Il glifosato, un erbicida ampiamente utilizzato e al centro di numerose controversie, è noto per i suoi potenziali pericoli per la salute umana. Un recente studio dell’Università di Tübingen, in Germania, ha rivelato un’inattesa fonte di contaminazione: i detersivi domestici. Questa scoperta potrebbe spiegare perché i livelli di glifosato nelle acque europee rimangono elevati, nonostante la riduzione del suo utilizzo in agricoltura. La presenza di questa sostanza nell’acqua rappresenta una minaccia significativa per la salute pubblica, con potenziali rischi per lo sviluppo di gravi malattie
I pericoli per la salute legati al glifosato
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Il glifosato è stato classificato dall’Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro (IARC) come “probabilmente cancerogeno per gli esseri umani”. Numerosi studi hanno suggerito una correlazione tra l’esposizione all’erbicida e l’insorgenza di diverse patologie, tra cui il linfoma non-Hodgkin, un tipo di cancro che colpisce il sistema linfatico. Oltre al rischio cancerogeno, può rappresentare un pericolo per la salute umana agendo come interferente endocrino, capace di alterare il normale equilibrio degli ormoni nel corpo. Questa alterazione ormonale può provocare diversi disturbi, tra cui problemi di fertilità, malformazioni congenite e disfunzioni della tiroide. Inoltre, l’esposizione prolungata è stata associata a un aumento del rischio di sviluppare patologie renali, soprattutto se combinata con altri fattori di rischio come la disidratazione e il consumo di acqua contaminata.
Un numero crescente di studi scientifici associa questa sostanza all’insorgenza di disturbi neurologici. Questi possono includere problemi cognitivi e malattie neurodegenerative, come il morbo di Parkinson. Ulteriori ricerche indicano che il glifosato potrebbe agire come un antibiotico, eliminando i batteri benefici presenti nel microbioma intestinale umano. Questo effetto può compromettere la salute intestinale, influenzando negativamente la digestione, l’assorbimento dei nutrienti e il funzionamento del sistema immunitario. Ma passiamo al suo impatto ambientale.
L’inquinamento da glifosato: un problema diffuso
Il glifosato contamina almeno il 75% delle acque dolci in Europa. Un’analisi del 2022 condotta dal Pesticide Action Network (PAN) ha evidenziato che esso è presente in quasi tre quarti dei campioni d’acqua prelevati in undici Paesi europei su dodici, con alcune concentrazioni che superano di trenta volte i limiti di sicurezza per la salute umana. Tradizionalmente, il settore agricolo è stato considerato il principale responsabile di questa contaminazione. Tuttavia, lo studio dell’Università di Tübingen suggerisce che l’agricoltura potrebbe non essere l’unica fonte di questo inquinante.
Il ruolo dei detergenti
L’elemento chiave della ricerca è l’osservazione che i livelli di glifosato nelle acque europee non diminuiscono, nonostante il calo del suo utilizzo in agricoltura. I ricercatori di Tübingen hanno ipotizzato che una fonte alternativa e meno evidente di questo erbicida potrebbe derivare dagli additivi utilizzati nei detergenti domestici. In particolare, alcuni composti chimici chiamati amino-polifosfonati, comunemente presenti nei detersivi per il bucato, potrebbero trasformarsi in glifosato durante il processo di trattamento delle acque reflue. Una volta che questi composti raggiungono i fanghi di depurazione, subiscono reazioni chimiche che li convertono in glifosato, contribuendo così alla contaminazione delle acque.
Necessità di una revisione delle politiche ambientali
Questa scoperta apre nuove prospettive nella lotta contro l’inquinamento da glifosato. Fino ad oggi, le misure di controllo si sono concentrate principalmente sull’uso agricolo dei pesticidi, trascurando potenziali fonti domestiche. Il fatto che i detergenti possano essere un’importante fonte di contaminazione impone una revisione delle politiche ambientali e una maggiore attenzione alla composizione chimica dei prodotti di uso quotidiano.
In Europa, il glifosato rimane legale, nonostante la sua classificazione come potenzialmente cancerogeno da parte di alcune agenzie internazionali. Nel 2023, l’Unione Europea ha rinnovato l’autorizzazione per il suo utilizzo per altri dieci anni, lasciando però ai singoli Stati membri la possibilità di imporre restrizioni o divieti. Tuttavia, le normative esistenti si sono concentrate esclusivamente sui pesticidi, ignorando altre fonti potenziali come i detergenti.
In definitiva, per proteggere la qualità delle acque europee, sarà fondamentale ampliare il raggio d’azione delle normative e promuovere l’uso di additivi meno dannosi nei detergenti. Questo potrebbe rappresentare un passo avanti nella riduzione dell’impatto ambientale della pericolosa sostanza e nella salvaguardia della salute pubblica.