Uno studio condotto dall’Istituto Zooprofilattico Sperimentale delle Venezie ha rilevato la presenza del parassita Hematodinium sp. nel granchio blu Atlantico, una specie aliena che sta già devastando le lagune italiane. La scoperta solleva preoccupazioni per l’ecosistema, l’economia della pesca e la salute
Un parassita che minaccia il granchio blu
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Il granchio blu Atlantico (Callinectes sapidus), una specie invasiva che negli ultimi anni ha proliferato nelle lagune costiere del Nord Adriatico, è ora al centro di un nuovo allarme. Gli esperti del Centro specialistico ittico (CSI) dell’Istituto Zooprofilattico Sperimentale delle Venezie (IZSVe) hanno individuato il parassita Hematodinium sp., responsabile della “malattia del granchio amaro” (Bitter Crab Disease), in una significativa percentuale di esemplari analizzati.
Secondo i ricercatori, questa patologia influisce pesantemente sulla salute dei granchi, riducendone la vitalità e compromettendo la qualità della carne.
«La carne di granchi gravemente parassitati può assumere un retrogusto amaro una volta cotta, rendendola poco appetibile per i consumatori». Questo il commento dei ricercatori.
Il progetto di ricerca
La scoperta è avvenuta nell’ambito di un progetto finanziato dal ministero dell’Agricoltura, della Sovranità Alimentare e delle Foreste (MASAF), finalizzato a monitorare lo stato di salute del granchio blu nelle lagune costiere italiane. L’obiettivo principale è stato valutare la presenza di patogeni, come Hematodinium sp., che potrebbero influenzare la dinamica delle popolazioni di questa specie aliena.
Durante il progetto, tra aprile e maggio 2024, sono stati analizzati 225 esemplari di granchio blu provenienti da sette siti lagunari: Grado, Marano Lagunare, Caorle, Chioggia, Sacca di Scardovari, Goro e Marina di Ravenna. I campionamenti sono stati effettuati in collaborazione con mercati ittici e cooperative locali, utilizzando nasse e reti da posta per raccogliere esemplari di taglia commerciale.
Diagnosi e risultati
Per identificare il parassita responsabile, il gruppo di ricerca ha utilizzato un approccio integrato. Si è avvalso infatti di metodologie diagnostiche avanzate per ottenere una visione dettagliata della sua presenza nei crostacei analizzati.
Le analisi molecolari, condotte attraverso real-time PCR su campioni di emolinfa, hanno consentito di individuare con precisione il DNA del parassita. Cosa che ha garantito un’elevata sensibilità nella rilevazione.
Contestualmente, l’impiego di tecniche istologiche e citologiche ha permesso di osservare direttamente il parassita all’interno dei tessuti, offrendo preziose informazioni sulla sua localizzazione e sul suo impatto a livello cellulare.
I dati raccolti hanno rivelato una notevole variabilità nella diffusione del parassita nelle diverse regioni esaminate. Nel Veneto, il 33% dei granchi testati risultava infetto, suggerendo una diffusione moderata nella popolazione locale. In Emilia Romagna, invece, il tasso di infezione si attestava a un preoccupante 97%, evidenziando una situazione critica per la salute dei crostacei in quell’area. Al contrario, in Friuli Venezia Giulia non è stato rilevato alcun caso di infezione.
Il che, indica una possibile assenza del parassita o una sua diffusione estremamente limitata in questa regione.
Gli esemplari prelevati in Emilia Romagna presentavano evidenti segni di debilitazione. Tra i sintomi più comuni si riscontravano una marcata letargia e una ridotta capacità di resistere durante il trasporto, chiari indicatori di un organismo indebolito dall’infezione. Questi risultati mettono in luce non solo il danno diretto inflitto dal parassita alla salute degli animali, ma anche le ripercussioni economiche e operative per il settore della pesca e dell’acquacoltura.
Impatto ecologico ed economico
Hematodinium sp. è un parassita noto per la sua capacità di infettare diverse specie di crostacei marini, causando epizoozie che possono avere un impatto devastante sulle popolazioni autoctone. Nel caso specifico del granchio blu, l’infezione da parte di questo microorganismo genera effetti significativi sia sulla salute degli esemplari sia sulla loro qualità commerciale.
Il parassita riduce drasticamente la vitalità dei granchi infetti, compromettendone la sopravvivenza e rendendoli meno resistenti a fattori ambientali e allo stress del trasporto. Inoltre, l’infezione altera profondamente le riserve energetiche del crostaceo, abbassando i livelli di glucosio nell’emolinfa e di glicogeno nell’epatopancreas.
Questi cambiamenti non solo influiscono sul metabolismo dell’animale, ma compromettono anche le caratteristiche organolettiche della carne, rendendola meno appetibile per i consumatori e riducendone il valore commerciale.
Le conseguenze economiche sono già evidenti, con gli operatori del settore che hanno segnalato un sensibile calo del valore di mercato dei granchi infetti.
Durante la tarda primavera del 2024, si è registrata una notevole diffusione del parassita, con numerosi esemplari osservati in condizioni moribonde o caratterizzati da un comportamento apatico.
Questa situazione ha messo in difficoltà non solo i pescatori, ma anche l’intera filiera commerciale legata al granchio blu. Di conseguenza, si evidenzia l’urgenza di misure efficaci per contrastare la diffusione del parassita e mitigarne gli effetti sulle economie locali e sull’ambiente marino.
Rischi per la salute umana
Sebbene il parassita Hematodinium sp. non rappresenti un pericolo diretto per la salute umana, il consumo di granchio blu crudo o poco cotto può comportare altri rischi sanitari, principalmente legati alla possibile contaminazione da vibrioni presenti sull’esoscheletro o nella carne. Questi batteri, comuni negli ambienti marini, possono provocare infezioni gastrointestinali o, in casi più gravi, complicazioni sistemiche. Per questa ragione, gli esperti raccomandano una cottura adeguata del prodotto, che rappresenta un metodo sicuro ed efficace per eliminare eventuali agenti patogeni e garantire la sicurezza alimentare.
Impatto sulle popolazioni di granchio blu e prospettive future
Non ci sono ancora dati definitivi sugli effetti a lungo termine di Hematodinium sp. sulle popolazioni di granchio blu nel Nord Adriatico. Tuttavia, le prime osservazioni indicano che il parassita potrebbe avere un impatto rilevante. Le epizoozie causate da questo microorganismo potrebbero ridurre la resilienza delle popolazioni locali, compromettendo la loro capacità di riprodursi e sopravvivere in condizioni ambientali sfavorevoli. Questo, a sua volta, potrebbe influenzare negativamente l’intero ecosistema marino, dato il ruolo ecologico del granchio blu come predatore e preda in molte catene alimentari.
La comunità scientifica sottolinea l’urgenza di approfondire lo studio di Hematodinium sp. per comprendere meglio i meccanismi di trasmissione e replicazione del parassita, nonché i fattori ambientali che favoriscono la sua diffusione.
La ricerca dovrebbe anche concentrarsi sullo sviluppo di strategie di contenimento. Ad esempio, si potrebbe introdurre un monitoraggio regolare delle popolazioni di granchi. Sarebbe utile promuovere una gestione sostenibile delle attività di pesca. Un’altra possibilità è identificare trattamenti per ridurre l’incidenza del parassita.
Secondo gli esperti, la presenza di Hematodinium sp. rappresenta una priorità non solo per la protezione delle popolazioni di granchio blu, ma anche per altri crostacei di rilevanza commerciale, che potrebbero essere ugualmente vulnerabili a questo parassita. In questo contesto, la cooperazione tra ricercatori, pescatori e autorità sanitarie diventa cruciale per salvaguardare la biodiversità marina e garantire la sostenibilità delle risorse ittiche.