La fibrillazione atriale (spesso abbreviata come FA o A-Fib) è una condizione cardiaca caratterizzata da un battito irregolare e spesso rapido, che può portare a complicanze gravi come ictus, insufficienza cardiaca e morte improvvisa. Un nuovo studio della UC San Francisco ha rivelato che colpisce circa il 5% della popolazione adulta negli Stati Uniti, un numero tre volte maggiore rispetto alle stime precedenti. Questo significa che ben 10,5 milioni di adulti statunitensi convivono con questa patologia, molti senza saperlo

Cos’è la fibrillazione atriale?

Un nuovo studio della UC San Francisco ha rivelato che la fibrillazione atriale colpisce circa il 5% della popolazione adulta negli Stati Uniti

La fibrillazione atriale è un’alterazione del ritmo cardiaco che coinvolge gli atri, le due camere superiori del cuore. Normalmente, quest’organo batte in modo regolare grazie a segnali elettrici che sincronizzano le contrazioni degli atri e dei ventricoli. Tuttavia, in presenza di questa condizione, i segnali diventano disorganizzati e caotici. Di conseguenza, i battiti risultano irregolari e spesso troppo rapidi.

Questo caos nel ritmo innesca un effetto domino: il cuore, battendo in modo disordinato, non riesce a pompare il sangue in modo efficace. Il flusso ematico tende a ristagnare all’interno degli atri, formando dei coaguli. In questo caso, il rischio di ictus è particolarmente elevato, poiché la formazione di grumi può portare a un’embolia cerebrale. Infatti, si stima che il rischio di ictus aumenti di cinque volte nei pazienti con fibrillazione atriale rispetto a quelli senza questo disturbo. Inoltre, raddoppia il rischio di mortalità, poiché può causare insufficienza cardiaca e altre complicazioni cardiovascolari se non gestita correttamente. Infine, recenti studi hanno evidenziato un legame tra questa patologia e un rischio aumentato di demenza o altre malattie neurodegenerative nel lungo termine.

Sintomi 

In alcuni casi, i pazienti non presentano alcun sintomo evidente di fibrillazione atriale e la condizione viene scoperta solo attraverso esami medici di routine. Questo rende la diagnosi particolarmente complessa, poiché l’assenza di segnali evidenti può ritardare l’individuazione del disturbo.

Quando i sintomi si manifestano, il più comune è la percezione di palpitazioni, ovvero la sensazione che il cuore batta in modo accelerato, irregolare o “scomposto“.

Alcuni pazienti descrivono questa sensazione come “battiti persi” o “tuffi al cuore“, che possono causare ansia o disagio.

Un altro sintomo frequente è una stanchezza inspiegabile o un senso di affaticamento persistente, che può rendere difficile svolgere le normali attività quotidiane.

Questa mancanza di energia è dovuta all’incapacità del cuore di pompare il sangue in modo efficiente, riducendo così l’apporto di ossigeno e nutrienti ai muscoli e agli organi.

Altri pazienti possono sperimentare vertigini o una sensazione di stordimento, che in alcuni casi può portare a episodi di svenimento. Questo si verifica quando il cuore non è in grado di mantenere un flusso sanguigno stabile al cervello, provocando una temporanea riduzione dell’afflusso di sangue.

La difficoltà respiratoria o il respiro corto è un altro segnale comune, poiché il cuore affaticato non riesce a pompare abbastanza sangue ai polmoni, riducendo l’efficienza dello scambio di ossigeno.

Alcuni pazienti possono anche avvertire un dolore al petto o una sensazione di oppressione toracica, simile a quella sperimentata durante un infarto.

Tuttavia, il dolore non è sempre così intenso. Ma passiamo alle scoperte più recenti su questa patologia.

Epidemiologia e diffusione globale

Il nuovo studio condotto dall’UC San Francisco ha esaminato i dati di quasi trenta milioni di pazienti adulti che hanno ricevuto cure in California tra il 2005 e il 2019. Di questi, circa 2 milioni avevano ricevuto una diagnosi di fibrillazione atriale. I ricercatori hanno osservato un aumento significativo dei casi nel corso del tempo.

Nello specifico, la prevalenza della FA è cresciuta dal 4,49% tra il 2005 e il 2009 al 6,82% tra il 2015 e il 2019. Sulla base di questi dati, gli scienziati stimano che il numero attuale di persone con fibrillazione atriale negli Stati Uniti sia di almeno 10,55 milioni.

L’aumento dei casi è legato a diversi fattori interconnessi. Uno dei principali è l’invecchiamento della popolazione. La condizione è molto più frequente tra gli anziani e, con l’aumento dell’aspettativa di vita e l’invecchiamento generale della popolazione mondiale, il numero di persone a rischio di svilupparla è in crescita.

Un altro fattore importante è la diffusione sempre maggiore di patologie croniche che aumentano il rischio di fibrillazione atriale, come l’ipertensione, il diabete, l’obesità o altre malattie cardiache pregresse. Anche il fumo e l’abuso di alcol possono contribuire alla sua insorgenza. 

Infine, l’introduzione di tecnologie avanzate, come dispositivi indossabili e monitor cardiaci, ha reso possibile individuare più facilmente gli episodi di fibrillazione, anche nei pazienti asintomatici. Pertanto è aumentato il numero di casi identificati rispetto al passato, quando la diagnosi si basava principalmente sui sintomi manifestati dal paziente o su esami di routine meno sofisticati.

Diagnosi e monitoraggio

La diagnosi della fibrillazione atriale avviene generalmente attraverso elettrocardiogramma (ECG), un esame che registra l’attività elettrica del cuore. Nei casi in cui i sintomi siano intermittenti o non chiaramente associabili alla condizione, il paziente potrebbe indossare un monitor Holter, un dispositivo portatile che registra continuamente l’attività del cuore per 24-48 ore.

Con l’avvento di dispositivi indossabili come smartwatch e braccialetti fitness, sempre più persone riescono a monitorare il loro ritmo cardiaco in tempo reale, portando a una maggiore consapevolezza della fibrillazione atriale.

Trattamenti della fibrillazione atriale

Il trattamento dipende dalla gravità dei sintomi, dall’età del paziente e dalla presenza di altre patologie preesistenti. In genere, l’obiettivo è quello di controllare il ritmo cardiaco, prevenire la formazione di coaguli e ridurre i rischi di complicanze come l’ictus.

Un’opzione terapeutica comune è l’uso di farmaci antiaritmici, che aiutano a ristabilire e mantenere un ritmo cardiaco regolare. Insieme a questi, vengono spesso prescritti farmaci anticoagulanti, fondamentali per prevenire la formazione di coaguli di sangue, soprattutto nei pazienti con un elevato rischio di ictus.

Nei casi in cui i farmaci non siano sufficienti, si può ricorrere alla cardioversione, una procedura in cui si utilizzano impulsi elettrici per far tornare il cuore a un ritmo normale. Un altro intervento più invasivo è l’ablazione, che prevede la distruzione di piccole aree del tessuto cardiaco responsabili degli impulsi elettrici irregolari, contribuendo a ristabilire un ritmo regolare.

In alcune circostanze, può essere necessario impiantare dispositivi cardiaci come i pacemaker. Questi dispositivi sono utili per monitorare e regolare costantemente il battito cardiaco, garantendo che il cuore mantenga un ritmo adeguato.

L’importanza della prevenzione

La fibrillazione atriale può essere prevenuta in molti casi con semplici modifiche allo stile di vita. Un aspetto fondamentale è il controllo della pressione arteriosa, poiché l’ipertensione è uno dei fattori di rischio principali. In questo caso la dieta, l’esercizio fisico e, se necessario, i farmaci, possono ridurre significativamente le probabilità di sviluppare la condizione.

Fonti

UC San Francisco, Fibrillazione Atriale Studio, JACC