Quante volte, nell’emergenza Covid, ci è stato ripetuto di mantenere l’igiene delle mani, lavandole spesso e in un certo modo? Innumerevoli. Questo perché le mani sono il principale veicolo di trasmissione di batteri e di altri potenziali patogeni come i virus.
A questa pratica, che può sembrare banale ma non lo è, l’OMS ha dedicato una ricorrenza mondiale: il 5 maggio è il World Hand Hygiene Day. Lo slogan di quest’anno è “Unite for safety: clean your hands“, che tradotto significa “Unisciti per la sicurezza: lavati le mani”.
“Quando una struttura sanitaria dà valore all’igiene delle mani e alla prevenzione e al controllo delle infezioni (IPC), ciò fa sì che sia i pazienti che gli operatori sanitari si sentano protetti e assistiti. Per dare la priorità alle mani pulite nelle strutture sanitarie, le persone a tutti i livelli devono credere nell’importanza dell’igiene delle mani e dell’IPC per salvare vite umane” – spiega l’Organizzazione mondiale della Sanità.
“Il tema di quest’anno è incentrato sul riconoscimento che possiamo migliorare il clima o la cultura della sicurezza e della qualità di una struttura attraverso la pulizia delle mani, ma anche che una forte cultura della qualità e della sicurezza incoraggerà le persone a lavarsi le mani al momento giusto e con i prodotti giusti“.
Igiene delle mani, l’intuizione del dottor Semmelweis
La prima intuizione sull’importanza dell’igiene delle mani si deve al medico ungherese Ignác Fülöp Semmelweis. Era il 1846 e lavorava nel reparto di ostetricia a Vienna. Notò che nella zona seguita dai medici molte donne morivano, dopo il parto, a seguito di infezioni o febbre puerperale (11% circa); mentre nell’ala seguita dalle sole ostetriche i decessi erano solo all’1%. Quale era l’origine di questi dati?
Il dottor Semmelweis ebbe risposta dall’autopsia di un suo caro amico e collega, morto pochi giorni dopo essersi ferito durante un’autopsia su una delle puerpere decedute. Semmelweis trovò nel suo corpo le stesse lesioni delle morte. Comprese così che le infezioni avvenivano per contatto. Molti medici e studenti infatti passavano direttamente dalla sala settoria alle sale parto senza lavarsi le mani, mentre le ostetriche restavano fisse in reparto: ecco perché c’erano meno contagi e anche meno morti.
A quel punto Semmelweis impose la disinfezione delle mani a colleghi e studenti con cloruro di calcio prima di entrare in sala parto. Ci fu un vero e proprio crollo dei decessi. Tuttavia l’evidenza non bastò a far accettare la nuova prassi ai colleghi, che lo fecero cacciare dall’ospedale. Tornando alle vecchie abitudini, i decessi tornarono a salire. Servirono 40 anni e le nuove scoperte di Pasteur perché l’intuizione di Semmelweis venisse finalmente riconosciuta come corretta. Oggi a Budapest c’è un monumento in suo onore.