Il 23 dicembre di 45 anni fa, il Parlamento approvò la legge 833, istitutrice del Sistema Sanitario Nazionale (SSN), in attuazione dell’art. 32 della Costituzione. Costituì «un radicale cambio di rotta nella tutela della salute delle persone, un modello di sanità pubblica ispirato da princìpi di equità e universalismo. Finanziato dalla fiscalità generale, ha permesso di ottenere eccellenti risultati di salute e che tutto il mondo continua ad invidiarci». È quanto dichiara Nino Cartabellotta, presidente della Fondazione GIMBE.
«Purtroppo, il prossimo 23 dicembre il SSN non spegnerà 45 candeline in un clima festoso, sotto il segno dell’universalità, dell’uguaglianza, dell’equità», continua Cartabellotta. Infatti, «i suoi princìpi fondanti ormai sono ampiamente traditi. La vita quotidiana delle persone, in particolare quelle meno abbienti, è condizionata dalla mancata esigibilità di un diritto fondamentale, quello alla tutela della salute».
La rete civica nazionale con sezioni regionali#SalviamoSSN
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Oggi la sanità pubblica è allo sfascio: secondo GIMBE, interminabili sono i tempi di attesa per una prestazione sanitaria o una visita specialistica. È sempre più una necessità ricorrere alla sanità privata sino all’impoverimento delle famiglie e alla rinuncia alle cure. I pronto soccorso sono affollatissimi, c’è l’impossibilità di trovare un medico o un pediatra di famiglia vicino casa. Inoltre, sono enormi le diseguaglianze regionali e locali, alla base della migrazione sanitaria.
«In occasione del 45° compleanno del SSN, la Fondazione GIMBE si impegna in due iniziative concrete. L’obiettivo è trasformare questa ricorrenza da semplice occasione celebrativa a un momento di svolta in cui ripartire per rilanciare il SSN a tutti i livelli. A dieci anni dall’avvio della campagna #SalviamoSSN – afferma il presidente – la Fondazione GIMBE ha lanciato una rete civica nazionale con sezioni regionali».
Sistema Sanitario Nazionale, via libera a sistemi regionali
Si rivela, dunque, sempre più indispensabile«diffondere a tutti i livelli il valore del SSN, come pilastro della nostra democrazia», asserisce Cartabellotta. «È anche strumento di equità e giustizia sociale, oltre che leva di sviluppo economico. L’obiettivo è coinvolgere sempre più persone nella tutela e nel rilancio del SSN, nonché promuovere un utilizzo informato di servizi e prestazioni sanitarie.
Ciò al fine di arginare fenomeni consumistici. Perché, al di là delle difficoltà di accesso ai servizi, la maggior parte delle persone non ha ancora contezza del rischio imminente. Quello di scivolare, in assenza di una inversione di rotta, da un SSN fondato su princìpi di universalità, uguaglianza, a 21 sistemi sanitari regionali. Questi sono basati sulle regole del libero mercato».
Sottrazione di risorse, l’Italia perde posizioni
La progressiva sottrazione di risorse ha portato all’inesorabile indebolimento del SSN nelle sue componenti strutturale, tecnologica, organizzativa e, soprattutto, professionale. E nel 2022, l’Italia era davanti solo ai paesi dell’Europa meridionale (Spagna, Portogallo, Grecia) e quelli dell’Europa dell’Est, eccetto la Repubblica Ceca.
«È bene ribadire – conclude Cartabellotta – che negli ultimi 15 anni tutti i Governi, di ogni colore, hanno tagliato risorse o non finanziato adeguatamente il SSN. Ciò fino a portare il nostro Paese ad essere in Europa “primo tra i paesi poveri” in termini di spesa sanitaria pubblica pro-capite. A pagare le spese del progressivo definanziamento è stato il personale sanitario. La persistenza del tetto di spesa riferito al lontano 2004 ha prima ridotto la quantità di medici e soprattutto di infermieri, poi li ha demotivati. Tanto che oggi si moltiplicano pensionamenti anticipati, licenziamenti volontari, fughe verso il privato o all’estero».