L’influenza 2024-2025 ha reso la stagione in questione tra le più impegnative degli ultimi decenni: oltre 16 milioni di casi stimati in Italia, ben 1,5 milioni in più rispetto allo scorso anno. A dirlo è il rapporto finale della rete di sorveglianza RespiVirNet dell’Istituto Superiore di Sanità (ISS). I numeri smentiscono le previsioni iniziali, che avevano ipotizzato una stagione meno aggressiva. La realtà è stata molto diversa, con un’influenza che ha colpito in modo diffuso, prolungato e con sintomi spesso più complessi del solito.
Influenza 2024-2025: nessun ceppo dominante
Indice dei contenuti
Secondo il professor Gianni Rezza, esperto di Igiene all’Università Vita-Salute San Raffaele, quest’anno non c’è stato un virus influenzale dominante, ma un mix paritario tra tre ceppi principali:
- virus influenzale A/H1
- A/H3
- Virus influenzale di tipo B
Ognuno di questi ha contribuito per circa un terzo dei casi; lasciando ampi settori della popolazione esposti, poiché non tutti avevano sviluppato immunità verso tutti i ceppi. A complicare ulteriormente la situazione sono entrati in gioco altri virus respiratori. Tra questi il rhinovirus e il virus respiratorio sinciziale, che hanno prolungato la curva epidemica e reso più difficile distinguere tra forme influenzali e non.
Influenza 2024-2025: un fenomeno globale
L’intensità dell’influenza non ha riguardato solo l’Italia. Anche gli Stati Uniti hanno registrato numeri preoccupanti. Secondo i Centers for Disease Control and Prevention (CDC), tra 47 e 82 milioni di casi; oltre un milione di ricoveri e fino a 130mila decessi, con almeno 216 minori tra le vittime. Anche l’European Centre for Disease Prevention and Control (ECDC) ha confermato un’annata eccezionalmente dura per tutta l’Unione Europea.
Vaccinazioni: copertura ancora insufficiente
Secondo l’epidemiologo Massimo Ciccozzi, se da un lato la stagione è stata “pesante ma ben gestita”, dall’altro la copertura vaccinale è ancora troppo bassa, soprattutto tra gli over 65. “Siamo al 53%, ma dovremmo arrivare almeno al 70% – afferma. La stanchezza vaccinale post-Covid si fa ancora sentire”. Ciccozzi sottolinea anche come la scarsa aderenza alla vaccinazione antinfluenzale e la circolazione simultanea di altri agenti patogeni, abbiano complicato molti quadri clinici. Ci sono state per esempio polmoniti complesse dovute alla sovrapposizione di virus e batteri.
La lezione della stagione 2024-2025
I dati di quest’anno riportano al centro l’importanza della prevenzione, in particolare attraverso le vaccinazioni mirate per le fasce più fragili. Occorre superare la diffidenza che ancora persiste dopo la pandemia e rafforzare la fiducia nei programmi vaccinali. La sindrome influenzale non è una “semplice influenza”: può avere conseguenze serie, soprattutto per gli anziani, i bambini piccoli e le persone con patologie croniche.