Un recente studio dell’Indiana University School of Medicine e dalla Washington University di St. Louis rivela che alcune differenze neuroanatomiche nei bambini potrebbero predisporre all’uso precoce di sostanze stupefacenti. Questo lavoro solleva una domanda fondamentale: l’uso di droghe e alcol modella il cervello o sono le caratteristiche cerebrali preesistenti a spingere verso l’uso di sostanze?

L’invisibile campo di battaglia: il cervello degli adolescenti e la tentazione delle sostanze stupefacenti

Durante l’adolescenza, il cervello in evoluzione è vulnerabile, aumentando il rischio di iniziazione all’uso di sostanze

Nel cuore dello sviluppo adolescenziale, il cervello umano si configura come un mosaico in continua evoluzione, vulnerabile e plastico. Proprio in questa fase, dove la crescita si intreccia con l’esplorazione, si annida il rischio dell’iniziazione all’uso di sostanze.

Gli scienziati si chiedono se droghe e alcol modifichino il cervello. Oppure, se differenze cerebrali preesistenti favoriscano il consumo.

Un’importante ricerca pubblicata nel 2024 su JAMA Network Open si addentra in questo dilemma, offrendo nuove prospettive su una questione che tocca milioni di famiglie in tutto il mondo. Lo studio, condotto da un consorzio internazionale guidato dalla Indiana University School of Medicine e dalla Washington University di St. Louis, ha analizzato i dati di quasi 10mila bambini, raccogliendo scansioni cerebrali e informazioni comportamentali nel corso di tre anni.

L’essenza dello studio: un’analisi senza precedenti

L’indagine fa parte del più ampio Adolescent Brain Cognitive Development Study (ABCD), uno degli studi longitudinali più estesi mai realizzati sullo sviluppo cerebrale e comportamentale. I ricercatori hanno esaminato 297 fenotipi derivati da risonanze magnetiche (MRI), osservando l’intero cervello, i volumi corticali e subcorticali, lo spessore corticale e altre caratteristiche anatomiche.

Tra i 9.804 partecipanti inclusi, l’attenzione si è concentrata sui bambini che hanno iniziato l’uso di sostanze prima dei 15 anni. Gli esiti hanno rivelato che il 35,3% del campione (pari a 3.460 bambini) ha riportato l’uso precoce di alcol, nicotina o cannabis, con l’alcol in testa (90,2% dei casi).

Differenze anatomiche e predisposizione

L’aspetto più sorprendente emerso è che le differenze strutturali cerebrali osservate erano già presenti prima dell’iniziazione all’uso di sostanze. Il che, suggerisce una predisposizione biologica piuttosto che una conseguenza del consumo.

In particolare:

La corteccia prefrontale – la regione associata al controllo degli impulsi e al processo decisionale – risultava più sottile nei bambini predisposti all’uso precoce;

Volumi cerebrali più grandi, inclusi l’ippocampo e il globo pallido, erano correlati a una maggiore probabilità di iniziazione precoce;

Differenze specifiche legate alla cannabis includevano un volume ridotto nel caudato destro, un’area implicata nella motivazione e nell’apprendimento.

Il paradosso del cervello giovane

Queste variazioni suggeriscono un paradosso intrigante: una maggiore quantità di materia cerebrale non sempre si traduce in una maggiore resilienza cognitiva. Al contrario, volumi cerebrali più grandi, combinati con una corteccia più sottile in aree chiave, potrebbero riflettere uno sviluppo accelerato o atipico che rende i giovani più vulnerabili all’impulsività e al rischio.

La corteccia prefrontale continua a svilupparsi fino ai vent’anni, e qualsiasi squilibrio in questa regione potrebbe compromettere la capacità di resistere alle tentazioni. Felix Pichardo e Sylia Wilson, dell’Università del Minnesota Twin Cities, hanno commentato lo studio sottolineando come questi risultati potrebbero ridefinire il modo in cui pensiamo alla dipendenza.

Un cambiamento di prospettiva

Tradizionalmente, la dipendenza è stata considerata una malattia acquisita, frutto di esposizione prolungata alle sostanze. Tuttavia, questo studio mette in discussione tale visione, suggerendo che alcune persone potrebbero essere biologicamente predisposte all’uso di droghe e alcol ben prima di entrare in contatto con esse.

Questa prospettiva solleva implicazioni cruciali per la prevenzione e l’intervento precoce. Se è vero che differenze cerebrali preesistenti possono predire il rischio di consumo, allora le strategie di prevenzione dovrebbero concentrarsi sulla promozione di comportamenti protettivi e sullo sviluppo di capacità di autocontrollo fin dalla prima infanzia.

Prevenzione e diagnosi: la via da seguire nella lotta alle sostanze stupefacenti

Identificare bambini con caratteristiche neuroanatomiche associate a un rischio maggiore potrebbe consentire interventi mirati. Programmi educativi e supporto psicologico possono ridurre il rischio di abuso. Attività che migliorano pianificazione e controllo degli impulsi sono fondamentali.

Inoltre, studi futuri potrebbero indagare l’influenza dei fattori ambientali – come la qualità delle relazioni familiari, lo stress e il contesto socioeconomico – per comprendere meglio come interagiscono con le predisposizioni biologiche.