In molte parti del mondo, le persone della comunità LGBTQIA+ si trovano ancora oggi a dover affrontare leggi punitive che ostacolano il loro diritto alla salute. Queste normative aggravano lo stigma sociale già diffuso e molte persone per paura di ripercussioni, non si sottopongono al test HIV. Inoltre rappresentano un vero e proprio impedimento all’accesso ai servizi sanitari essenziali. Ciò determina l’aumentare così della diffusione del virus e la mortalità correlata.

Un recente reportage pubblicato da The Guardian ha portato nuovamente alla luce la pericolosità di queste leggi

Secondo UNAids, segnalato da The Guardian, le restrizioni ai diritti LGBTQ+ e il blocco dei finanziamenti statunitensi potrebbero vanificare decenni di progressi nella lotta per porre fine all’epidemia di AIDS, avverte UNAids.

I pregiudizi sono spesso radicati in contesti culturali conservatori e in sistemi giuridici non aggiornati alle evidenze scientifiche. Questi minano la dignità delle persone coinvolte e creano barriere che ostacolano la prevenzione, il trattamento e i supporti psicologici necessari.

Ovviamente l’HIV non è legato a un orientamento sessuale specifico, ma a comportamenti a rischio

La prevenzione e la diagnosi precoce sono fondamentali per contenere la diffusione del virus e garantire una migliore qualità della vita alle persone che vivono con l’HIV.

Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità, oltre 38 milioni di persone nel mondo convivono con l’HIV. Molte di loro non hanno accesso a terapie salvavita, in larga parte a causa di discriminazioni e normative restrittive che impediscono loro di cercare aiuto senza il timore di ripercussioni legali o sociali. Questa realtà è particolarmente grave nei paesi in cui la trasmissione dell’HIV è ancora fortemente stigmatizzata, o dove l’omosessualità e altre identità sessuali sono ancora punite dalla legge.

E quando le leggi criminalizzano determinati comportamenti o identità, si crea una situazione paradossale: chi più ha bisogno di cure viene escluso dal sistema sanitario.

La paura di essere scoperti

Le leggi punitive alimentano un clima di paura e silenzio. Le persone evitano di sottoporsi a test e di accedere alle terapie, non perché non vogliano curarsi, ma perché temono conseguenze legali o sociali. Questo non solo mette a rischio la loro vita, ma rappresenta un grave danno per la salute pubblica in generale.

Alcuni Paesi stanno iniziando a invertire questa tendenza. In Sudafrica, ad esempio, l’abolizione delle leggi che criminalizzano l’omosessualità e una maggiore attenzione ai diritti umani hanno permesso di migliorare l’accesso alle cure e di ridurre la diffusione dell’HIV in alcune comunità. Tuttavia, molti altri Stati mantengono ancora norme punitive che colpiscono direttamente le persone più vulnerabili.

Dove è ancora illegale l’omosessualità nel mondo

L’omosessualità è ancora illegale in diversi Paesi del mondo, soprattutto in alcune nazioni del Medio Oriente, dell’Africa e dell’Asia. In alcuni, l’omosessualità è anche punibile con la morte o con pene detentive.
Medio Oriente: Arabia Saudita, Iran, Emirati Arabi Uniti, Yemen, Afghanistan.
Africa: Gambia, Sierra Leone, Uganda, Kenya, Tanzania, Zambia, Eritrea, Sudan, Sudan del Sud.
Asia: Brunei, Qatar, Mauritania.
Ovviamente la situazione giuridica e sociale per le persone LGBTQ+ cambia considerevolmente da Paese a Paese.

La relazione tra diritto alla salute e tutela dei diritti umani è quindi imprescindibile

La prevenzione efficace dell’HIV è direttamente collegata alla garanzia di un ambiente legale e sociale inclusivo, che riconosca e protegga la dignità delle persone coinvolte.

L’inchiesta del The Guardian sottolinea che, senza un cambiamento legislativo profondo, gli sforzi per contenere l’epidemia rischiano di essere vanificati. È urgente, infatti, che i governi rimuovano le leggi discriminatorie, promuovano campagne di educazione pubblica e garantiscano programmi di prevenzione accessibili e senza barriere.

Solo attraverso un approccio integrato, che unisca tutela dei diritti e interventi sanitari, sarà possibile spezzare il circolo vizioso dello stigma e dell’esclusione, assicurando così il pieno rispetto del diritto alla salute per tutti.