L’aviaria, una malattia virale trasmessa dagli uccelli, si configura come una minaccia devastante per le donne in gravidanza e i loro bambini. Uno studio condotto dal Murdoch Children’s Research Institute (MCRI) ha rivelato tassi di mortalità drammaticamente alti per le donne incinte affette da influenza aviaria, con il 90% dei casi che si conclude con la morte sia della madre sia del feto. Questo dato sottolinea l’importanza di includere tempestivamente le donne in gravidanza nei programmi di vaccinazione e di pianificazione pandemica, per evitare morti prevenibili e mitigare il rischio di una nuova crisi globale

Cos’è l’influenza aviaria?

L’aviaria si configura come una minaccia devastante per le donne in gravidanza e i loro bambini

L’influenza aviaria è causata da virus influenzali di tipo A, che colpiscono principalmente gli uccelli selvatici ma possono infettare anche pollame, mammiferi e, in rari casi, esseri umani. Tra i ceppi più noti e pericolosi figurano H5N1 e H5N2, associati a gravi complicazioni respiratorie e un alto tasso di letalità.

I virus dell’influenza aviaria emergono principalmente in Asia e in Medio Oriente, dove la stretta interazione tra esseri umani e animali facilita la trasmissione. Sebbene non sia facilmente trasmissibile tra persone, il contatto diretto con animali infetti, superfici contaminate o secrezioni respiratorie rappresenta la principale via di infezione.

Origini e cause

L’influenza aviaria ha origine negli uccelli selvatici migratori, che agiscono come serbatoi naturali del virus. Quando questi uccelli entrano in contatto con pollame domestico, il virus può mutare, diventando più patogeno e in grado di infettare anche i mammiferi, inclusi gli esseri umani.

Le epidemie di influenza aviaria sono spesso legate a mercati di animali vivi o ad ambienti con scarse condizioni igieniche. Questi focolai creano un terreno fertile per il virus, che può subire mutazioni genetiche o riassortimenti con altri virus influenzali, aumentando il rischio di pandemie.

Sintomi e diagnosi

I sintomi iniziali dell’influenza aviaria possono apparire simili a quelli di un’influenza stagionale, ma spesso progrediscono rapidamente in condizioni cliniche severe. Si manifestano con febbre alta, tosse e difficoltà respiratorie, dolori muscolari e articolari, congiuntivite e, nei casi più gravi, distress respiratorio acuto (ARDS).

La diagnosi di questa patologia si basa su sofisticati test di laboratorio che permettono di individuare il materiale genetico del virus o i suoi antigeni. Tra le metodologie più utilizzate, la Reazione a Catena della Polimerasi (PCR) consente un’identificazione precisa del virus, mentre le colture virali permettono di determinarne il ceppo specifico. Inoltre, i test sierologici sono impiegati per rilevare gli anticorpi sviluppati contro il virus.

Trattamenti

Per quanto riguarda le terapie, attualmente non esiste un trattamento specifico per l’influenza aviaria. Tuttavia, la somministrazione tempestiva di farmaci antivirali come Oseltamivir (Tamiflu) e Zanamivir (Relenza) può contribuire a ridurre la gravità dei sintomi e a prevenire complicazioni. Nei casi più gravi, le terapie di supporto, come la ventilazione meccanica, diventano fondamentali per gestire il distress respiratorio acuto. La gestione clinica delle donne in gravidanza, invece, rappresenta una sfida complessa e richiede un approccio multidisciplinare che coinvolga ostetrici, specialisti in malattie infettive e terapeuti intensivi.

Perché le donne in gravidanza sono a rischio elevato?

Le donne in gravidanza sono particolarmente vulnerabili alle infezioni virali a causa delle modifiche fisiologiche e immunologiche che avvengono durante la gestazione. Il sistema immunitario della donna si adatta per evitare il rigetto del feto, ma questa modulazione la rende più suscettibile alle infezioni e alle complicanze gravi.

Secondo lo studio MCRI, le donne in gravidanza infettate da H5N1 hanno tassi di mortalità superiori al 90%. Inoltre, il feto è altamente vulnerabile al virus, con tassi di mortalità quasi assoluti. Tra i pochi neonati sopravvissuti, l’80% nasce prematuro, con significativi rischi per la salute a lungo termine.

I ricercatori hanno evidenziato l’urgenza di adottare misure preventive mirate, includendo le donne in gravidanza nei programmi di vaccinazione e nella pianificazione pandemica. Tradizionalmente escluse dagli studi clinici per timori legati alla sicurezza, queste donne si trovano spesso senza accesso prioritario a vaccini e trattamenti durante le emergenze sanitarie. Gli esperti raccomandano di integrare questa popolazione nei trial clinici sui vaccini, sfruttare sistemi di sorveglianza globali come il Global Vaccine Data Network per monitorare la sicurezza vaccinale e sviluppare protocolli specifici per gestire le emergenze sanitarie in gravidanza.

Influenza aviaria: una minaccia pandemica?

Le caratteristiche genetiche e comportamentali dei virus dell’influenza aviaria li rendono potenziali candidati per pandemie globali. La trasmissione da uomo a uomo rimane fortunatamente limitata, ma le mutazioni potrebbero cambiarne il comportamento epidemiologico.

Il caso dell’H5N1, che continua a causare focolai in diverse parti del mondo, evidenzia l’importanza di investire nella preparazione pandemica. I 95 milioni di dollari stanziati dal governo australiano per affrontare questa minaccia sono un esempio virtuoso di pianificazione proattiva.