli esseri umani siano stati infettati dal virus dell’influenza A tramite l’ingestione di cibo o bevande contaminati.

Sebbene alcuni mammiferi carnivori si siano infettati con H5N1 consumando uccelli morti, è importante notare che i virus influenzali necessitano di recettori specifici, proteine superficiali contenenti zuccheri, per penetrare nelle cellule. Negli esseri umani, questi zuccheri differiscono da quelli presenti nei mammiferi carnivori. I recettori umani primari per l’ingresso del virus sono concentrati nelle vie respiratorie superiori e negli occhi. 

Influenza aviaria: effetti sul bestiame e possibili rischi per gli esseri umani

test aviaria: per il pollame come polli e tacchini, il virus può essere letale e può distruggere interi allevamenti nel giro di pochi giorni

Le infezioni da H5N1 nelle mucche possono manifestarsi con sintomi quali riduzione dell’appetito, diminuzione della produzione di latte, feci anomale, stanchezza, febbre e altri segni. Tuttavia, questi sintomi non sono specifici e i casi di influenza H5N1 potrebbero essere facilmente trascurati. Alcune mucche potrebbero essere asintomatiche, ma possono comunque trasmettere il virus.

Il virus H5N1 è stato trovato anche nei gatti allevati in aziende lattiero-casearie in diverse parti del mondo, tra cui Texas, Polonia, Corea del Sud e Francia. Anche un gatto è morto a causa dell’influenza aviaria. Per il pollame come polli e tacchini, il virus può essere letale e può distruggere interi allevamenti nel giro di pochi giorni.

Esiste la possibilità che il virus H5N1 si adatti per infettare gli esseri umani in modo più efficiente. Il riassortimento genetico, un processo in cui i ceppi influenzali scambiano parti del loro materiale genetico, potrebbe favorire l’adattamento del virus agli esseri umani. Un esempio di questo è stato il ceppo influenzale H1N1, che ha causato una pandemia nel 2009. Attualmente, il virus H5N1 è risultato essere il risultato del riassortimento di virus dell’influenza aviaria da pollame e uccelli selvatici.

La preoccupazione principale riguarda la trasmissione del virus da altre specie agli esseri umani. Questo solleva la necessità di adottare misure di sicurezza rigorose per coloro che lavorano nell’industria lattiero-casearia e che potrebbero essere esposti a mucche, capre o pollame infetti. Queste precauzioni includono l’uso di dispositivi di protezione personale e la regolare sorveglianza della salute dei lavoratori agricoli, delle loro famiglie e delle comunità circostanti.

Tuttavia, finora l’H5N1 non ha acquisito la capacità di diffondersi facilmente da persona a persona. Il che renderebbe il virus un potenziale agente pandemico. Nonostante ciò, è importante rimanere vigili e monitorare attentamente l’evoluzione del virus per prevenire eventuali scenari pandemici.

A questo punto, approfondiamo la nostra conoscenza del virus 

Aviaria: il virus dell’influenza A

l virus dell’influenza aviaria, scientificamente noto come virus dell’influenza A sottotipo H5N1, è un agente patogeno che colpisce gli uccelli, in particolare il pollame. Può occasionalmente trasmettersi anche ad altri animali, compresi gli esseri umani. È un ceppo virale altamente patogeno che può causare malattie gravi e letali sia negli uccelli sia negli esseri umani.

La prima identificazione del virus risale al 1996 (in uccelli selvatici in Asia). Da allora ha continuato a diffondersi in tutto il mondo. È classificato come un virus dell’influenza di tipo A a causa delle sue proteine superficiali, emagglutinina (H) e neuraminidasi (N), che giocano un ruolo chiave nell’infettare le cellule ospiti.

La trasmissione dell’H5N1 avviene principalmente attraverso il contatto diretto con uccelli infetti o superfici contaminate dalle loro secrezioni, escrementi o saliva. Negli esseri umani, i casi di infezione si associano prevalentemente al contatto diretto con uccelli infetti o con l’ambiente contaminato, come nel caso degli operatori di allevamenti di pollame o dei mercati di uccelli vivi.

Sintomi dell’infezione

I sintomi dell’infezione da H5N1 negli esseri umani possono variare da lievi a gravi. Essi includono febbre alta, tosse, mal di gola, difficoltà respiratorie e polmonite. Nei casi più gravi, l’infezione può portare a complicazioni potenzialmente fatali, come la sindrome da distress respiratorio acuto (ARDS) o insufficienza multiorgano.

Una delle preoccupazioni principali riguardo all’H5N1 è la sua potenziale capacità di mutare e adattarsi per infettare gli esseri umani in modo più efficiente. Cosa che potrebbe scatenare una pandemia. Il riassortimento genetico con altri ceppi influenzali o la mutazione spontanea del virus potrebbero favorire questa trasformazione.

Precauzioni

Attualmente, non esiste un vaccino specifico per l’H5N1 negli esseri umani. Il trattamento dell’infezione da H5N1 negli esseri umani coinvolge principalmente farmaci antivirali come l’oseltamivir. Questi, possono aiutare a ridurre la gravità della malattia se somministrati precocemente durante l’infezione.

La sorveglianza continua dell’influenza aviaria e la ricerca per comprendere meglio il virus e le sue potenziali minacce per la salute pubblica rimangono cruciali per prevenire e gestire eventuali focolai futuri e proteggere la salute globale.